giovedì,Dicembre 19 2024

Tentò di uccidere il cognato, una condanna a Vibo

La sparatoria risale al luglio scorso. Il processo si è svolto con rito abbreviato

Tentò di uccidere il cognato, una condanna a Vibo

Il gup del Tribunale di Vibo Valentia, Marina Russo, ha condannato a 8 anni e 3 mesi di reclusione Piero Castagna, 44 anni, di Vibo Valentia, accusato del tentato omicidio ai danni del cognato Francesco Purita. Il giudice ha escluso per l’imputato le aggravanti della premeditazione e dei motivi futili. Il pm, Filomena Aliberti, aveva chiesto la condanna dell’imputato a 9 anni e 4 mesi. Il processo si è celebrato con rito abbreviato che è valso all’imputato uno sconto di pena di un terzo. Francesco Purita era stato raggiunto da colpi d’arma da fuoco nel luglio dello scorso anno mentre si trovava all’interno di un terreno di Vena Superiore. Dopo il ferimento di Purita, Piero Castagna si era reso immediatamente irreperibile, mentre Purita era stato trasportato d’urgenza all’ospedale di Vibo Valentia in condizioni inizialmente critiche. Fondamentali ai fini della ricostruzione dell’accaduto si sono rivelate le dichiarazioni della vittima la quale, già nell’immediatezza dei fatti, aveva riferito ai poliziotti della Squadra Mobile che era stato sparato da suo cognatoPiero Castagna.
Francesco Purita ha riferito che, dopo aver ricevuto una telefonata da Castagna, nella quale gli intimava di non recarsi più in quel terreno, quest’ultimo lo avrebbe raggiunto a bordo di un’autovettura, intimandogli che “dopo avrebbero fatto i conti”. A seguito di questo primo avvertimento, Castagna si sarebbe allontanato dal luogo in questione per farvi ritorno dopo pochi minuti con fare decisamente più aggressivo. In tale frangente Castagna, dopo aver nuovamente minacciato verbalmente Purita, avrebbe estratto la pistola e avvicinatosi alla vittima – che nel frattempo cercava di fuggire – l’avrebbe attinta dapprima con un colpo all’orecchio e subito dopo con altri spari ad un braccio e alle gambe, provocando la caduta del cognato.

Non ancora appagato, Castagna avrebbe ulteriormente attinto la vittima, ormai riversa al suolo e quasi priva di sensi, con un ennesimo colpo di pistola all’inguine, per poi continuare nell’efferata azione delittuosa sferrandogli numerosi calci al petto e alle gambe.Purita ha concluso il suo racconto dichiarando che, dopo la fuga del suo attentatore, è riuscito miracolosamente a comporre il numero di emergenza 113 chiedendo di essere soccorso.

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