La funzione sociale della scuola per sottrarre i giovani dalla devianza e dal crimine
Saverio Fortunato, Rettore dell’Istituto Italiano di Criminologia degli Studi di Vibo Valentia, interviene su edilizia precaria, studenti in esubero e didattica a distanza
di Saverio Fortunato
“La scuola ha la funzione primaria di togliere i ragazzi dalla strada, sottraendoli alla devianza e al crimine, dando loro un’istruzione e un’educazione, con l’obiettivo di inserirli nella società attraverso valori sociali e il rispetto delle norme di condotta. La scuola ha questa funzione sociale, altrimenti non ha senso. Il disadattamento scolastico è causato dai fattori personologici e familiari dello studente, dalle deficienze della scuola, ossia dalla precarietà edilizia da una parte e dal degrado scientifico, culturale e morale, inclusa la precarietà del corpo docenti, dall’altra. I fattori criminogeni della scuola (che generano forme dissocializzanti e devianti) sono: la devastazione dei curricula attraverso i corsi facoltativi, che hanno sostituito alle discipline di base le più strane materie, privando lo studente di un sapere organico e sistematico a favore d’inconcludenti attività extrascolastiche; l’indisciplina endemica, l’irresponsabilità e l’assenteismo degli studenti, con gli aggravamenti della droga e della violenza contro le cose e le persone; l’impreparazione di quei docenti caratterizzati più sul metodo che sulla sostanza dell’insegnamento; la concezione della scuola in termini di efficienza o rendimento (anziché sull’impegno e merito) e di rapporto costi/benefici.
La Scuola, in termini di bilancio economico, è a perdita, come lo è l’Esercito (che costa molto e produce zero) o la Sanità (lo Stato deve curare anche chi è povero). I soldi che lo Stato spende per una scuola, si recuperano in termini di risparmi degli accessi al pronto soccorso, ospedalizzazioni, carceri, processi penali e controllo del territorio. Il compito dello Stato è costruire scuole, belle e accoglienti, altrimenti, lo studente come potrà amare la scuola se non la sente “sua”, con aule da frequentare sparse per la città dove è un “intruso” in edifici altrui?
I risparmi dello Stato devono avvenire in altri settori; per esempio, dai costi e privilegi della Politica; dagli acquisti ministeriali di banchi a 300 euro cad., quando sul sito alibaba.com costano 25 euro! Oppure, eliminando le voci “retribuzione di risultato” e “di posizione”, dagli stipendi dei dirigenti scolastici; abolendo la fabbrica del progettificio, che macina denaro pubblico e squalifica la didattica e fa ripiegare i curricula sui livelli minimi. A Vibo, con l’inizio dell’anno scolastico, due licei (quelli che contano un migliaio di iscritti in esubero), puntualmente reclamano nuove aule e poi le occupano in edifici altrui. Un edificio per civile abitazione o privato, garantisce le norme antisismiche, tenuto conto delle sollecitazioni nel tempo che il peso di migliaia di studenti fanno gravare sulla struttura? E l’esubero è davvero inevitabile?
Per le scuole superiori, riguardo alle iscrizioni e all’esubero, il MIUR ha disposto la Circolare n° 14659 del 3.11.2017 che recita: «Le iscrizioni al primo anno delle scuole superiori di secondo grado avvengono esclusivamente in modalità OnLine secondo quanto definito dall’articolo 7, comma 28, del Decreto Legge 95/2012 convertito in Legge 135/2012. Le domande d’iscrizione online possono essere presentate a un solo istituto scolastico, per evitare che una doppia opzione da parte delle famiglie possa alterare le situazioni di organico. Le famiglie possono scegliere, in subordine, fino a un massimo di altri due istituti di proprio gradimento. In caso di mancato accoglimento del primo istituto, sarà cura del sistema di Iscrizioni OnLine provvedere a comunicare alla famiglia, via posta elettronica, di aver inoltrato la domanda di iscrizione verso l’istituto scolastico indicato in subordine».
Stante queste disposizioni e al criterio di ragionevolezza, cui per legge è vincolato il consiglio di classe e d’istituto, come si fa a giungere al numero di 800 esuberi in un solo istituto? Non si discriminano e si condannano così all’estinzione gli altri istituti superiori, con ciò che socialmente ne consegue?
Chiude il cerchio, la didattica a distanza, che si vorrebbe fare adottare a metà classe, per rimediare alla mancanza di aule, mentre l’altra metà in presenza.
Ciò viola il diritto allo studio, crea disuguaglianze e penalizza il processo di apprendimento. Difatti, non tutti gli studenti, a casa, hanno un computer, cellulare, rete adsl o uno spazio a disposizione privo di rumori durante il collegamento online. L’esubero, la precarietà dell’edilizia, la didattica a distanza genera diseguaglianze, abbassa il livello curriculare e tutto ciò, presto o tardi, presenterà il conto alla società”.