Rinascita Scott: Mantella e le accuse ai Giamborino, dai rapporti con i boss all’affiliazione
Il collaboratore contro l’ex consigliere regionale ed il cugino Giovanni. I legami con i Piscopisani, i Lo Bianco, i Mancuso ed i Fiarè. Gli affari con la spazzatura, i favori a Razionale, la raccolta dei voti ed il controllo dell’ospedale di Vibo
Continua a “vuotare il sacco” nel maxiprocesso Rinascita Scott, il collaboratore di giustizia Andrea Mantella che nel pomeriggio – dopo l’esame in mattinata dedicato alla figura dell’imprenditore Gianfranco Ferrante – si è concentrato su due fra gli imputati più in vista del dibattimento: i cugini Giovanni e Pietro Giamborino, entrambi di Piscopio. “Giovanni Giamborino – ha spiegato Mantella – è il figlio di Fiore Giamborino, ovvero uno dei vecchi capi della ‘ndrina di Piscopio, cugino del consigliere regionale Pietro Giamborino. Giovanni Giamborino è un fedelissimo del boss di San Gregorio d’Ippona, Saverio Razionale, ed è anche il factotum del boss di Limbadi Luigi Mancuso. Giovanni Giamborino si occupava di usura e mi risulta appartenente alla ‘ndrangheta unitamente ai fratelli”. Ad informare Andrea Mantella dell’appartenenza alla ‘ndrangheta dei Giamborino, anche Pino Galati, quest’ultimo indicato quale capo società del nuovo locale di ‘ndrangheta di Piscopio, nonché cugino di Pietro Giamborino. [Continua in basso]
E proprio sull’esponente politico del Pd, già consigliere comunale a Vibo dal lontano 1994 con il Partito popolare (Ppi), poi consigliere provinciale dal 1995, quindi presidente del Consiglio provinciale con la Margherita, poi assessore alla Provincia di Vibo (con deleghe al bilancio ed alle finanze), infine consigliere regionale dal 2005 al 2010 con la Margherita e poi dal 3 maggio 2013 al 24 novembre 2014 in quota Pd, ex amministratore delegato della società “Vibo Sviluppo” e già candidato a sindaco nelle primarie del centrosinistra del 2015, il collaboratore Andrea Mantella si è a lungo soffermato nel corso dell’esame rispondendo alle domande del pm Antonio De Bernardo. “Pietro Giamborino negli anni ’80 frequentava la casa di Carmelo Lo Bianco, detto Piccinni, insieme a suo zio Fiore Giamborino. Io lo vedevo lì dentro la casa dei Lo Bianco sin da quando ero ragazzino. Pietro Giamborino è stato sempre riconosciuto – ha dichiarato Mantella – come un uomo d’onore ed era presente pure quando in casa di Carmelo Lo Bianco c’era Paolo D’Elia, un anziano boss di Seminara, massone deviato nonché personaggio che ha conferito diverse doti di ‘ndrangheta ai Lo Bianco-Barba. Pietro Giamborino si accompagnava pure a Francesco D’Angelo, detto Ciccio Ammaculata, il capo del vecchio di ‘ndrangheta di Piscopio. Pietro Giamborino aveva inoltre rapporti con Saverio Razionale, con cui cenava pure a Roma, e ricordo pure che Giamborino camminava con il massone Ugo Bellantoni un ginecologo di cui non ricordo il nome – ha continuato Mantella – ma che era pure lui un massone. Più volte ho visto Giamborino al bar in compagnia del cugino Pino Galati”.
