La relazione tra Spread e Covid: tutto quello che avremmo voluto sapere e non abbiamo mai chiesto
Il commento del dottor Gianfranco Manfrida: «L'era delle quotazioni dei titoli di Stato ha condizionato non solo i media, ma anche la vita quotidiana delle persone, della politica e delle scelte sociali. Poi è arrivato il coronavirus»
di Gianfranco Manfrida*
L’attuale situazione globale (globalizzata come tutto quello che ci circonda) impone ad ogni essere pensante qualche riflessione. Chi ha qualche limite, come il sottoscritto, normalmente insegue i pensieri anziché fabbricarli. Lo spunto è nato rovistando fra giornali e riviste di qualche tempo fa, memoria stampata ed indelebile finchè non viene cestinata. L’era dello Spread ha imperversato quotidiana ed instancabile in televisione, sui giornali per poi finire inevitabilmente sui social. L’esercito di opinionisti professionisti che popola le trasmissioni in tutte le reti e ad ogni orario ha stimolato un esercito ancora più numeroso di opinionisti faidate sui social.
Lo spread ha condizionato non solo i media, ma anche la vita quotidiana delle persone, della politica e delle scelte sociali. Ha creato ansie e preoccupazioni non solamente nelle categorie produttive che avevano un perché, ma anche e soprattutto nelle categorie che un perché non l’avevano. Ma si adeguavano. Le discussioni si facevano sempre più accese negli opinionisti professionali, ma anche nei dilettanti non era da meno, trasformandosi in dibattiti finalizzati al nulla. Politicamente Berlusconi & Co ci rimisero la poltrona e magicamente lo spead cominciò ad appassire, fino a sparire dalla memoria degli uomini e a rimanere in quella stampata fino alle pulizie di primavera… qualcosa nella mia memoria è rimasto. Un sondaggio eseguito all’epoca evidenziava come il 10 percento degli italiani era più o meno a conoscenza di cosa si trattasse senza entrare nei meandri della finanza, dove rimaneva impantanato anche il più esperto; il 20 percento la riteneva una tassa messa dai tedeschi per comprarsi le banche italiane; il 70 percento circa non sapeva cosa fosse, affiancato dalla solita percentuale dei “non risponde”. La cosa che più mi ha colpito è stata la risposta alla domanda cosa significasse la parola Spead. Una percentuale imprecisatamente alta si è esercitata a scoprire qualche acronimo in tedesco o in inglese. Altri hanno risposto che in lingua tedesca significava denaro. Altri più onestamente hanno alzato le mani. Mi sono documentato con un semplice vocabolario…
Spread, in inglese significa diffondere, propagare, divulgare ed il corrispondente sostantivo! Siamo stati dominati, tempestati, terrorizzati da qualcosa di cui la maggioranza non ne sapeva nulla. Qualcosa che è sparita prima che dalla memoria umana, dai media, dai giornali e, evviva, da Facebook. Senza nemmeno capire cosa ne avesse determinato la scomparsa…
Propagazione, diffusione….si affrancano bene ad una epidemia, ancor più ad una pandemia. Sia in termini sanitari ma anche e soprattutto a livello mediatico. Seguito a breve da quello più imponente dei social. Anche in questa e più drammatica circostanza i professionisti dell’opinione si esercitano in acrobatiche previsioni, concludendo il più delle volte, a seguito di domande più precise, che non ci sono dati, o quelli a disposizione sono scarsi. Potremmo concludere che delle esercitazioni messe in atto rimangono solo le acrobazie…
Ho messo in atto una piccola e furba vigliaccheria: ho chiesto ad alcuni conoscenti, qualche amico e qualche altro infervorato nelle discussioni in tema, se sapesse esattamente cosa significa Covid-19 e se fosse (per aiutarli) più corretto usare il maschile o il femminile. Ho ascoltato le risposte che non fanno statistica ma mi hanno un po’ fatto vergognare per avere approfittato della mia professione. Solo una, su qualche decina, ha risposto correttamente Coronavirus Disease con la targa dell’anno 2019. Malattia da coronavirus quindi. Mutata nel nome prima che nel genoma in COVID. Forse ho immaginato che gli inglesismi fanno più audience. Se mai ce ne fosse bisogno.
La imponente tempesta mediatica con ciclonica potenza ha spazzato via la quasi totalità delle altre notizie, pure meritevoli di informazione. Al bollettino dei contagiati, che aumentano o diminuiscono a fronte del numero di tamponi eseguiti (sic!) o forse con altre motivazioni, seguono le riprese delle mascherine ffp3 e scafandri, ambulanze che corrono e infine le misure messe in atto per il bene della popolazione. Breve durata hanno avuto gli spot sul corretto lavaggio delle mani dopo lo starnuto, seguito dalle istruzioni per lo starnuto nel gomito con qualche problema sulle indicazioni al successivo lavaggio del gomito ma molti portano la mascherina appesa al gomito… problema risolto in autonomia.
La poderosa macchina preventiva messa in atto e che ha portato al suo capolavoro è culminato con l’acquisto dei banchi a rotelle. Il risultato è stato l’azzeramento dei contagi nelle scuole. Che per l’occasione sono rimaste chiuse. Altre misure sono ancora attuali ed è sufficiente accendere la televisione, qualsiasi canale, per cercare di districarsi fra colori, età, cosa si può fare con le motivazioni e cosa fare senza motivo. Su quest’ultima, sfuggita per qualche defezione, pare che sarà convocato il tavolo tecnico scientifico per stabilire se servirà l’autocertificazione.
Ma non è finita. Dopo l’informazione ufficiale, a reti unificate dagli argomenti trattati, si potrà finalmente ricevere istruzioni dagli opinionisti. Se per caso il sonno dovesse avere il sopravvento, niente paura. Ci sono gli opinionisti di riserva. Quelli che postano su facebook la registrazione della trasmissione, seguita dai commenti ai commenti corredate di faccine, mi piace ed i più tecnologici GIF. E se per inseguire le opinioni, commentate dai vice opinionisti suddivisi in gruppi whazzapp, che a loro volta, per contrasti interni si dividono in sottogruppi, dai quali qualcuno scappa per creare un altro gruppo, doveste perdere l’attitudine a pensare…..nessun problema. C’è chi pensa a noi….
Non so chi, diceva “la soluzione di un problema necessita della conoscenza del problema, nessun problema ha la soluzione se non ne hai conoscenza”, aggiungo qualche volta si estinguono da soli.
*Medico pedriatra
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