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Comune di Ricadi e infiltrazioni mafiose: incandidabili Giuliano e Di Tocco

Respinta e bocciata la richiesta del Ministero dell’Interno per Franco Saragò che viene riconosciuto totalmente estraneo alla vicenda. Ex sindaco ed assessore responsabili dello scioglimento

Comune di Ricadi e infiltrazioni mafiose: incandidabili Giuliano e Di Tocco
Il Comune di Ricadi

Non regge nei confronti di Franco Saragò la richiesta di incandidabilità avanzata dal Ministero dell’Interno sulla scorta della legge antimafia. Nessuna responsabilità dell’allora consigliere comunale di minoranza del Comune di Ricadi nello scioglimento degli organi elettivi per infiltrazioni mafiose dell’ente deciso l’11 febbraio 2014. E’ quanto deciso dalla Corte d’Appello di Catanzaro (sezione civile) dopo un annullamento con rinvio operato dalla Cassazione che aveva invitato i giudici a valutare nel merito le contestazioni poiché la legge va interpretata nel senso che l’eventuale turno di incandidabilità va scontato non presentandosi alle elezioni amministrative che si tengono nel proprio Comune (oltre che alle elezioni provinciali e Regionali). Per Franco Saragò – assistito dall’avvocato Antonio Scuticchio – dopo quattro anni è la fine di un incubo: con lo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Consiglio comunale di Ricadi del 2014, la sua persona non ha nulla a che vedere. Non così, invece, per l’ex sindaco del Comune di Ricadi, Pino Giuliano, e l’ex assessore all’Urbanistica ed ai Lavori Pubblici, Giuseppe Di Tocco, i quali con le loro condotte sono stati ritenuti responsabili dello scioglimento per infiltrazioni mafiose degli organi elettivi dell’ente e per questo dovranno scontare un turno di incandidabilità non presentandosi alle prossime elezioni comunali di Ricadi. Secondo il decreto di scioglimento per mafia del Comune di Ricadi, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, la Prefettura di Vibo ed il Viminale contestavano all’ex sindaco, Pino Giuliano (in foto), fra le altre cose, di aver realizzato un proprio complesso turistico servendosi di una ditta vicina ad una cosca, assumendo poi in tale struttura il congiunto di un capoclan ed un killer del clan La Rosa di Tropea passato in seguito fra i collaboratori di giustizia. Nel settore dei lavori pubblici, la manutenzione della rete idrica sarebbe invece finita ad una ditta in odore di mafia, mentre le abitazioni abusive di soggetti legati alla criminalità non sarebbero mai state demolite ed il demanio marittimo sarebbe stato occupato abusivamente da parenti degli amministratori. L’allora sindaco Giuliano e l’allora assessore Di Tocco avrebbero poi affidato il Piano spiagge a tecnici esterni “senza alcuna selezione”. 

Un anziano sacerdote, zio del consigliere Franco Saragò, sarebbe invece andato a Limbadi a casa del boss Pantaleone Mancuso (cl. ’47, deceduto nell’ottobre 2015) a chiedere voti per il nipote (all’insaputa dello stesso) candidato alle amministrative del Comune di Ricadi. Il sostegno elettorale in tale caso, stando alle risultanze dell’inchiesta “Black money”, avrebbe portato in favore del candidato Saragò solo un voto. Una vicenda per la quale è stata riconosciuta la totale estraneità di Franco Saragò (che è stato sempre consigliere di minoranza e di opposizione rispetto all’amministrazione Giuliano) e che, soprattutto, nulla ha a che vedere con le motivazioni che hanno portato allo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune di Ricadi e con gli atti amministrativi contestati alla maggioranza ed all’amministrazione guidata dall’allora sindaco Giuliano. Da ricordare, infine, che in sede amministrativa, invece, il Consiglio di Stato nel maggio del 2016 ha confermato lo scioglimento per infiltrazioni mafiose degli organi elettivi del Comune di Ricadi, già deciso dal Tar del Lazio. In tale caso i giudici hanno respinto il ricorso presentato dagli ex amministratori di Ricadi quali l’ex sindaco Pino Giuliano, Michele Mirabello (attuale consigliere regionale del Pd), Francesco Giuliano, Vera Carone, Francesco Pantano, Giuseppe De Carlo, Francesco Mazzitelli, Nicola Tripodi, Mercurio De Carlo. Ricorso finalizzato al ripristino della vecchia amministrazione sciolta per infiltrazioni mafiose dal Consiglio dei ministri su proposta del Ministero dell’Interno. 

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