mercoledì,Novembre 27 2024

Operazione “Via col Vento”: nuova ordinanza per i boss Mancuso e Anello

Il gip distrettuale di Catanzaro accoglie la richiesta della Dda nell’inchiesta sugli affari dell’eolico. In carcere pure un imprenditore di Filadelfia. Per due vibonesi resta competente Reggio Calabria

Operazione “Via col Vento”: nuova ordinanza per i boss Mancuso e Anello

Nuova ordinanza di custodia cautelare per 9 indagati dell’operazione “Via col vento” che mira a far luce sugli affari dell’eolico. E’ il gip distrettuale Barbara Saccà ad accogliere la richiesta della Dda di Catanzaro (pm Nicola Gratteri e Antonio De Bernardo) dopo la trasmissione degli atti dal gip di Reggio Calabria che nei giorni scorsi si era spogliato per competenza territoriale di parte dell’inchiesta degli inquirenti reggini trasmettendola a Catanzaro. Ordinanza di custodia cautelare quindi per: Pantaleone Mancuso, 57 anni, alias “Scarpuni”, di Limbadi, residente a Nicotera Marina, attualmente detenuto anche per altro (difeso dall’avvocato Francesco Calabrese); Rocco Anello, 57 anni, di Filadelfia, a capo dell’omonimo clan (carcere, difeso dall’avvocato Sergio Rotundo); Romeo Ielapi, 46 anni, di Filadelfia (carcere, difeso dall’avvocato Sergio Rotundo); Giuseppe Errico, 64 anni, di Cutro (carcere); Riccardo Di Palma, 46 anni, di San Lupo (domiciliari, difeso dall’avvocato Giovanni Spina); Mario Fuoco, 67 anni, di Crotone (domiciliari); Giovanni Giardino, 46 anni, di Maida (domiciliari); Giovanni Trapasso, 70 anni, di Cutro (carcere); Mario Scognamiglio, 41 anni, di Napoli (domiciliari).                            L’inchiesta accende i riflettori sul business dell’eolico nei parchi eolici di Amaroni, Cutro e San Biagio con l’ingerenza dei clan Mancuso, Anello e Trapasso nei milionari lavori degli impianti e nella guardiania delle zone. Gli imprenditori sarebbero stati costretti a subappaltare i lavori inerenti la realizzazione dei parchi ad imprese controllate dalle cosche stesse, anche aggirando il regolamento contrattuale sottoscritto dalle imprese aggiudicatarie. Fondamentali nell’attività di indagine le intercettazioni telefoniche ed ambientali. Rimane invece di competenza dell’autorità giudiziaria di Reggio Calabria la posizione di Giuseppe Evalto, 55 anni, nativo di Spilinga ma residente a Pizzo (difeso dall’avvocato Sergio Rotundo). Sarebbe stato lui, secondo l’accusa, l’imprenditore di riferimento del clan Mancuso al fine di rapportarsi con le grandi imprese che avevano ottenuto l’appalto per la costruzione dei parchi eolici. Evalto sarebbe stato contemporaneamente imprenditore e collettore degli interessi delle consorterie, rappresentando per l’accusa una figura “cerniera” in grado di relazionarsi con le due realtà – quella criminale e quella imprenditoriale – riuscendo ad imporre alle società impegnate nella realizzazione dei parchi eolici l’affidamento, a favore di ditte colluse o compiacenti, dei lavori  collegati alla realizzazione delle opere. Le indagini hanno fatto luce su numerosi episodi estorsivi, sia in danno delle società multinazionali impegnate nella realizzazione dei parchi (Gamesa, Vestas, Nordex), che sottostavano all’imposizione del pagamento del “pizzo” liquidando alle ditte segnalate da Giuseppe Evalto compensi per prestazioni sovrafatturate o mai eseguite, sia in danno delle imprese appaltatrici non colluse, costrette a corrispondere alle cosche una percentuale sull’importo delle opere da eseguire. Il site manager della Nordex Italia presso il parco di Amaroni e il project manager della stessa Nordex sarebbero quindi stati costretti ad escludere altre ditte e ad affidare alla ditta individuale Ielapi Romeo – di cui è intestatario Romeo Ielapi ma proprietario di fatto, secondo gli inquirenti, il boss Rocco Anello – i “lavori temporanei di allargamento dei tratti della strada provinciale numero 92 (cd. bypass di Cortale) minacciandoli altresì che, in caso contrario, l’iter burocratico avrebbe subito notevoli ritardi e che vi sarebbero stati problemi per la sicurezza del cantiere.                      Contestati pure i reati di estorsione e rapina aggravati dalle modalità mafiose in quanto avrebbero costretto i titolari delle imprese a corrispondere al boss Rocco Anello una somma di denaro, ottenuta attraverso – secondo l’accusa – la società di trasporti “La Molisana” di proprietà dei fratelli Di Palma ed in cui lavora Scognamiglio e la ditta di Romeo Ielapi. In particolare, sovrafatturando tramite la ditta Ielapi Romeo e la Molisana Trasporti le opere effettivamente eseguite per la realizzazione del bypass di Cortale, avrebbero costretto nel giugno del 2012 la ditta Nordex a corrispondere 200 mila euro (di cui 65 mila euro per lavori effettivamente eseguiti e 135mila euro a titolo di extracosti per la sicurezza del cantiere, la c.d. “tassa ambientale” ovvero una tangente).       Rimane di competenza di Reggio Calabria anche l’altro vibonese indagato: Domenico D’Agostino, 60 anni, nativo di Mileto, residente a Vibo Valentia e titolare dell’istituto di vigilanza “Hipponion Global Security Service”, finito agli arresti domiciliari. E’ accusato insieme ad Antonino Paviglianiti, ritenuto elemento dell’omonimo clan di San Lorenzo e Bagaladi, ed a Giuseppe Evalto, di concorso in estorsione, rapina e illecita concorrenza con violenza o minaccia. Reati aggravati dalle modalità mafiose.                   In particolare, Domenico D’Agostino sarebbe stato l’istigatore morale ed il beneficiario dell’affidamento della vigilanza armata nel Parco eolico di Piani di Lapa e Sant’Antonio “con orari e modalità non necessari”. Tale vigilanza sarebbe stata ottenuta – ad avviso della Dda di Reggio Calabria – dall’istituto di vigilanza “Hipponion Global Security Service” di D’Agostino Domenico, con sede a Vibo Valentia, attraverso atti di illecita concorrenza e con la minaccia implicita derivante dal carisma criminale di Paviglianiti ed Evalto, quest’ultimo ritenuto legato al clan Mancuso di Limbadi. Tale imposizione della vigilanza armata si sarebbe verificata nel maggio del 2012 fra Motta San Giovanni, Bagaladi e Montebello. Pantaleone Mancuso e Giuseppe Evalto, infine, avrebbero condizionato anche il mercato dell’eolico relativo alla costruzione del Parco eolico Vestas di Cutro in concorso con Giovanni Trapasso, ritenuto elemento di spicco dell’omonimo clan del Crotonese. In particolare il trasporto delle pale eoliche da Taranto a Cutro sarebbe stato affidato alla ditta di Evalto “utilizzando lo schermo giuridico del comodato gratuito al fine di aggirare i divieti contrattuali”.    In foto dall’alto in basso:  il pm Antonio De Bernardo e il procuratore Nicola Gratteri. I boss Rocco Anello e Pantaleone Mancuso, l’arrestato Romeo Ielapi

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