Rinascita Scott, il collaboratore Mantella accusa gli imprenditori Restuccia
Il legame con il clan Mancuso ed i lavori per la Tangenziale Est e la Strada del Mare. L’estorsione da Annunziata e le intimidazioni simulate per accreditarsi quali vittime della criminalità organizzata
Si è soffermato a lungo sui costruttori ed imprenditori edili Angelo e Vincenzo Restuccia, il collaboratore di giustizia Andrea Mantella nel corso del maxiprocesso Rinascita Scott. Angelo Restuccia, 84 anni, figura fra gli imputati del processo, mentre Vincenzo Restuccia è deceduto nel dicembre 2017 all’età di 77 anni. Originari di Rombiolo, nel corso dell’esame condotto dal pm della Dda di Catanzaro, Antonio De Bernardo, gli imprenditori Restuccia sono stati definiti da Andrea Mantella come “parte integrante del sistema economico dei Mancuso”. In particolare, Mantella ha raccontato che Angelo Restuccia era noto anche con l’appellativo di “Panzuni” o “Paternostru” e venne interessato per rilevare un capannone nella zona industriale di Vibo Valentia. [Continua in basso]
“Avevo in mente di realizzare con Filippo Polistena – ha dichiarato il collaboratore – un autolavaggio industriale per i compattatori dei rifiuti e per i camion della spazzatura. E’ stato Filippo Polistena a segnalare a Salvatore Morelli un capannone nella zona industriale dove realizzare l’autolavaggio”. Si tratta stesso Salvatore Morelli, attualmente latitante per Rinascita Scott, indicato nella scorsa udienza da Mantella come suo “erede naturale”. Il collaboratore ha quindi spiegato di aver chiamato nell’occasione “Marino Artusa di Filandari, ritenuto il factotum di Pantaleone Mancuso, detto Scarpuni, per comprare il capannone ed informare dell’acquisto lo stesso Mancuso. Marino Artusa mi diede così appuntamento ai mercati generali di Vibo dove si presentò con Angelo Restuccia e – ha ricordato il collaboratore – mi vennero portati i saluti di Pantaleone Mancuso, Scarpuni. Alla fine non si fece nulla perché Angelo Restuccia ci informò che il capannone non si poteva acquistare. Ci disse però che l’autolavaggio si poteva fare in un terreno di Filippo Polistena ed a quel punto la cosa venne gestita da Salvatore Morelli. Alla fine l’autolavaggio non fu realizzato neanche qui perché nel frattempo era anche cambiata la ditta della spazzatura”. Marino Artusa è attualmente imputato nel processo nato dall’operazione “Costa Pulita”.
Angelo Restuccia e il centro commerciale Annunziata
Angelo Restuccia è stato poi chiamato in causa da Andrea Mantella per la costruzione del centro commerciale Annunziata a Vibo Valentia. “Lo sbancamento per realizzare l’Annunziata – ha spiegato Mantella – venne fatto dall’imprenditore Angelo Restuccia. Per questi lavori è stato Michele Palumbo, uomo di Pantaleone Mancuso, Scarpuni, a portarmi ventimila euro per lasciare in pace Angelo Restuccia. Alla fine ci accordammo così: il commerciante Annunziata mi pagava la mazzetta due volte l’anno. I soldi venivano portati da uno dei Piromalli di Gioia Tauro nello studio dentistico di Francesco Fiarè” di San Gregorio d’Ippona, figlio di Filippo Fiarè. Al fine di gestire al meglio l’estorsione nei confronti di Annunziata, Francesco Fiarè – secondo Mantella – avrebbe coinvolto nell’affare anche il proprio zio Gregorio Giofrè, detto Nasone, anche lui di San Gregorio d’Ippona e fra gli imputati del processo Rinascita Scott. “I soldi per l’estorsione da Annunziata – ha svelato il collaboratore – li hanno materialmente presi Francesco Scrugli, Salvatore Morelli e mio cugino Salvatore Mantella. Un’altra tranche dei soldi è andata a Gregorio Giofrè. Dentro l’Annunziata abbiamo fatto assumere anche una commessa. Scrugli, inoltre, era solito recarsi all’Annunziata e prendere tanti vestiti senza mai pagare, compresi i vestiti da mandare ai carcerati”. [Continua in basso]
Vincenzo Restuccia e la “sceneggiata” delle intimidazioni
Agli occhi dell’opinione pubblica doveva passare per vittima della criminalità organizzata. Pianti continui a telecamere ben accese e un numero crescente di attentati contro i mezzi della sua ditta. Ma per Andrea Mantella la verità sarebbe stata ben diversa e dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia ha parlato di un Vincenzo Restuccia dal “doppio volto” che, insieme ad Angelo Restuccia, sarebbe stato pure lui “da sempre mani in pasta con Luigi Mancuso, Antonio Mancuso e Pantaleone Mancuso, detto Vetrinetta”. Secondo Andrea Mantella, sarebbe stato direttamente Vincenzo Restuccia a portare dei vecchi escavatori a Vibo Valentia e poi a chiedere “ad Antonio Mancuso la cortesia di avvertire Carmelo Lo Bianco, detto Piccinni, per mandare qualcuno dei suoi a spararglieli. Nel 2004, in seguito a tale richiesta, a sparare contro gli escavatori di Restuccia – ha svelato il collaboratore – sono così andati Francesco Scrugli e Giuseppe Pugliese Carchedi a bordo di una moto. Vincenzo Restuccia anche in questa occasione doveva passare per una vittima perché si doveva accreditare con la Prefettura al fine di ottenere la certificazione antimafia per le proprie imprese. Si trattava di un escamotage, di un depistaggio di Vincenzo Restuccia che – ha riferito Mantella – utilizzava pure la televisione per farsi passare quale vittima. Dopo aver posizionato lui stesso un vecchio escavatore per farselo sparare o incendiare, truffava pure l’assicurazione sul mezzo meccanico. Cose – ha sostenuto il collaboratore – al limite della follia e di tali sceneggiate erano al corrente, oltre a Carmelo Lo Bianco, anche suo figlio Paolino, Filippo Catania ed Enzo Barba”.
Lo stesso Vincenzo Restuccia avrebbe poi abbandonato l’appalto per la Tangenziale Est di Vibo Valentia nel quale si sarebbe invece inserito l’imprenditore Giuseppe Prestanicola, mentre per i lavori della Strada del Mare – secondo Mantella – avrebbe pagato il clan Tripodi di Portosalvo. “In particolare, Vincenzo Restuccia pagò Salvatore Tripodi, mentre il rapporto con i Tripodi si spiega in virtù del fatto – ha concluso Mantella – che Cosmo Michele Mancuso è compare con Nicola Tripodi”.
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