Turismo e ripresa: «Rischioso riaprire, servono aiuti alle imprese»
La riflessioni di Calabria Sociale sulla ripartenza della stagione: «Vogliamo diventare famosi per il ritorno dell’epidemia o per le nostre bellezze? La politica calabrese si faccia sentire»
di Calabria Sociale
Ci rivolgiamo a tutti gli operatori del settore turistico e non. L’emergenza che stiamo affrontando, inevitabilmente, ci impone una riflessione di ordine sanitario ed economico. Non possiamo seriamente pensare che la stagione estiva ormai alle porte porterà benessere economico e salute.
Nelle nazioni da cui provengono i maggiori flussi di turisti verso le nostre regioni persiste l’epidemia di coronavirus. In molte di esse, anzi, la pandemia è esplosa più tardi rispetto all’Italia, e stanno quindi vivendo tutte le fasi che noi abbiamo già superato. I grandi tour operator ad oggi disdicono, anziché bloccare, sia le strutture che i voli, voli fortemente ridotti di oltre la metà.
Neanche il mercato turistico interno potrà purtroppo rappresentare un’opportunità. Infatti, i dipendenti hanno già consumato le loro ferie a causa della chiusura forzata delle industrie, se non peggio: molti sono stati licenziati o in cassa integrazione. Pertanto si può pensare solo ad un turismo molto limitato, di tipo mordi e fuggi o delle seconde case.
Veniamo all’aspetto della salute. Non vorremmo essere nei panni di un proprietario di un hotel o ristorante, per il motivo seguente. Immaginatevi questo scenario: un hotel dove vi sono, come ospiti, 180 persone più 40 unità di personale e un solo cliente viene trovato come positivo asintomatico. Con le norme attuali, la struttura verrebbe messa in quarantena con tutti coloro che hanno avuto contatto con l’infetto. Quindi la struttura dovrebbe sobbarcarsi le spese per almeno 14 giorni per tutti i clienti ed il personale, comprese quelle per le prescritte sanificazioni di tutto il villaggio. Ciò comprometterebbe la regolare esecuzione delle prenotazioni dei giorni successivi, che salterebbero. Lasciamo a voi immaginare il danno economico e alla salute. [Continua]
Pensiamo, poi, ai ristoratori. Se in un ristorante con 10 dipendenti si venisse a scoprire dopo 7/10 giorni che uno dei camerieri ha avuto un contatto con un positivo asintomatico arriverebbe l’organo di polizia e disporrebbe la chiusura del locale e la quarantena per tutto il personale. È conveniente rischiare?
Per coloro che non aprono l’attività, riteniamo che si debba disporre un fondo perduto dell’80 per cento della dichiarazione del 2019 e una riduzione per legge del 70 per cento di tutte le tasse governative e comunali. Mentre, per coloro che aprono, una riduzione del 30 per cento. Stesso discorso per chi ha usufruito di un contratto a tempo determinato o stagionale e per chi non usufruisce di alcun sussidio o ammortizzatore sociale: sarebbe giusto istituire un salario di emergenza di almeno 1000 euro mensili fino alla fine dei mesi di rischio sperando, aggiungeremmo, che il governo comprenda che solo un piano di assunzioni in servizi e lavori pubblici potrà assicurare nei prossimi tempi la stabilità lavorativa reale.
Passiamo adesso all’appello indirizzato ai politici, siano essi di maggioranza che di minoranza. Sulla questione “stagione SI – stagione NO” le nostre perplessità le abbiamo espresse evidenziando i rischi che si possono correre se l’azienda, sia essa ristorante, albergo o villaggio, dovesse malauguratamente venire in contatto con un positivo asintomatico: chiudere e mantenere minimo 14 giorni i clienti a loro spese, facendo saltare le prenotazioni successive con perdite enormi e costi spropositati.
Vorremmo porre un problema politico. Tutti, in questi ultimi anni, abbiamo lavorato per dare visibilità, credibilità alla nostra terra e renderla appetibile ai tour operator, tant’è che il riscontro si è visto in quanto grandi società indirizzano tante persone a venire in Calabria. Non vogliamo che tutto il bel lavoro d’immagine sia perduto perché non siamo pronti ad affrontare una inevitabile zona rossa a causa dall’affluenza di persone. Abbiamo ospedali attrezzati e pronti? Abbiamo personale a sufficienza? E potremmo continuare. Tutto questo ne vale veramente la pena? Saremo famosi per i ricoverati e/o i morti che ci potrebbero essere, e non per le nostre bellezze. Riteniamo che la politica calabrese oggi dovrà avere il coraggio di farsi sentire insieme a tutte le categorie industriali, di commercio, sindacali, religiose e associative sotto un’unica voce, per chiedere grosse somme per una Regione che non ha molti abitanti e attività. I veri politici devono dimostrarsi tali nel momento in cui occorre mediare fra diverse esigenze ed interessi delicati.