Il parrucchiere, la bomba a Vibo e il favore chiesto a Mantella
Quindi il racconto di un favore che Andrea Mantella avrebbe fatto a Pietro Giamborino grazie all’intercessione – secondo l’accusa – del boss di San Gregorio d’Ippona Saverio Razionale. “Stavo mettendo in atto delle estorsioni e ho incaricato Onofrio Barbieri di Sant’Onofrio – ha spiegato Mantella – di mettere dell’esplosivo a Vibo contro il negozio di parrucchiere di Michele D’Angelo chiamato I tuoi capelli, la mia passione. Dopo l’esplosione della bomba avanziamo l’estorsione al parrucchiere, ma da me è poi venuto Saverio Razionale a chiedermi la cortesia di lasciarlo in pace perché il parrucchiere era amico di Pietro Giamborino e ci chiedeva il favore. In cambio Pietro Giamborino si sarebbe messo a disposizione per qualsiasi favore con la pubblica amministrazione”. Mantella, stando al suo racconto, accettò l’invito di Razionale per conto di Giamborino rinunciando all’estorsione al parrucchiere. “Da quel momento Pietro Giamborino – ha dichiarato il collaboratore – sponsorizzò il noleggio dei miei mezzi con la ditta della spazzatura, la Proserpina, il cui amministratore era Pellegrino che aveva in appalto la raccolta dei rifiuti a Vibo città. Ci siamo divisi i soldi con Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni, attraverso tale Campennì. Pellegrino era sponsorizzato da Pietro Giamborino ed entrambi avevano lo studio a Vibo in piazza Morelli. Ricordo – ha aggiunto il collaboratore – che Pellegrino soggiornava all’epoca al 501 Hotel ed io mandai due dei miei uomini, Mommo Macrì e Francesco Antonio Pardea, a lasciargli una grossa pietra sul cofano dell’auto poiché ritardava a pagarci. Pellegrino venne a trovarci per sistemare le cose, ma poi tutto finì perché perse l’appalto della spazzatura”. Pellegrino (non indagato) sarebbe comunque tornato utile a Mantella anche per altro, spedendo i suoi bovini in un mattatoio di Palermo. Proprio a Palermo in quel periodo, stando alle dichiarazioni del collaboratore, Pellegrino aveva l’appalto per le pulizie dentro il Tribunale. “Quando mi hanno sequestrato dei beni –ha dichiarato Mantella – ho avuto una soffiata di un illustrissimo avvocato, perché io avevo sessanta bovini nelle stalle. Di notte li caricai e sulla certificazione misi la destinazione di questo mattatoio di Palermo”. Mantella sarebbe diventato amico di Pellegrino, tanto da avere ricevuto da quest’ultimo un cesto natalizio con dentro una somma di denaro pari a diecimila euro. [Continua in basso]
I voti per le competizioni elettorali
Passando al capitolo elezioni, Andrea Mantella ha dichiarato che in un’occasione lui stesso ha suggerito al cugino Francesco Lo Bianco di raccogliere voti per Pietro Giamborino. “E’ stato mio cugino Francesco Lo Bianco a votarlo e tramite tale Patania di Vibo Marina sono stati raccolti dei voti per lui. Pure io dissi di raccogliere voti per Pietro Giamborino in quanto ci poteva essere utile. In ogni caso – ha sottolineato Mantella rispondendo al pm – Pietro Giamborino è stato votato da tutta la ‘ndrangheta e pure dai D’Amico della Dmt Petroli. Ricordo che gli Evalto, di cui uno cognato di Paolo Lo Bianco, si sono rivolti a Pietro Giamborino per dei problemi che avevano con un impianto di calcestruzzi a Maierato, al pari di Domenico Evalto, l’ex consigliere comunale di Vibo. Giamborino manteneva rapporti pure con Rosario e Giovanni Battaglia di Piscopio”.
I Fiarè e la mensa all’ospedale di Vibo
Infine il capitolo sanità e l’influenza che, a detta di Mantella, Pietro Giamborino avrebbe avuto pure sull’ospedale di Vibo. “Giamborino era legato al dottore Comito ed al dottore Michele Soriano e – ha aggiunto il collaboratore – ricordo che fra il 2006 e il 2007 lo stesso Giamborino ha sponsorizzato i parenti dei Fiarè di San Gregorio d’Ippona per la mensa dell’ospedale di Vibo. Ospedale di Vibo, una vera cantina sociale, finito nelle mani della ‘ndrangheta – ha dichiarato ancora Mantella – grazie a politici come Pietro Giamborino e Nazzareno Salerno. Anche Paolo Lo Bianco, che all’ospedale di Vibo era stato assunto come ascensorista pur soffrendo di claustrofobia, mi disse che Giamborino aveva sistemato i Fiarè nella mensa dell’ospedale. Lo stesso Domenico Lo Bianco, fratello di Paolo, era stato assunto a Portosalvo nei laboratori della mensa, mentre Pino Barba, detto Pino Presa, all’ospedale di Vibo si occupava di manutenzione elettrica”.
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