Rinascita Scott, il sequestro Conocchiella e l’omicidio di Francesco Fortuna
Il collaboratore Mantella e l’offerta di un miliardo per far ritrovare il corpo del dentista rapito nel 1991. La faida fra i vibonesi e i sangregoresi ed il ruolo di un “traditore” in favore di Razionale
Un miliardo di lire per riavere il corpo del dentista Giancarlo Conocchiella, il dentista di Briatico rapito nel 1991. Tale cifra, secondo Andrea Mantella, sarebbe stata offerta “dal maresciallo Stranges del Nucleo Investigativo di Vibo – per conto dei familiari di Conocchiella – al boss Giuseppe Mancuso. Per portare tale offerta – ha raccontato il collaboratore – a Peppe Mancuso, il maresciallo Stranges si è recato a Vibo da Carmelo Lo Bianco in compagnia del suocero di Conocchiella. Per risolvere il caso, Peppe Mancuso e Saverio Razionale hanno quindi dato incarico a Peppone Accorinti di Zungri di attirare in una trappola Nicola Candela, che ha poi ammesso il sequestro di Conocchiella. Un sequestro non autorizzato né dei Mancuso, né dai Fiarè-Razionale. Il maresciallo Stranges aveva rapporti con i Fiarè di San Gregorio d’Ippona e con Peppe Mancuso. Si tratta dello stesso maresciallo che – ha aggiunto Mantella – in precedenza aveva convinto mia mamma a non proseguire nelle accuse e nelle denunce contro i Fiarè per l’omicidio di Domenico Lo Bianco, fratello di mia mamma, che era stato ucciso per vendicare la morte di Giuseppe Gasparro, detto Pino U Gattu, a sua volta eliminato invece da Francesco Fortuna, alias Ciccio Pomodoro, nella piazza di San Gregorio d’Ippona”.
Nicola Candela, di Favelloni di Cessaniti, ritenuto coinvolto nel sequestro di Giancarlo Conocchiella, è scomparso nel gennaio 1992. “Antonio Pititto, il macellaio di Cessaniti finito in carcere per il sequestro Conocchiella – ha rivelato Mantella – mi disse in galera che gli esecutori materiali del sequestro erano stati lui, un certo Vavalà, ed i fratelli Candela. Nicola Candela è stato quindi attirato in una trappola con la scusa di dover vedere delle capre ed è stato ucciso materialmente da Peppone Accorinti. Sul luogo dell’omicidio di Nicola Candela c’erano anche Peppe Mancuso, Raffaele Fiamingo e Saverio Razionale”. Il maresciallo tirato in ballo da Mantella non risulta indagato nell’inchiesta Rinascita Scott.
La faida fra i Lo Bianco-Fortuna ed i sangregoresi
Porta la data del 1 luglio 1981 l’omicidio di Pino Gasparro, alias “Pinu U Gattu”, nella piazza principale di San Gregorio d’Ippona ad opera di Francesco Fortuna, alias “Ciccio Pomodoro”, di Vibo Valentia, dopo che il nipote Pasquale Franzè, detto “U Tarra”, gli aveva riferito che Gasparro si era reso responsabile di un furto di animali.
Andrea Mantella ha quindi indicato in aula gli autori dell’omicidio di Francesco Fortuna, detto “Ciccio Pomodoro”, ritenuto all’epoca “capo società” della ‘ndrangheta nella città di Vibo, ma soprattutto l’autore dell’omicidio di Pino Gasparro. Francesco Fortuna è stato ucciso a Pizzo il 23 settembre 1988. “Quando Ciccio Pomodoro uscì dal carcere – ha dichiarato Mantella – gli venne dato il confino a Pizzo Calabro, ma sottovalutava l’odio che i Gasparro- Razionale-Fiarè covavano nei suoi confronti e non li riteneva in grado di poterlo affrontare. Successivamente ho appreso che hanno fatto un traggiro con Cecè Mammoliti, boss di Castellace che all’epoca era di casa a Vibo Marina, rassicurando Ciccio Pomodoro del fatto che non gli sarebbe successo nulla. Davanti ad un bar di Pizzo, Ciccio Pomodoro, su mandato di Saverio Razionale e Rosario Fiarè, per tramite di Peppe Mancuso, venne “ucciso – secondo Mantella – per mano di Peppe Pagliaro di Sambiase, poi morto di leucemia. Dell’omicidio di Francesco Fortuna mi riferirono Peppe e Gino Da Ponte, ma anche Pasquale e Francesco Giampà ed anche Saverio Razionale”.
Dall’omicidio di Giuseppe Gasparro derivarono come conseguenza e risposta altri omicidi ricordati oggi in aula da Mantella: in data 31 ottobre 1981 è stato assassinato Antonio Galati (nato a Mileto il 25.10.1941), cognato di Francesco Fortuna; la moglie di Galati, testimone oculare dell’evento, accusò quali autori Salvatore Vinci, Saverio Razionale e Filippo Fiarè. Successivamente restarono feriti in altri agguati Vincenzo Lo Bianco (cl. 45) e Antonio Lo Bianco (cl. ’48), entrambi di Vibo Valentia.
In data 9 gennaio 1982 è stato invece ucciso Domenico Lo Bianco (cl. ’31) fratello di Vincenzo Lo Bianco e cugino di Antonio Lo Bianco (cl. 48). Secondo Rita Lo Bianco, madre di Andrea Mantella e sorella di Domenico Lo Bianco, l’omicidio del fratello era motivato dal rifiuto di allontanarsi da San Gregorio d’Ippona entro tre giorni e riparare a Vibo città così come imposto dai sangregoresi a tutti i componenti della famiglia Lo Bianco residenti a San Gregorio quale rappresaglia all’omicidio di Pino Gasparro.
Ad avviso di Andrea Mantella, Antonio Galati venne “barbaramente ucciso mentre si trovava in compagnia della figlioletta e della moglie che collaborò attivamente con gli organi di polizia giudiziaria. La donna infatti riferì nel dettaglio le modalità dell’agguato, al quale lei stessa e la sua bambina erano scampate solo grazie all’accorata implorazione di lasciarle in vita”.
Secondo il collaboratore, a fare il “traditore sarebbe stato Nazzareno Topia, cognato di Antonio Galati e di Francesco Fortuna, uno ‘ndranghetista di Vibo – ha concluso Mantella – e trafficante di eroina che era diventato un fedelissimo di Saverio Razionale, tanto da passargli notizie sia su Francesco Fortuna che su Antonio Galati”.
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