Processi da remoto, la protesta delle Camere Penali calabresi
I penalisti elaborano un documento comune per ribadire la propria posizione sulle deroghe ai principi di oralità ed immediatezza e parlano di "attentato ai diritti della difesa”
Le Camere Penali calabresi, preso atto della normazione recentemente introdotta in relazione alla celebrazione dei processi nel presente periodo di emergenza, hanno ritenuto di predisporre un documento comune per delineare la propria posizione in relazione alle previste deroghe ai principi della oralità ed immediatezza del processo penale.
“Si ritiene, innanzitutto, che – a prescindere dai rilievi di legittimità anche costituzionale della suddetta normativa – vi debba essere una chiara limitazione – affermano le Camere penali calabresi – nella concreta applicazione della stessa che parta dalla presa d’atto della natura temporanea, perché imitata nel tempo, ed eccezionale perché appare riferita solo ed esclusivamente ad una limitata tipologia di procedimenti.
In ogni caso, non appare in alcun modo tollerabile una limitazione delle prerogative processuali che possa risultare anche solo minimamente lesiva del nucleo duro della esplicazione del diritto di difesa all’interno del procedimento: vale a dire la garanzia della immediatezza ed oralità. La facoltà di scelta di partecipare al processo in aula ovvero da remoto, in capo ai difensori, deve inoltre essere effettiva e non condizionata da situazioni ambientali e difficoltà pratiche.
In tal senso, si ritiene necessario che venga garantita la piena libertà di tale scelta, non potendo la stessa essere in alcun modo condizionata da alcun altro interesse, soprattutto se legato a ragioni di congenialità materiale. A questo fine appare imprescindibile la garanzia della salubrità delle aule di udienza al fine di impedire che vi possano essere rischi concreti per coloro che scelgono di recarsi in aula.
Del pari, deve ritenersi fin da ora inaccettabile qualsivoglia prospettazione di possibile “normalizzazione” di tale metodica eccezionale: la chiara incidenza della stessa sui diritti processuali appare assolutamente dirimente nella prospettiva di escludere qualsivoglia possibilità di reiterazione. Le considerazioni espresse assumono maggiore rilievo soprattutto alla luce della imminente approvazione della legge di conversione del decreto legge che ha introdotto le misure derogatorie. Gli emendamenti introdotti in sede di conversione e già approvati dal Senato prevedono che per tutte le tipologie di udienze, a partire dall’11 maggio, sia rimessa in capo al giudice la facoltà di scegliere lo svolgimento con le modalità da remoto.
La imminente approvazione di tale legge determinerebbe chiaramente un attentato ai diritti di difesa e non basterebbe a lenirne la portata la durata temporanea dello stesso, visto che nella situazione di massima incertezza rispetto al rischio epidemiologico, è prevedibile che tale termine possa essere prorogato”.
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