Tangenziale Est di Vibo, il danno milionario all’esame della Corte dei conti centrale
Fissato l’appello avverso la sentenza di primo grado della sezione regionale dei giudici contabili. Due i dipendenti della Provincia coinvolti
Approda dinanzi alla Corte dei Conti centrale con sede a Roma la vicenda della realizzazione della Tangenziale Est di Vibo Valentia. La seconda sezione d’appello della Corte dei conti ha infatti fissato il giudizio di secondo grado avverso la sentenza con la quale la sezione regionale della Calabria nel dicembre scorso ha condannato per danno erariale Francesco Giuseppe Teti – dipendente della Provincia di Vibo, tecnico incaricato della realizzazione dei progetti della Tangenziale e responsabile del procedimento – e Leoluca Greco, dipendente della Provincia ed assistente di cantiere, nonché direttore dei lavori per la messa in sicurezza della collina sovrastante la strada e soggetto che ha certificato l’ultimazione delle opere. In particolare la Corte dei conti calabrese ha condannato Giuseppe Francesco Teti al pagamento della somma di 2.820.575,60 euro, mentre Leoluca Greco è stato condannato al pagamento della somma di 315mila euro a titolo di risarcimento del danno nei confronti della Provincia di Vibo Valentia, oltre alla rivalutazione monetaria su base annua secondo gli indici Istat, dalla data dell’indebito esborso sino alla pubblicazione della sentenza. Da tale data sono dovuti gli interessi legali. A tale verdetto hanno proposto appello sia Giuseppe Francesco Teti con l’avvocato Giuseppe Di Renzo, sia Leoluca Greco attraverso l’avvocato Giovanni Lacaria. Il danno totale ipotizzato dalla Procura contabile calabrese ammontava a 7,5 milioni di euro. L’appello avverso il verdetto di primo grado è stato fissato dalla seconda sezione della Corte dei conti centrale, presieduta dal giudice luciano Calamaro, per l’udienza dell’11 luglio 2019. Secondo la Corte dei Conti calabrese sia “con riferimento al primo che al secondo appalto, un’incidenza causale di rilievo è imputabile all’ing. Rosario Ruffa di Sant’Onofrio, che però è deceduto”. Questi, infatti, oltre ad essere stato all’epoca dei fatti il responsabile dell’Ufficio viabilità ed il coordinatore progettista con riferimento al primo appalto della Tangenziale Est, “ha redatto la perizia di variante del 2002 ma ha anche svolto la carica di direttore dei lavori durante l’esecuzione degli stessi ed ha nominato la commissione di collaudo, predisponendo tutti i Sal e certificando l’ultimazione dei lavori”. La Corte dei Conti in primo grado non ha quindi ritenuto di poter attribuire alcuna responsabilità ai tecnici del progetto originario, poiché la variante intervenuta nel 2002 ha modificato in maniera irreversibile il tracciato stradale previsto inizialmente precludendo così al Collegio di valutare l’inidoneità ab origine di una progettazione che, di fatto, non è stata realizzata. La Tangenziale Est rappresenta ad oggi una delle opere pubbliche più costose in provincia di Vibo i cui lavori non sono mai stati portati a termine con enorme sperpero di denaro pubblico ed un danno ambientale di non poco conto visto che è stata “sventrata” un’intera collina sotto il castello di Vibo ed a ridosso dell’abitato di Stefanaconi. Nelle intenzioni, la Tangenziale est avrebbe dovuto collegare lo svincolo autostradale di Sant’Onofrio con la zona sud della città di Vibo bypassando il traffico del centro abitato. Un’arteria finita sotto sequestro ed al centro anche di un processo penale istruito dalla Procura di Vibo per le irregolarità nei lavori. Lavori che – stando ad altra inchiesta, questa volta della Dda di Catanzaro – avrebbero fatto “gola” anche al clan Mancuso ed in particolare al boss Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni”, che avrebbe cercato di drenare denaro pubblico mandando avanti Antonino Accorinti, presunto boss di Briatico.
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