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Rinascita Scott, Mantella ed i politici sostenuti dal clan a Vibo

Il collaboratore di giustizia fa anche riferimento per la prima volta ad alcuni danneggiamenti ai danni di alcune figure impegnate in politica. I voti per la Regione ed il Comune

Rinascita Scott, Mantella ed i politici sostenuti dal clan a Vibo

Ancora il sostegno della ‘ndrangheta di Vibo Valentia in favore di numerosi esponenti politici, con le “strategie” elettorali decise in particolare da Enzo Barba e Paolo Lo Bianco. Su specifica domanda del pm della Dda di Catanzaro, Antonio De Bernardo, Andrea Mantella ha spiegato che il principale politico di riferimento del clan Lo Bianco era “Nazzareno Salerno” il quale a Vibo, ad avviso del collaboratore, si sarebbe servito di “Valerio Grillo”. Andrea Mantella ha anche ribadito che il clan Lo Bianco ha sostenuto l’elezione a sindaco di Elio Costa e sempre lo stesso clan aveva quale punto di riferimento pure “Ugo Bellantoni”, l’ex dirigente del Comune di Vibo, fra i vertici del Grande Oriente d’Italia, stralciato dall’inchiesta Rinascita Scott. Ad avviso del collaboratore, “Enzo Barba, Domenico Camillò e Carmelo Lo Bianco hanno fatto eleggere al Comune di Vibo i consiglieri Curello ed Evalto”. [Continua in basso]

Secondo Andrea Mantella, inoltre, ci sarebbe lo “zampino” del clan Lo Bianco – per ragioni politiche non meglio specificate – dietro un danneggiamento “ai danni del politico Basile, che aveva una sorella medico – ha affermato il collaboratore – ma anche dietro una bomba carta alla Limardo. I Lo Bianco hanno poi sparato – ha dichiarato Mantella – la macchina al dott. Mangialavori, padre di Peppe Mangialavori, e che aveva un laboratorio analisi dove aveva anche uno show room di auto Domenico Russo. Nell’autosalone di Franco Ceravolo – ha aggiunto Mantella –, Franco Barba, Paolo Lo Bianco, io e Paolo D’Elia di Seminara abbiamo deciso di sostenere la candidatura dell’avvocato Marco Talarico alle elezioni comunali. Ricordo che l’avvocato Talarico – ha ricordato il collaboratore – si mise con me a disposizione in occasione del sequestro di un mio gregge a Sant’Onofrio, andando a parlare con il maresciallo Cannizzaro ed ottenendo il dissequestro”. L’avvocato Marco Talarico non risulta indagato in Rinascita Scott.

Le elezioni regionali del 2010

L'ex governatore Giuseppe Scopelliti
Giuseppe Scopelliti

Andrea Mantella ha infine specificato che la somma messa a disposizione dai reggini nel 2010 per comprare voti in favore dell’allora candidato alla presidenza della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, è stata portata a Vibo dal clan De Stefano e messa a disposizione del clan Mancuso che – attraverso Michele Palumbo (ritenuto il braccio destro di Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni) – ne avrebbe consegnata una parte al clan Lo Bianco-Barba di Vibo. Di tale somma – circa 15mila euro – Mantella ne avrebbe trattenuto la metà per sé, mentre il resto dei soldi sarebbero stati consegnati da Mantella a Domenico Camillò (accusato in Rinascita Scott di essere a capo della ‘ndrina dei Pardea) affinchè provvedesse a comprare voti a Vibo in favore di Giuseppe Scopelliti. I Lo Bianco-Barba – ha infine dichiarato Mantella –, da quello che so, al di là dei soldi avevano comunque già deciso di sostenere Scopelliti alle regionali perché così deciso dalla ‘ndrangheta a livello unitario”. [Continua in basso]

Gianfranco Ferrante

Ferrante e la rete politica per un sostegno elettorale comune

Secondo Andrea Mantella, uno dei luoghi in cui sarebbero state decise le strategie politiche ed il voto unitario sarebbe stato “il Cin Cin bar di Vibo dove erano di casa politici come Pitaro e Bulzomì – ha dichiarato Mantella – e dove era il proprietario Gianfranco Ferrante a mettere tutti d’accordo, tutte le fazioni della ‘ndrangheta si dovevano muovere insieme, da Vibo a Serra San Bruno con Vallelunga passando per la zona di Soriano dove il punto di riferimento era un tale Ciconte detto Berlusconi. Nel 2010 era stato deciso di votare tutti per Scopelliti”. Da evidenziare che l’attuale consigliere regionale, Vito Pitaro, e l’ex consigliere regionale Salvatore Bulzomì non risultano indagati in Rinascita Scott. Gianfranco Ferrante è invece fra i principali imputati del maxiprocesso.

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