mercoledì,Novembre 27 2024

Nuovo ospedale di Vibo e mezzi incendiati, se ne discuterà in Prefettura

Convocato il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica dopo la distruzione di un escavatore e due camion di un’impresa di Catanzaro impegnata nei lavori. Proseguono a ritmo serrato le indagini della polizia e della locale Procura

Nuovo ospedale di Vibo e mezzi incendiati, se ne discuterà in Prefettura

Vanno avanti a ritmo serrato le indagini della Squadra Mobile di Vibo Valentia finalizzate a far luce sull’incendio ai danni di tre mezzi della ditta “Costruzioni Procopio srl” di Catanzaro, impegnata nella realizzazione delle opere complementari del nuovo ospedale. Non si esclude al momento alcuna ipotesi e del caso se ne sta occupando – quanto ad autorità giudiziaria – la Procura di Vibo Valentia diretta da Camillo Falvo, pronta a far subentrare la Dda di Catanzaro qualora emergessero elementi per ricondurre con certezza gli incendi ad una matrice mafiosa. In queste ore gli investigatori della Squadra Mobile sono impegnati a mettere insieme i vari elementi  a loro disposizione che vedono da un lato alcune denunce presentate in passato dai titolari dell’impresa per una serie di “messaggi” recapitati sul cantiere, dall’altro l’incendio di un escavatore e di due camion andati in fumo nella notte fra martedì e mercoledì scorsi. Dell’allarmante situazione si parlerà mercoledì prossimo nel corso di una riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, convocato in Prefettura dal prefetto Roberta Lulli. Una riunione necessaria per fare il punto della situazione e approntare le contromisure necessarie a garantire ad imprese ed operai la sicurezza sui cantieri al fine di portare avanti quella che si presenta come l’opera pubblica più importante e costosa del Vibonese. Saranno quindi presenti in Prefettura – quali componenti del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica – i vertici provinciali delle forze dell’ordine, pronti a studiare interventi ed iniziative idonee a garantire il normale svolgimento dei lavori nel cantiere del nuovo ospedale di località Cocari. [Continua in basso]

La posa della prima pietra dell’ospedale di Vibo

Un po’ di storia…

La realizzazione del nuovo ospedale è attesa da quasi un ventennio. Risale infatti al 2004 la posa della prima ed unica pietra della costruzione del nuovo ospedale di Vibo Valentia. Un anno dopo, infatti, scattava l’operazione “Ricatto” della Procura di Vibo che, con l’allora pm Giuseppe Lombardo – oggi procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria – ed il luogotenente dell’Arma, Nazzareno Lopreiato, hanno scoperchiato un vasto giro di malaffare, corruzione e tangenti intorno alla costruzione della nuova opera pubblica. Il Consorzio pugliese che si era aggiudicato la gara d’appalto si è rivelato – come sancito anche da diverse sentenze dei giudici amministrativi – una “scatola vuota”, priva di uomini e mezzi per realizzare il nuovo nosocomio. Dalle ultime dichiarazioni rese in pubblica udienza nel maxiprocesso Rinascita Scott dal collaboratore di giustizia, Andrea Mantella, si scopre inoltre che i vertici dell’allora Consorzio Tie di Bitonto (aggiudicatari dell’appalto) si sarebbero seduti al tavolo di un ristorante di Vibo insieme ad esponenti di spicco del clan Lo Bianco per spartire i subappalti.

La Prefettura di Vibo

L’inchiesta Ricatto, finita anni dopo fra assoluzioni e prescrizioni, ha portato alla luce anche gli interessi politici illeciti intorno alla costruzione del nuovo ospedale, pensato su un sito non idoneo ed a rischio idrogeologico. Lo stesso sito rimasto immutato sino ad oggi, con conseguente previsione di nuovi cospicui fondi per portarlo in una situazione di normalità e sicurezza. Le opere sequestrate nel dicembre scorso dalla Guardia di finanza nell’ambito di una nuova inchiesta della Procura di Vibo Valentia, finanziate con il fondo del Ministero dell’Ambiente per la mitigazione del rischio idrogeologico del fosso Calzone e qualificate dalla Regione Calabria come strumentali alla realizzazione del nuovo ospedale, non risulterebbero conformi al progetto ma avrebbero addirittura aggravato, come sarebbe certificato da una perizia richiesta dalla Procura, il rischio idrogeologico. [Continua in basso]

