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Rinascita Scott, Andrea Mantella e l’intenzione di eliminare Giuseppe Accorinti

I propositi di vendetta coltivati dal clan dei Piscopisani e da esponenti della criminalità di Mileto. Gli omicidi Arena, Mazzeo, Scuteri e Vecchio e l’alleanza fra il boss di Zungri e i Galati

Rinascita Scott, Andrea Mantella e l’intenzione di eliminare Giuseppe Accorinti
Nel riquadro Andrea Mantella in una vecchia foto

Si aprirà domani una nuova settimana di audizioni del collaboratore di giustizia Andrea Mantella, che sta deponendo nel maxiprocesso Rinascita Scott, quando non si è ancora spenta l’eco delle dichiarazioni sin qui rilasciate. Tantissimi i temi trattati e che cerchiamo di approfondire ulteriormente. [Continua in basso]

Battaglia fiorillo

Il clan dei Piscopisani e l’intenzione di eliminare Accorinti

Il collaboratore, tracciando un quadro dell’assetto interno al clan dei Piscopisani, all’interno del quale ha dichiarato di avergli “innestato” il suo stesso braccio-destro Francesco Scrugli al fine di “tenerli d’occhio”, ha parlato dell’intenzione della consorteria mafiosa di Piscopio di eliminare il boss di Zungri Giuseppe Accorinti. Una decisione che sarebbe stata presa da Rosario Battaglia e Rosario Fiorillo per dei contrasti sorti a seguito di un traffico di droga. Siamo intorno al 2010 e i Piscopisani decidono di fare un danneggiamento a Vibo Valentia ai danni di un’attività di Antonio Franzè, detto Platinì, all’epoca ritenuto al vertice dell’associazione dedita al narcotraffico internazionale e diretta dal broker della cocaina Vincenzo Barbieri, poi ucciso nella sua San Calogero nel marzo del 2011. Nel narcotraffico diretto da Vincenzo Barbieri, e anche da Antonio Franzè (poi rimasto coinvolto nell’inchiesta “Meta 2010”), avrebbe avuto interessi pure Giuseppe Accorinti. “A seguito del danneggiamento a Vibo ai danni di Antonio Franzè – ha spiegato Mantella – Giuseppe Accorinti maltrattò pesantemente i Piscopisani, tanto che proprio i Piscopisani si erano per questo messi in testa di ucciderlo ed avevano iniziato a pedinarlo sino all’autosalone di Cichello a Mesiano, dove Accorinti era solito recarsi, ma anche a Vibo Marina poiché lo stesso boss di Zungri si recava a trovare il suo sodale Antonio Vacatello”.
L’agguato contro Giuseppe Accorinti – come riferito anche dal collaboratore Raffaele Moscato – doveva essere compiuto proprio a Vibo Marina, ma alla fine non venne portato a termine. “Stranamente, in seguito, Antonio Franzè – ha dichiarato Mantella – dicui aveva preso le difese Accorinti, passò con il clan dei Piscopisani e volle essere affiliato da loro”.

Michele Silvano Mazzeo

Accorinti nel mirino anche di Michele Silvano Mazzeo

Giuseppe Accorinti non sarebbe però stato solo nel “mirino” del clan dei Piscopisani, ma anche di Michele Silvano Mazzeo, 50 anni, di Mileto, attualmente coinvolto nell’inchiesta “Rimpiazzo” contro il clan dei Piscopisani. Pure Michele Silvano Mazzeo – ha spiegato Mantella – aveva interesse ad uccidere Giuseppe Accorinti poiché proprio Accorinti, per fare un favore al boss di Mileto Carmine Galati, aveva in precedenza ucciso Gerardo Arena ed un fratello dello stesso Mazzeo. Quindi Michele Silvano Mazzeo era intenzionato a vendicare la morte del fratello uccidendo Giuseppe Accorinti”. [Continua in basso]

Giuseppe Accorinti

Lo scambio di favori fra Accorinti e Galati

Il legame fra gli Accorinti di Zungri ed i Galati di Mileto è datato ed infatti sia Giuseppe Accorinti quanto Carmine Galati (poi deceduto in un incidente con il trattore) facevano parte di quella che Andrea Mantella ha definito come la “Caddara” ovvero una sorta di sovrastruttura della ‘ndrangheta vibonese capace di decidere le strategie criminali nell’intera provincia. “I Galati per restituire il favore ad Accorinti per gli omicidi di Arena e Mazzeo, si sono prestati ad uccidere Domenico Scuteri, tanto che Ottavio Galati, fratello di Carmine Galati – ha raccontato ancora Mantella – è stato per questo condannato all’ergastolo. L’omicidio di Scuteri nasce quale risposta di Accorinti all’omicidio di Gennaro Vecchio di San Calogero, un fedelissimo di Accorinti”.

E qui il racconto di Mantella si intreccia con la cronaca e con altre risultanze giudiziarie.

Ottavio Galati sta infatti scontando l’ergastolo per l’omicidio di Domenico Scuteri, il 45enne di San Calogero fatto fuori con numerosi colpi d’arma da fuoco il 25 ottobre 2001 nelle campagne di “Barbasana” a Candidoni. E’ rimasto provato in sede processuale che il 25 ottobre 2001 Ottavio Galati sparò contro Scuteri, ma sul movente del fatto di sangue non è mai stata fatta luce, così come sul fatto che quella stessa sera a “Mutari” di Francica venne scaraventato da un’auto in corsa il cadavere di Gennaro Trungadi, 33 anni, di Joppolo. Trungadi e Galati – quest’ultimo arrivato all’ospedale di Reggio con ferite di arma da fuoco che il processo accerterà essere state provocate dalla pistola di Scuteri – si trovavano insieme? E l’omicidio di Domenico Scuteri ha rappresentato la risposta al delitto del pluripregiudicato Gennaro Vecchio ucciso a San Calogero il 7 settembre 2001? Anche su questo le dichiarazioni di Andrea Mantella, al pari di quelle del collaboratore Angiolino Servello e del defunto collaboratore Bruno Fuduli gettano un “fascio di luce” su delitti che la Dda di Catanzaro sta provando a riscrivere compiutamente per assicurare alla giustizia tutti i mandanti e gli esecutori.

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