Rinascita Scott: Mantella e la città di Vibo piegata dalle estorsioni
Il collaboratore di giustizia ha indicato gli autori ed i mandanti delle richieste di “mazzette” nei confronti di imprenditori e commercianti. La cassa del clan Lo Bianco ed i soldi riscossi pure fra le bancarelle del mercato
“A Vibo Valentia fra un po’ ci sono più estorsioni che abitanti”. Parola di Andrea Mantella nel corso del maxiprocesso Rinascita Scott. Ed in effetti, il collaboratore di giustizia di estorsioni nella città capoluogo di provincia ne ha elencate diverse nel corso del suo esame indicando i mandanti e pure i nominativi di chi materialmente ha riscosso il denaro. “Al negozio di abbigliamento Bongiovanni, sul corso di Vibo, Antonio Pardea, Enzo Mantella e Salvatore Morelli hanno messo una bottiglia incendiaria. Bongiovanni si è rivolto ad un suo amico avvocato – ha affermato Mantella – il quale a sua volta ha interessato il proprietario di un’autofficina imparentato con un nipote di Francesco Patania, detto Cicciobello. Alla fine ai ragazzi, Antonio Pardea, Vincenzo Mantella e Salvatore Morelli, è arrivato un pensiero da Bongiovanni e gli stessi venivano trattati bene negli acquisti”. [Continua in basso]
Sarebbero stati, invece, Paolino Lo Bianco (quale mandante), Giuseppe Lo Bianco e Salvatore Lo Bianco, ad avviso del collaboratore di giustizia, gli autori di un’estorsione a Pasquale Arena della Edil Arena di Vibo. “Si tratta di una famiglia di onesti lavoratori – ha dichiarato Mantella – a cui hanno fatto trovare del liquido infiammabile e delle cartucce. Pasquale Arena era amico di Francesco Patania, Cicciobello, il quale ha risolto la questione facendo sborsare all’imprenditore diecimila euro che io ho consegnato a Paolino Lo Bianco”.
A pagare sarebbe stata pure altra ditta “i cui titolari sono parenti – ha sostenuto il collaboratore – di quelli della Edil Arena. Si tratta della Arena Serramenti-Lo Gatto ed io ho appoggiato Mario De Rito per l’estorsione chiedendo al genero di Arena di corrispondere qualcosa a De Rito. La ditta ha sede a Vena di Ionadi”.
Nel mirino del clan Lo Bianco anche una delle migliori e più antiche pasticcerie di Vibo Valentia. “Il pasticcere Mimmo Mandaradoni – ha affermato Mantella – aveva fatto una donazione in denaro alla chiesa del Rosario ed aveva comprato un vestito particolare per la statua della Madonna. La cosa era arrivata all’orecchio di Paolino Lo Bianco che ha deciso di chiedergli l’estorsione mandando a sparare alla pasticceria Salvatore Mantella, Vincenzo Mantella e Salvatore Morelli. Nella vicenda si è poi messo in mezzo un grossista di Soriano e alla fine Mandaradoni ha pagato – ha sostenuto il collaboratore – venticinquemila euro a titolo estorsivo. A me è andata la somma di cinquemila euro, mentre Paolo Lo Bianco ha diviso il resto dei soldi con gli altri”.
Alla pasticceria Cicciò, invece, la bottiglia incendiaria sarebbe stata collocata da “Salvatore Tulosai e Nato Mantino. Alla fine il proprietario – ha sostenuto Mantella – ha pagato ed una parte dei soldi è andata a Filippo Catania, cognato del mio capo Carmelo Lo Bianco, detto Piccinni”. [Continua in basso]
Siamo invece nel 2005 quando Andrea Mantella punta la ditta Kernel. “Si tratta di una fabbrichetta di mobili per arredare gli uffici fra Vibo e Vena – ha dichiarato il collaboratore – ed in questo caso io ho parlato con Salvatore Morelli e Mario De Rito per posizionargli una bottiglia incendiaria. E’ però intervenuto Gregorio Giofrè di San Gregorio d’Ippona che mi chiese di far respirare i proprietari della Kernel che avevano appena aperto. Ricordo che nel 2009 Michele Fiorillo di Piscopio, detto Zarrillo, mi disse se poteva inserire sua sorella a lavorare alla Kernel. Per certo io stesso – ha concluso Mantella – ho preso dalla Kernel i mobili che con un camion ho mandato al dottore Ambrosio della clinica Villa Verde di Donnici dove mi trovavo agli arresti domiciliari”.
