Tessere di Libera strappate a Limbadi, don Stamile: «De Pace calpesta dignità delle vittime di mafia»
Il responsabile regionale dell’associazione antimafia commenta il plateale gesto dell’avvocato della famiglia di Matteo Vinci, vittima dell’autobomba esplosa il 9 aprile scorso
«La deontologia professionale impone ai professionisti il rispetto del cosiddetto “codice etico”, che ogni determinata professione custodisce come elemento essenziale e consegna a tutti coloro i quali si predispongono ad esercitarla. In special modo chi esercita l’antica e nobile professione dell’avvocatura, dovrebbe con ogni mezzo porsi al servizio della verità e della giustizia, non a caso gli avvocati vengo indicati anche come operatori del diritto. Nel plateale gesto posto in essere dall’avvocato della signora Rosaria Scarpulla, Giuseppe De Pace, quello cioè di strappare la tessera di Libera senza peraltro dire che era vecchia di almeno tre anni, si è letteralmente e strumentalmente calpestata la verità circa il presunto abbandono da parte della nostra associazione nei confronti della signora Scarpulla».
A dirlo è don Ennio Stamile, responsabile regionale dell’associazione Libera. Il referente dell’associazione antimafia, incalza così il legale della famiglia Vinci. «Intanto, ricordiamo all’avvocato che è la Prefettura a stabilire se una persona necessita o meno della scorta. Questa delicata decisione viene presa dal prefetto dopo aver ascoltato il comitato sicurezza ed ordine pubblico composto dai vertici delle forze dell’ordine di ogni Provincia. Non sono i singoli cittadini né le varie associazioni a doverne determinare e dettare le condizioni. In secondo luogo, vorremmo ricordare che siamo stati e continueremo a stare vicino alla signora ed alla sua famiglia, in diverse occasioni, durante la fiaccolata organizzata all’indomani dell’efferato omicidio, con note stampa ed articoli, con visite periodiche alla signora che a volte abbiamo accompagnato anche in campagna con la nostra macchina visto che ancora non si sente di guidare. Strappare platealmente una tessera di Libera – anche se datata – dinanzi alle telecamere, significa calpestare la dignità e l’impegno di tanti familiari delle vittime innocenti, associazioni, sindacati, scuole di ogni ordine e grado, testimoni di giustizia, imprenditori, giovani e meno giovani che si impegnano quotidianamente in Libera perché credono nei valori di cui essa è portatrice. Le vittime ed i loro familiari hanno bisogno di verità, di giustizia e di autentica solidarietà fatta di parole vere e di gesti concreti, non di strumentalizzazioni pubblicitarie o di altro vario genere».
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