‘Ndrangheta: il pentito Nicola Figliuzzi e le sinergie criminali del Vibonese
Da Gerocarne a Stefanaconi passando per Vibo Marina e Sorianello. Il ruolo di Pantaleone Mancuso e la volontà dei Loielo di uccidere il nuovo reggente del clan Emanuele
Sinergie criminali dalle Preserre vibonesi sino a Nicotera con i Loielo di Gerocarne che, alleati al boss Pantaleone Mancuso, detto “Scarpuni”, avrebbero offerto uomini e mezzi per pianificare omicidi di esclusivo interesse dei Patania di Stefanaconi e dello stesso Mancuso. Sono le nuove dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Nicola Figliuzzi, a meglio delineare lo scenario di trame, alleanze e missioni di morte contro i rivali: gli Emanuele, attivi a Gerocarne, Sorianello, Pizzoni e Vazzano, ed i Piscopisani. Dichiarazioni che confermano quanto già sancito dalla Cassazione e dalla Corte d’Appello di Catanzaro che hanno rispettivamente condannato a 20 anni di reclusione Francesco Alessandria, detto “Mustazzo”, di Sorianello, ed a 30 anni Giuseppe Comito di Vibo Marina. Francesco Alessandria, secondo Figliuzzi, sarebbe stato legato ai Loielo di Ariola di Gerocarne, mentre Giuseppe Comito sarebbe stato legato a Pantaleone Mancuso, detto “Scarpuni”. Non per questo i due non avrebbero collaborato insieme per eliminare i Piscopisani, ed in particolare in occasione dell’omicidio di Francesco Scrugli e del tentato omicidio di Rosario Battaglia e Raffaele Moscato avvenuto nel marzo del 2012 nel quartiere Pennello di Vibo Marina. Fatto di sangue che interessava sia i Patania di Stefanaconi (che ritenevano i Piscopisani come gli autori dell’omicidio del padre Fortunato Patania, ucciso nel settembre del 2011), e sia al boss Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni”, intenzionato ad eliminare personaggi come Francesco Scrugli e Rosario Battaglia che gli stavano creando non pochi problemi sul territorio di Vibo Valentia.
“Sono stati Giuseppe Comito e Francesco Alessandria – spiega Figliuzzi – a ritrovare e segnalare ai Patania sia Scrugli che Davide Fortuna al fine di farli uccidere. Peppe Comito era uomo di Scarpuni. Lui non faceva parte dei Patania, ma li aiutava perché Scarpuni gli aveva detto di fare così. Credo che anche Francesco Alessandria fosse vicino a Scarpuni, perché andava spesso da lui. Però credo che Alessandria faccia parte dei Loielo. Ad un certo punto Francesco Alessandria, soggetto da cui io – spiega Figliuzzi – avevo iniziato a lavorare in nero agli inizi del febbraio 2012 per pulire gli acquedotti della Sorical in tutta la provincia di Vibo e che veniva spesso al distributore dei Patania per rifornire di carburante i mezzi della ditta ed era in buoni rapporti con Pantaleone Mancuso, insieme a Giuseppe Comito, soggetto di Vibo Marina che io ho conosciuto successivamente e con cui già Francesco Alessandria aveva buoni rapporti ed era un uomo di fiducia di Pantaleone Mancuso, iniziarono a tenere sotto controllo sia Scrugli che Rosario Battaglia e Raffaele Moscato. Giuseppe Comito dopo aver localizzato Scrugli, lo teneva sotto controllo e seguiva i suoi spostamenti finchè non ha individuato la casa dove andava a dormire tutte le sere e dove si era trasferito dopo il tentato omicidio. Poi Comito riferiva ad Alessandria – aggiunge Figliuzzi – degli spostamenti e quest’ultimo teneva informati i Patania. Sono a conoscenza di questa circostanza perché lavorando con Alessandria, lui ogni giorno mi raccontava tutte le cose che sapeva da Comito dicendomi cosa si poteva fare”. E’ proprio per effetto della sinergia criminale, venutasi a creare all’epoca, che Nicola Figliuzzi aveva conosciuto – quando ancora militava nei Patania di Stefanaconi – Rinaldo Loielo (figlio di Vincenzo, ucciso nel 2002 insieme al fratello Giuseppe): evento che avrebbe segnato il passaggio del collaboratore (unitamente a Cristian Loielo), nelle fila dei Loielo di Ariola di Gerocarne portandolo già dall’anno 2012 ed entrare più direttamente nelle dinamiche della faida che lo stesso Rinaldo Loielo aveva avviato nei confronti degli Emanuele, sino alla definitiva affiliazione in carcere maturata solo nell’anno 2016. “Nel febbraio 2012 – spiega Figliuzzi – iniziai a lavorare con Francesco Alessandria. Nella tarda primavera del 2012 incontrai Loielo Rinaldo perché fui mandato da Saverio Patania il quale per conto di Pantaleone Mancuso mi disse di andare da Loielo Rinaldo. Rinaldo Loielo era come un figlio per Pantaleone Mancuso, Scarpuni, e questi gli dava il suo appoggio per gli omicidi”.
L’intenzione di Rinaldo Loielo, a dire di Figliuzzi, sarebbe stata quella di uccidere un personaggio il cui nominativo è ancora coperto dal segreto investigativo. Un soggetto a cui “i fratelli Emanuele e Nuccio Idà avevano lasciato il comando del territorio e la direzione delle attività illecite a seguito della loro detenzione – aggiunge Figliuzzi – e per questo Rinaldo Loielo aveva deciso di assassinare il loro referente sul territorio”. In tale contesto, ad avviso del nuovo collaboratore di giustizia, un ruolo non secondario avrebbe assunto pure Valerio Loielo, cugino di Rinaldo, e figlio dell’assassinato Giuseppe Loielo. “Non so dire con certezza se Pantaleone Mancuso sapeva della volontà di Rinaldo di uccidere” il personaggio messosi alla guida del clan Emanuele, e “non so dire se Mancuso fosse a conoscenza degli omicidi specifici che si dovevano compiere. Valerio Loielo era presente nel capannone, ma non disse nulla di particolare in quella circostanza: so che aveva già detto qualcosa prima del mio arrivo. Posso solo riferire che era lì presente e che sapeva cosa noi avremmo dovuto fare quel giorno. Posso anche riferire che Loielo Valerio – conclude Figliuzzi – voleva a sua volta vendicare la morte del padre, perché in molti degli incontri nel corso dei quali andavo a parlare con Rinaldo e si faceva l’elenco delle persone da uccidere per vendicare la morte dei loro padri c’era anche Valerio Loielo e lui stesso diceva che bisognava assassinare queste persone”. LEGGI ANCHE: ‘Ndrangheta: “Black Widows”, le dichiarazioni inedite del pentito Figliuzzi e la sua affiliazione
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