Strada del Mare chiusa, quando il denaro pubblico viene speso per creare disagi
Dopo la caduta di alcuni massi a novembre, la Provincia di Vibo ha speso oltre 14mila euro solo per impedire l’accesso fra Joppolo e Coccorino. La politica regionale, intanto, sceglie la via più lunga…
Pochi passi in avanti concreti per la riapertura della “Strada del Mare”, interrotta dal mese di novembre nel tratto Joppolo-Coccorino a causa della caduta di un enorme masso ed altri piccoli sassi che, a distanza di oltre sei mesi, non sono stati rimossi dalla Provincia di Vibo – ente proprietario della strada – e continuano a ledere il diritto alla mobilità di turisti e residenti. Dopo la costituzione di un comitato spontaneo di cittadini, guidati da Giovanni Capua, intenzionati a smuovere una politica spesso immobile – e comunque abituata più alle parole che a portare a casa risultati concreti –, e dopo la “battaglia” intrapresa in primis proprio da Il Vibonese.it che già ad aprile ha risollevato il problema, si è registrata in settimana la richiesta ufficiale da parte del Comune di Joppolo – rivolta alla Provincia di Vibo – di revocare l’ordinanza di chiusura della “Strada del Mare”, emessa a novembre dopo la caduta dei massi dal costone, e di riaprire immediatamente la strada provinciale nel tratto Joppolo-Coccorino. Il nuovo presidente della Provincia di Vibo Valentia, Alfredo Lo Bianco – subentrato da poco ad Andrea Niglia, dichiarato decaduto dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose dell’amministrazione comunale di Briatico – pare però si sia rimesso alle valutazioni dei dirigenti della Provincia in ordine alla revoca dell’ordinanza di chiusura della strada. Dal canto suo, la politica continua invece ad offrire il peggio di sé. Si scopre infatti che per chiudere e sbarrare a novembre la “Strada del Mare” nel tratto fra Joppolo e Coccorino, la Provincia di Vibo, con determina numero 959 del 31 novembre 2017, ha speso nell’immediatezza quasi 15mila euro (14.838,37 euro per la precisione) per lavori di somma urgenza – con affidamento in via diretta ad una ditta di Limbadi contattata telefonicamente – con i quali ci è limitati a spostare un po’ di detriti, calcinacci e qualche vecchio masso al fine di impedire l’accesso alla strada agli automobilisti. Nessuna “somma urgenza”, invece, la Provincia ha inteso sinora adottare per rimuovere il masso caduto e gli altri sassi presenti sulla strada. Operazione che si sarebbe potuta realizzare in una sola giornata di lavoro e, probabilmente, spendendo meno di 15mila euro.
Come se non bastasse, dinanzi alle proteste del comitato della “Strada del Mare”, la politica ha sinora inteso rispondere con idee e progetti a lungo termine per nulla risolutivi del problema nell’immediato ed in tempi accettabili. Se oltre sei mesi non sono infatti bastati alla Provincia per pagare un camion ed una ruspa al fine di spostare e rimuovere dalla strada il masso e gli altri sassi caduti dal costone, ed appaltare immediati interventi di messa in sicurezza del costone con apposite reti, in Consiglio regionale si discuterà lunedì non della riapertura in tempi brevi dell’importante arteria stradale, bensì di un ordine del giorno presentato dai consiglieri regionali del Pd Michele Mirabello, Domenico Battaglia e Sebi Romeo per impegnare la Regione, il presidente Mario Oliverio e l’assessorato alle Infrastrutture a predisporre “studi di fattibilità e varianti progettuali, con le risorse residue di circa 13 milioni di euro”, per la messa in sicurezza e la riapertura della strada provinciale numero 23 nel tratto Joppolo-Coccorino. Un percorso, quello degli “studi di fattibilità”, che avrebbe potuto – e dovuto – essere intrapreso sin dal mese di novembre dello scorso anno all’indomani della caduta massi, risparmiando così tempo senza costringere invece i cittadini a sei mesi di disagi. Un percorso, in ogni caso, che nell’immediato e con l’estate alle porte non risolve il problema, attesi i tempi non celeri degli studi di fattibilità. Studi che, nelle intenzioni, dovrebbero addirittura andare a rispolverare l’idea della ripresa dei lavori di una galleria totalmente e tecnicamente irrealizzabile – secondo i consulenti tecnici della Procura di Vibo – e per la quale in passato è stato persino usato l’esplosivo nonostante i pareri contrari all’uso della dinamite. Anche la cifra di 12 milioni euro – di cui la Regione avrebbe la disponibilità nell’ambito dell’Accordo di programma quadro n.14 del 2006 per il completamento la Strada del Mare – potrebbero non servire a nulla, atteso che la stessa Procura di Vibo, che nel 2013 ha sequestrato la strada contestando diversi reati all’impresa appaltatrice e ad alcuni dirigenti della Provincia, attraverso approfonditi studi da parte di propri consulenti tecnici ha stabilito che occorrono 15 milioni di euro per il solo ripristino della situazione preesistente al disastro ambientale realizzato nell’intero percorso della Strada del Mare con opere inservibili ed inutili. In ogni caso, i paventati “studi di fattibilità” per il completamento dell’opera non risolvono nell’immediato il problema della riapertura della strada, quando in realtà basterebbe semplicemente spostare i massi e riprendere con “somma urgenza” i lavori di messa in sicurezza del costone con l’apposizione di reti metalliche. Lavori che potrebbero essere eseguiti anche chiudendo la strada solo in determinate fasce orarie della giornata oppure impedendo il transito su una sola corsia di marcia. Se poi si pensa che il percorso alternativo utilizzato sinora per aggirare la strada interrotta è ancora più pericoloso ed a rischio della stessa “Strada del Mare”, ben si comprende quanto la politica locale sia lontana dai problermi reali del territorio e dalle esigenze (vere) dei cittadini.
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