Rinascita Scott, Mantella e la scia di sangue fra i clan Accorinti e Soriano
L’eliminazione Antonio Lo Giudice e le torture a Roberto Soriano, i tentati omicidi di Saverio Razionale, del boss di Zungri e di Giuseppe Cirianni. Il ferimento a Piscopio di una bambina e lo zampino dei Mancuso
Strategie criminali pensate dal boss della ‘ndrangheta Giuseppe Mancuso, alias ‘Mbrogghja, per destabilizzare i clan vibonesi e reazioni brutali contro chi quelle missioni di morte si era prodigato ad eseguire. Le dichiarazioni di Andrea Mantella ripercorrono alcuni fatti di sangue sui quali l’operazione Rinascita Scott mira a fare luce e sui quali ancora non esiste una verità giudiziaria.
Il collaboratore di giustizia si è in particolare soffermato, nel corso dell’esame condotto dal pm della Dda di Catanzaro Annamaria Frustaci, sul tentato omicidio di Saverio Razionale e Pino Fiorillo, sul tentato omicidio di Giuseppe Cirianni e sugli omicidi di Roberto Soriano e Giuseppe Lo Giudice. [Continua in basso]
L’agguato a Razionale e Fiorillo a Briatico
E’ il 25 settembre 1995 quando il boss di San Gregorio d’Ippona Saverio Razionale viene ferito a colpi d’arma da fuoco in un suo cantiere di Briatico in compagnia di Giuseppe Fiorillo di Piscopio, padre di Michele Fiorillo, alias Zarrillo. Nella sparatoria anche Giuseppe (Pino) Fiorillo, è rimasto ferito. Il tentato omicidio di Saverio Razionale e Pino Fiorillo, secondo le risultanze investigative dell’operazione “Dinasty”, sarebbe stata opera del boss Giuseppe Mancuso di Limbadi (cl.’49), alias “Peppe ‘Mbroghija”, all’epoca latitante, il quale avrebbe incaricato del fatto di sangue Roberto Soriano di Filandari, poi a sua volta scomparso per lupara bianca. “Sono stati Giuseppe Cirianni di Piscopio e Roberto Soriano di Filandari – ha raccontato Mantella – a sparare contro Razionale e Fiorillo, tanto che Razionale voleva uccidere Giuseppe Cirianni il quale si era trasferito nel frattempo da Piscopio a Livorno. Ricordo che Razionale mi chiese se io – ha affermato il collaboratore – ero disponibile ad uccidere Cirianni a Livorno. Ho dato la mia disponibilità per l’omicidio, ma poi non è stato fatto nulla. So che Giuseppe Cirianni è stato anche sparato a Piscopio – ha aggiunto Mantella – ed è stata ferita la figlia ed a sparare sono stati i fratelli Patania di Piscopio per fare un favore a Gregorio Gasparro”.
L’agguato a Cirianni due anni prima della sparatoria a Razionale
Nel racconto di Andrea Mantella trova così spazio l’agguato avvenuto la sera del 20 febbraio 1993 quando ignoti killer entrarono in azione a Piscopio ferendo gravemente a colpi di lupara in testa una bimba di appena un anno. Il collaboratore non ha indicato, nel corso della sua deposizione, l’anno del tentato omicidio, cosa che ha invece fatto nel verbale con le dichiarazioni rilasciate agli investigatori ed ai pm della Dda di Catanzaro.
Obiettivo primario dell’agguato ricordato da Mantella, proprio Giuseppe Cirianni, all’epoca gommista e lavaggista, noto a carabinieri e polizia per un duplice omicidio. Per eliminarlo, i killer non si sono fatti scrupoli, sparando almeno dieci colpi di fucile contro la vittima designata ed i familiari innocenti. Rimasero feriti la moglie di Giuseppe Cirianni, la figlia di sette anni e l’altra figlia di appena un anno che si era addormentata in braccio alla madre. Ad operarla furono i medici del reparto di Neurochirurgia dell’ospedale “Pugliese” di Catanzaro (dove era giunta dopo un primo ricovero all’ospedale di Vibo), con un delicatissimo e disperato intervento durato diverse ore. Un pallettone aveva infatti forato la testa della piccola, con effetti devastanti. Giuseppe Cirianni aveva lasciato l’abitazione di alcuni parenti intorno alle ore 22 del 20 febbraio 1993 per dirigersi a bordo di un’Audi 80 verso la propria abitazione, quando dinanzi al cancello di casa ad attenderlo vi erano almeno due sicari. Rimase ferito ad un braccio ed alla mandibola.