A pagare sarebbe stato pure l’allora supermercato Alvi di Vibo Valentia dove “a causa di un ritardo nei pagamenti, Paolino Lo Bianco gli ha fatto sparare le finestre. Il titolare pagava l’estorsione – ha sostenuto Mantella – a Carmelo Lo Bianco”. Padre e figlio – Carmelo Lo Bianco e Paolino Lo Bianco – sarebbero stati anche gli autori di un’estorsione alla “Farmacia De Pino dove a sparare è stato Fortunato Ceraso”. [Continua in basso]
Uno dei soggetti specializzati nelle estorsioni, secondo Mantella, sarebbe stato “Domenico Franzone, detto Chianozzo, affiliato al clan Lo Bianco e fedelissimo di Filippo Catania. Era principalmente lui – ha dichiarato il collaboratore – ad andare in giro per Vibo ed a chiedere le estorsioni. Questo era il suo compito e dove vedeva ponteggi, anche per la ristrutturazione delle facciate dei palazzi, chiedeva la mazzetta così come per i lavori pubblici e per l’estorsione al City Bar”.
Oltre al titolare di Stocco & Stocco ed alla ditta Bartolini, l’estorsione sarebbe stata pagata pure dall’imprenditore di Siderno impegnato nei lavori del Palazzetto dello Sport fra Vibo e Vena “dove sono stato io – ha confessato Mantella – a mandare Mario De Rito a bruciargli un escavatore. Dopo tale attentato è stato De Rito ad incassare i soldi”. Non sarebbe andata meglio alla ditta impegnata nei lavori di costruzione del nuovo istituto alberghiero di Vibo. In questo caso l’estorsione “e la protezione per non avere problemi sul cantiere – ha svelato Mantella – è stata pagata a Paolino Lo Bianco”.
Persino i titolari delle bancarelle del mercato settimanale di Vibo Valentia – che si svolge ogni sabato mattina – avrebbero pagato (almeno sino al 2016, anno della collaborazione di Mantella) la “mazzetta” per ottenere il posto. “In tale settore comandavano Pino e Carmelo D’Andrea, detti Coscia d’Agneju, e contavano più loro che la polizia municipale. Prendevano le mazzette al mercato settimanale. Carmelo D’Andrea si faceva le bancarelle di piazza Spogliatore, mentre suo fratello Pino quelle che da piazza Santa Maria arrivano sino all’ex cinema Valentini. I soldi riscossi venivano quindi consegnati a Carmelo Lo Bianco e Enzo Barba”.
Andrea Mantella ha infine svelato un particolare che, a suo dire, conoscevano in pochi all’interno del clan Lo Bianco. “La cassa della cosca, chiamata bacinella, la teneva Caterina Catania, sorella di Filippo Catania. Da questa cassa i soldi veri venivano però divisi fra pochissime persone: Carmelo Lo Bianco, detto Piccinni, suo figlio Paolino Lo Bianco, Filippo Catania, Enzo Barba, Francesco Scrugli ed io. Agli altri – ha concluso Mantella – lasciavamo le briciole”.
LEGGI ANCHE: Rinascita Scott: Mantella in visita dal senatore per un mega villaggio
Rinascita Scott: Mantella, i clan ed i “lavori” con l’ospedale di Vibo
Rinascita Scott: Mantella, la mafia del calcestruzzo, la Vibonese e le elezioni
Rinascita Scott: Mantella fra logge deviate e magistrati da avvicinare