Ex vertici dell’Asp di Vibo a giudizio, atti ritrasmessi alla Procura
Si dovrà procedere alla modifica del capo d’imputazione. Gli imputati sono accusati di concorso in abuso d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta sulla nomina di Vincenzo Damiani a direttore del Distretto sanitario unico dell’Azienda sanitaria
Trasmissione degli atti al pm per la modifica del capo d’imputazione e quindi per l’esercizio dell’azione penale. Questa la decisione del Tribunale collegiale (presidente Grillone, giudici a latere Sapia e Ricotti) nel processo che vede imputati per concorso in abuso d’ufficio: l’allora direttore generale dell’Asp di Vibo Valentia, Angela Caligiuri, 66 anni, di Savelli (Kr); l’allora direttore sanitario dell’Asp vibonese, Michelangelo Miceli, 67 anni, di Vibo Valentia (poi direttore del Distretto sanitario unico dell’Asp); l’allora direttore amministrativo dell’Asp di Vibo, Elga Rizzo, 50 anni, di Catanzaro. Con loro sotto processo si trovano i commissari di una commissione esaminatrice: Salvatore Barillaro, 60 anni, originario di Marina di Gioiosa Ionica ma residente a Gallico; Sergio D’Ippolito, 69 anni, di Crotone; Davide Matalone, 46 anni, di Mileto. [Continua in basso]
Sia il pm, Maria Cecilia Rebecchi, sia le difese degli imputati – rappresentate dagli avvocati Francesco Muzzopappa, Nicola Cantafora e Vincenzo Gennaro – avevano chiesto al Tribunale collegiale di Vibo Valentia una sentenza di non luogo a procedere per gli imputati “perché il fatto non sussiste”, in virtù di una modifica normativa dell’articolo 323 del c.p. (abuso d’ufficio) introdotta con l’ultimo Decreto Semplificazione (2020) che ha introdotto nuovi criteri in ordine alla discrezionalità del pubblico ufficiale non ritenendo più reato alcune condotte prima punibili. Di diverso avviso, però, il Tribunale che ha trasmesso gli atti al pm affinchè modifichi il capo d’imputazione e proceda all’esercizio dell’azione penale, così come chiesto anche dalla parte civile (avvocati De Nicolò e Carnovale che rappresentano due candidati esclusi dall’incarico).
Gli imputati Angela Caligiuri, Michelangelo Miceli ed Elga Rizzo devono rispondere del reato di abuso d’ufficio in concorso con i componenti della Commissione esaminatrice dell’avviso pubblico del 26 novembre 2016 (poi rettificato con avviso pubblico del 15 marzo 2017) per l’affidamento di incarico di direttore del Distretto sanitario unico provinciale (che ha sostituito i distretti di Vibo, Serra e Tropea) a seguito di espletamento del bando di gara che prevedeva la selezione da parte della Commissione di una terna di candidati da proporre al direttore generale dell’Asp per la scelta del vincitore, nonché in capo al candidato la sussistenza dei requisiti generali di ammissione quali l’assenza di procedimenti penali e requisiti specifici di ammissione, come l’essere medico convenzionato da almeno dieci anni.
Secondo l’accusa, tutti gli imputati, in concorso fra loro, avrebbero procurato un ingiusto vantaggio patrimoniale a Vincenzo Damiani, individuandolo quale vincitore della selezione ed assumendolo nell’incarico con una delibera dell’Asp del 23 novembre 2017, nonostante si trattasse di soggetto incandidabile perché sottoposto a procedimento penale, nonché medico convenzionato da meno di dieci anni. Il tutto – ad avviso della Procura di Vibo – in violazione, oltre all’articolo 97 della Costituzione italiana, anche delle Linee di indirizzo regionali dettate nel novembre del 2016 dal direttore generale del Dipartimento Tutela della salute e politiche sanitarie della Regione Calabria.
La vicenda della nomina di Vincenzo Damiani era stata al centro anche di una sentenza del giudice del Lavoro di Vibo Valentia, Ilario Nasso, che nel giugno 2018 – accogliendo un ricorso di Anna Maria Renda, dirigente medico dell’Asp e già direttore del Distretto sanitario (assistita dagli avvocati Nicola Gasparro e Francesco Domenico Crescente) – aveva bocciato i criteri seguiti da Angela Caligiuri per arrivare alla designazione di Vincenzo Damiani. La motivazione della scelta era stata definita dal giudice del lavoro come “lacunosa” e per questo la delibera di incarico era stata annullata. Secondo il giudice del Lavoro, la commissione giudicatrice non aveva prodotto – così come vuole la legge – una terna di candidati, ma un elenco di tredici persone in ordine alfabetico, con il direttore generale dell’Asp, Angela Caligiuri, che ha poi designato alla direzione del distretto uno dei candidati che non si era neppure collocato al primo posto in graduatoria ed era stato ammesso con riserva dalla commissione esaminatrice.
Una nomina ritenuta “lacunosa” dal giudice, in quanto il direttore generale dell’Asp non avrebbe motivato tale scelta, per come invece prevedono le norme, né avrebbe spiegato come si è arrivati alla designazione a direttore del Distretto sanitario unico di una figura che era stata ammessa dalla commissione “con riserva”. Della vicenda si discuterà ora anche in sede penale una volta riformulato da parte della Procura il capo d’imputazione.
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