“Sempre all’interno degli ambienti criminali di cui facevo parte, nonché dagli stessi Piscopisani – ha fatto mettere a verbale il collaboratore di giustizia Mantella –, ho appreso anche chi aveva sparato a Peppe Cirianni tra la fine del 1992 e l’inizio del 1993. In quella circostanza – riferisce Mantella – durante l’azione di fuoco rimase gravemente ferita la figlia di Cirianni. Questa cosa mi fu riferita anche da Francesco Scrugli”, cioè il braccio-destro (nonché cognato) di Andrea Mantella, ucciso nel marzo del 2012 a Vibo Marina dal clan Patania di Stefanaconi. Uno dei sicari, infatti, avrebbe confidato proprio a Scrugli di aver sparato all’epoca contro Cirianni indicando pure il nome del secondo killer. Andrea Mantella nel corso della sua deposizione ha quindi indicato i sicari nei “fratelli Patania di Piscopio”, che allo stato non sono però indagati per tale fatto di sangue. [Continua in basso]
L’eliminazione di Roberto Soriano e Antonio Lo Giudice
Andrea Mantella ha quindi ripercorso la brutale eliminazione di Roberto Soriano di Pizzinni di Filandari e di Antonio Lo Giudice di Piscopio. Fatti di sangue al centro del processo che si sta celebrando in Corte d’Assise e che vedono imputati Saverio Razionale di San Gregorio d’Ippona e Giuseppe Accorinti. E’ il 6 agosto 1996 quando si registra l’omicidio di Antonio Lo Giudice e la contestuale scomparsa per lupara bianca di Roberto Soriano, che avevano trascorso insieme le loro ultime ore. In precedenza, secondo il racconto di Mantella, Saverio Razionale e Giuseppe Accorinti gli raccontarono in carcere che “Peppe Mancuso, ‘Mbrogghja, gli aveva chiesto di dargli la testa di Peppone Accorinti e di farlo sparire di lupara bianca. Accade che in quel periodo rubarono la macchina alla compagna di Antonio Lo Giudice, uno ‘ndranghetista di Piscopio amico di Lele Patania, che faceva l’infermiera all’ospizio di Rione Carmine”.
Antonio Lo Giudice, visto che specializzati nei furti d’auto erano i Soriano di Filandari, si rivolse a Roberto Soriano che però di quella macchina non sapeva nulla e, così, si offrì – ha spiegato Mantella – di accompagnare Lo Giudice a Zungri da Peppone Accorinti, che nel frattempo però era stato informato da Saverio Razionale che Giuseppe Mancuso lo voleva eliminare e che in precedenza era stato proprio Roberto Soriano a sparare contro lo stesso Razionale. [Continua in basso]
Il tranello teso a Roberto Soriano
“Peppone Accorinti tese un tranello ai due, Lo Giudice e Soriano, dicendo loro di tornare dopo un paio di giorni perché intanto avrebbe cercato di trovare la macchina rubata. Invece di fare ciò avvisò Saverio Razionale”. Così Antonio Lo Giudice e Roberto Soriano, due giorni dopo, in un casolare, si sarebbero trovati dinanzi a Giuseppe Accorinti e Saverio Razionale. “Giunti nelle campagne di Zungri ad Antonio Lo Giudice è stato di andarsene perché la cosa non lo riguardava ma, per come mi dissero sia Razionale al carcere di Paola che Accorinti nel carcere di Cosenza, lui non se ne volle andare, dicendo che Soriano era un bravo ragazzo e dovevano lasciarlo stare. Non mi è stato detto se Antonio Lo Giudice è stato sparato o strangolato, ma so – ha dichiarato Mantella – che è stato ucciso sulla sedia e Accorinti mi disse che era morto con il sorriso sulle labbra”. Una morte rapida, diversamente da quella di Roberto Soriano. “seviziato e torturato con una tenaglia di quelle usate per tagliare le unghie alle vacche, mutilato e – ha aggiunto Mantella – crocifisso”. Accorinti e Razionale volevano ottenere la confessione da Roberto Soriano per gli agguati orditi contro gli stessi Accorinti e Razionale su ordine di Peppe Mancuso: “Alla fine Roberto Soriano ha confessato, ma mentre lo torturavano li pregava di ucciderlo”.
Il fallito agguato a Peppone Accorinti
Andrea Mantella ha infine svelato il tentativo di reazione da parte dei Soriano di Pizzinni di Filandari. “Era una domenica mattina – ha ricordato il collaboratore – e Giuseppe Accorinti si era recato a Zungri nella caserma dei carabinieri per firmare. Quando uscì i fratelli Alessandro e Francesco Soriano gli spararono, ma Peppone Accorinti si è buttato dalla macchina ed è riuscito ad infilarsi nell’abitazione di una vecchietta ed a chiudersi il portone alle spalle”. Alessandro Soriano è deceduto in giovanissima età, Francesco Soriano non è indagato nell’operazione Rinascita Scott.
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