Le opere avrebbero ampliato la portata del canale aumentando l’affluenza delle acque nel dissestato bacino del fosso, già compromesso dai gravi eventi alluvionali del 3 luglio del 2006. A seguito di tali eventi era stato previsto uno studio idrografico, il cosiddetto “Piano Versace”, realizzato dalla Regione Calabria, volto a preservare la zona da eventuali nuove costruzioni, proprio in virtù della pericolosità idraulica dell’area. Il pericolo delle nuove consisterebbe, soprattutto, nel rischio di esondazione delle acque meteoriche dal fosso. Le indagini hanno consentito, altresì, di accertare l’affidamento diretto dei lavori, per un importo di oltre tre milioni di euro, alla medesima società Vibo Hospital Service s.p.a, di Rovigo, aggiudicataria dell’appalto principale di costruzione del nuovo ospedale, per un importo di circa 144 milioni di euro. 

I reati contestati 

Per il reato di disastro colposo sono quindi indagati: Domenico Pallaria, 61 anni, di Lamezia Terme, direttore generale del Dipartimento Infrastrutture della Regione Calabria, in qualità di rup; Pasquale Gidaro, 53 anni, di Catanzaro, responsabile della struttura tecnica per il supporto al rup; Alessando Andreacchi, 57 anni, di Lamezia Terme, in qualità di direttore dei lavori; Pier Renzo Olivato, 56 anni, di Rovigo, presidente del consiglio di amministrazione del consorzio di imprese Vibo Hospital s.p.a., concessionario dei lavori; Giacomo Procopio, 63 anni, di Catanzaro, legale rappresentante dell’impresa esecutrice dei lavori “Costruzioni Procopio srl”; Massimo Procopio, 59 anni, di Catanzaro, vicepresidente del consiglio di amministrazione della “Vibo hospital service s.p.a.” e direttore tecnico dell’ impresa esecutrice dei lavori “Costruzioni Procopio s.r.l.”; Luigi Zinno, 66 anni, di Cosenza, soggetto attuatore dell’ufficio del commissario straordinario per la mitigazione del rischio idrogeologico della Regione Calabria. [Continua in basso]

Il reato di abuso d’ufficio viene invece contestato in concorso a Domenico Pallaria, Pasquale Gidaro e Alessandro Andreacchi. Tale ultima ipotesi di reato deriva dal fatto che, al fine di favorire l’impresa “Vibo Hospital spa”, concessionaria dei lavori, e l’impresa “Costruzioni Procopio srl”, esecutrice dei lavori complementari di sistemazione idrogeologica del fosso Calzone e di raccolta delle acque bianche, necessari alla realizzazione del nuovo ospedale di Vibo, affidavano alle stesse imprese l’incarico della redazione del progetto definitivo e la realizzazione dei lavori in violazione del Codice degli appalti, provvedendo all’affidamento dei lavori senza alcuna procedura di gara in violazione di legge. Tale condotta avrebbe provocato un danno all’erario pari ad euro 3.139.058,3 (valore complessivo degli affidamenti).

Al solo Giuseppe Zinno, invece, il reato di abuso d’ufficio viene contestato in quanto nella sua qualità di soggetto attuatore dell’ufficio del commissario straordinario, al fine di favorire l’impresa “Vibo Hospital spa”, concessionaria dei lavori, e l’impresa “Costruzioni Procopio srl”, esecutrice dei lavori complementari, avrebbe distratto i fondi stanziati dal Ministero dell’Ambiente per due milioni di euro destinati al ripristino dell’officiosità idraulica del fosso Calzone. In tale caso il reato copre un arco temporale che va dal 14 marzo 2018 al 25 settembre 2018.

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