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Autobomba a Limbadi, l’avvocato dei Vinci: «Atto terroristico-mafioso» (VIDEO)

Giuseppe Antonio De Pace, legale della famiglia del biologo 42enne rimasto ucciso nell’esplosione di contrada Cervolaro, ripercorre le liti con i Di Grillo-Mancuso e afferma: «Non ho paura di denunciare la protervia mafiosa». Chiesti i funerali di Stato

Autobomba a Limbadi, l’avvocato dei Vinci: «Atto terroristico-mafioso» (VIDEO)

Trattiene a stento l’emozione l’avvocato Giuseppe Antonio De Pace, legale della famiglia Vinci di Limbadi vittima, nella persona di Matteo Vinci, 42enne laureto in biologia, e del padre Francesco Vinci, 73 anni, dell’esplosione che ieri ha ucciso il primo e gravemente ferito il secondo. Per l’avvocato di Soriano Calabro, si è trattato di un vero e proprio «atto di matrice terroristico-mafiosa». Ed lo stesso difensore della famiglia a ripercorrere le liti di vicinato che hanno coinvolto i Vinci con la famiglia Di Grillo-Mancuso e che già nel 2014 portarono ad una violenta rissa seguita da sei arresti e, nell’ottobre scorso, ad una violenta aggressione ai danni di Francesco Vinci, minacciato con una pistola e colpito ripetutamente con un bastone fino a riportate la rottura di diversi denti e ad essere ricoverato in terapia intensiva. Il legale ha anche chiesto al Presidente della Repubblica ed al ministro degli Interni i funerali di Stato da celebrarsi a Limbadi. Per il legale siamo dinanzi ad un “attentato alla collettività più pesante di quanto non siano state le stragi di mafia degli ultimi decenni. Se nell’immaginario collettivo, l’attacco a esponenti di punta dello Stato si proietta in una dimensione distante, la strage di Limbadi entra nella carne viva, popolare, della collettività: perché una famiglia mite, sobria, anonima, è stata massacrata dalla violenza mafiosa, che ha voluto scolpire in modo indelebile il messaggio de te fabula narratur (è di te che si parla in questa favola). Giacché di questo si tratta. Una semplice famiglia di modesti lavoratori cercava, aggrappandosi alla giustizia, di difendere i pochi beni dalla famelica aggressività mafiosa: una condotta di lesa maestà che agli occhi di certi ‘circoli’ non può osare di mettere in atto. Come il modesto imprenditore, Libero Grassi in Sicilia, Matteo Vinci è il resistente del nostro tempo alla protervia mafiosa in Calabria”. Da qui la richiesta rivolta al Presidente della Repubblica ed al ministro degli Interni per avere dei finerali di Stato a Limbadi. La testimonianza dell’avvocato:

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