Il reportage | Vibo Marina, qui dove una volta c’era la Capannina (VIDEO)
Erosione, cementificazione selvaggia, disattenzione della pubblica amministrazione, insopportabile burocrazia. Ecco cosa ha cancellato le magiche estati che viveva la Riccione calabrese. E oggi c’è chi si rimbocca le maniche e sogna ti riportare indietro le lancette del tempo
Quel lungomare costò più di mezzo milione di euro. Bastò una mareggiata e tutto venne giù. Più o meno dieci anni fa. Anche a Vibo Marina, come a Forte dei Marmi, c’era la Capannina. Luogo di ritrovo per i giovani, soprattutto la sera. Per le famiglie al mare, di giorno. Luogo simbolo di un’estate calabrese che qui oggi è solo un lontano ricordo. I juke boxe non suonano più, c’è solo rabbia e nostalgia. La nostalgia la si comprende, la rabbia solo in parte. Sì, perché è colpa del governo ladro che – negli anni ’90 – salvando con le scogliere Bivona, ha deviato le correnti e accentuato l’erosione sulla vicina Vibo Marina. E’ colpa del governo ladro, pavido e connivente, se nulla s’è fatto, dagli anni ’70 in poi, per contrastare la cementificazione selvaggia sul suolo demaniale che sorge sotto il naso della Capitaneria di porto. Ma a cementificare, secondo la più spregiudicata deregulation, sono stati i cittadini. E’ nato così una sorta di quartiere dormitorio con vista mare: diviso tra abusivismo di necessità e sfacciata speculazione di chi s’è fatto, con quattro pilastri e un tetto arrangiato, la casa al mare.
La piazza fantasma. Oggi piazza Capannina è una piazza fantasma. Doveva essere rimessa già a posto da tempo, dopo quella mareggiata che in una notte distrusse i lavori conclusi sotto la prima amministrazione guidata dal sindaco Elio Costa. «Il problema – spiega Lorenzo Lombardo – è che prima ha fatto ostruzionismo l’Autorità di bacino regionale, poi c’è stata un’interdittiva antimafia all’impresa che doveva realizzare i lavori… Insomma, il solito problema. Abbiamo il finanziamento e la voglia di fare, ma non possiamo fare. E vai a spiegarlo ai cittadini, che certe cose non le sanno e poi, fisiologicamente, se la prendono con l’amministratore di turno». Lombardo, peraltro, a Vibo Marina ci vive: qui è nato, qui s’è sbucciato le ginocchia. La ricorda con un amaro sorriso, la sua Vibo Marina… «Era stupenda», dice. La sua è stata l’ultima generazione ad averla vista per quella che era, prima che si riducesse così.
Quel lungomare distrutto da una mareggiata. Osserva, l’assessore ai Lavori pubblici, quella voragine lungo la linea d’aria che collega quelli che tra gli anni ’70 e ’80 erano un simbolo della movida: la Capannina, che non c’è più, e il Chiosco azzurro, che oggi non è neppure l’ombra di ciò che era un tempo. Osserva le macerie e prova a ragionare su come siano stati fatti quei lavori finiti e distrutti più o meno dieci anni fa: «Dieci centimetri di cemento… Sotto cinque-sei centimetri d’asfalto… Sotto solo materiale di risulta e sabbia… Poteva reggere? No… Non poteva…». Anche i piloni sotto il lungomare sono stati corrosi dal movimento delle acque e della salsedine. Ora si rifarà tutto da capo. Sì, ma quando? «Burocrazia e intoppi permettendo da ottobre prossimo contiamo di iniziare i lavori». Insomma, quella in arrivo sarà l’ultima estate con questo scenario post-bellico. Sarà un intervento che servirà a riqualificare anche una parte del quartiere che sta franando. «Prima però – spiega l’assessore di Vibo Valentia – serve il ripascimento della costa attraverso interventi di contrasto all’erosione». Già, perché altrimenti si rischia di commettere gli errori del passato.
Quelle interessate disattenzioni. Più avanti la situazione non è dissimile. Qui la strada è franata, si aprì una voragine e ci finì dentro un suv. Ora il transito è interdetto. Accusa un cittadino: «Se non mettono una protezione, qui prima o poi si ammazza qualcuno…». E via, giù duro, contro il governo ladro… Ma quella casa, la sua casa, quando e come è stata costruita? Trenta, forse quarant’anni fa. La difende. Spiega che il suo è stato un abusivismo di necessità. «Altri si sono fatti la casa al mare, il fior fiore dei professionisti, loro sono i veri abusivi». E poi via a spiegare perché «tutti quelli che dovevano intervenire hanno distolto lo sguardo. Perché gli conveniva…».
«I cittadini ormai sono stanchi». C’è la figlia dell’uomo, che con i suoi occhi color del mare di Vibo Marina, s’illumina ai ricordi: «Io so cos’era Vibo Marina. Io che ho vissuto in Sardegna vi dico che poteva essere uno dei posti più belli del mondo, e invece è così… La gente è arrabbiata, perché adesso chiede risposte, perché non ce la fa più a vivere in queste condizioni».
«Basta ostruzionismi della burocrazia». Questo è il passato, che nessuno risarcirà. E il futuro? «Intanto – spiega l’assessore Lombardo – pensiamo al presente. Come a Vibo anche qui sto aprendo cantieri su progetti e finanziamenti fermi dal 2004. E’ mai possibile questo?». Perché e per colpa di chi? «Non sempre è per la scarsa volontà di chi ha amministrato, il problema è che si fa i conti con una lentezza e gli ostruzionismi della burocrazia che a volte sono spaventosi».
Ma qualcosa si muove. Che le cose possano cambiare lo si evince dai lavori in corso nel cuore del quartiere. Interventi di riqualificazione che vedono il rifacimento dei marciapiedi, dell’asfalto, della segnaletica orizzontale e verticale. Cose qui mai viste, mai fatte. Roba da milioni di euro. «Eppure c’è chi lamenta – sottolinea l’amministratore – che ci sono meno posti auto così…». Come dire, mai contenti… C’è però chi comprende: «Da quanto aspettavamo? Cinquant’anni… Era ora».
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