Pentito “non credibile”, assolti otto esponenti del clan Mancuso
La decisione del Tribunale collegiale di Vibo Valentia ribalta la tesi dell’accusa che aveva chiesto 87 anni di carcere per vari reati tra i quali sequestro di persona, estorsione e usura.
Tutti assolti e trasmissione delle dichiarazioni del principale teste dell’accusa alla Dda di Catanzaro per procedere nei suoi confronti per il reato di falsa testimonianza. Questa la sentenza del Tribunale collegiale di Vibo Valentia, presieduto dal giudice Lucia Monaco, nei confronti di 8 imputati ritenuti elementi di spicco del clan Mancuso di Limbadi.
Il pm della Dda di Catanzaro, Camillo Falvo, che ha preannunciato ricorso in appello, aveva chiesto pene per 87 anni di carcere. Escono assolti: Pantaleone Mancuso, detto “l’Ingegnere”, per il quale il pm aveva chiesto 16 anni; Diego Mancuso (14 anni la richiesta); Francesco Mancuso, detto “Tabacco” (9 anni la richiesta); Domenico Mancuso, figlio del boss Giuseppe Mancuso, (8 anni la richiesta); Salvatore Cuturello, genero di Giuseppe Mancuso, (8 anni la richiesta); Salvatore Valenzise (11 anni la richiesta); Giovanni Mancuso (12 anni la richiesta); Vincenzo Addesi (9 anni la richiesta) di Soriano Calabro.
Due sequestri di persona, usura per milioni di vecchie lire, estorsioni, violenza privata, danneggiamenti e spari in luogo pubblico i reati, aggravati dalle modalità mafiose, a vario titolo contestati agli imputati. Il testimone di giustizia Alfonso Carano, ritenuto oggi dal Tribunale non credibile, nel maxiprocesso “Genesi” celebrato sempre a Vibo, ma presieduto dal giudice Antonio Di Marco, era stato invece ritenuto dai giudici pienamente credibile.(Agi)