venerdì,Gennaio 24 2025

Il Vibonese ha urgente bisogno di esercitare il proprio diritto alla salute, disarmante il silenzio delle istituzioni

Consistenti tagli alla sanità vibonese e sempre più cittadini costretti a curarsi fuori provincia. Intanto gli ospedali di comunità non sono stati attivati e anche le Cot sono depotenziate

Il Vibonese ha urgente bisogno di esercitare il proprio diritto alla salute, disarmante il silenzio delle istituzioni

Nel 2015, previa analisi dell’offerta socio-sanitaria territoriale da cui si evidenzia la totale carenza di servizi  riconducibili a taluni modelli gestionali (RSA medicalizzata, riabilitazione estensiva) la società Villa delle  Rose ha attivato l’iter per la realizzazione di specifica struttura socio-sanitaria, in coerenza con il fabbisogno espresso dal piano territoriale dell’Asp. A conclusione del predetto iter, è stata realizzata la struttura socio sanitaria Don Mottola Medical Center corrente in località Fazzari frazione Sant’Angelo nel comune di  Drapia.  

La predetta struttura, è stata autorizzata al funzionamento in data 15/06/2022, con DDG n. 6363, ed accreditata  in data 09/02/2023, con DCA n 50/2022, dal Dipartimento della Salute della Regione Calabria, ai sensi dell’art.  11 comma 6 della legge 24/2008 per: 20 posti letto di Residenza Socio-sanitaria medicalizzata20 posti letto di Riabilitazione estensiva a ciclo continuativo degenziale5000 prestazioni annue di Riabilitazione estensiva a ciclo diurno.  

All’accreditamento, stante il fabbisogno programmato e la domanda di prestazioni, avrebbe dovuto conseguire la contrattualizzazione delle prestazioni, al fine di consentire all’utenza di usufruire dei servizi LEA con retta a carico del SSR, per come di legge.  

Purtroppo, allo stato, tale contrattualizzazione non è stata concessa, nonostante le specifiche richieste  avanzate dalla Azienda. Nei mesi precedenti, sono stato promotore di un acceso dibattito circa il taglio del fondo sanitario definitivo 2023 e provvisorio 2024, operato dalla Regione. Su una mia riflessione si è aperto un dibattito  importante delle diverse posizioni politiche. Credo, tuttavia, con il rispetto di ogni posizione politica, sia importante per tutti avere elementi di oggettività che consentano una scelta responsabile delle successive determinazioni; prima ancora di entrare nel merito, vorrei togliere, ogni elemento di possibile strumentalizzazione. È vero, sono responsabile del Don Mottola Medical Center. In quasi due anni 473 pazienti del territorio vibonese sono stati costretti ad acquistare di tasca propria LEA carenti. (Riabilitazione  Estensiva 8998 gg di degenza- Riabilitazione diurna – 1013 accessi – RSA M1 14554 gg di degenza); Noi abbiamo avuto l’intuizione imprenditoriale, ma riteniamo che tale struttura costituisca un patrimonio del  territorio: 1) perché consente alla gente affetta ad avere una continuità assistenziale; 2) perché sviluppa un  offerta sanitaria di elevati standards; 3) perché concorre a supportare il piano di Rientro ottemperando al LEA  inadempiente D33Z del Nuovo Sistema di Garanzia; 4) perchè ha un importante impatto occupazionale (61  unità lavorative); 5) perché la malattia è molto democratica, e, può interessare chiunque; 6) perché Nel  “dramma della malattia” viene preservata la possibilità di curarsi nel proprio territorio; 7) perché, il privato  convenzionato concorre con la sanità pubblica a garantire offerta sanitaria qualificata con importante risvolto  occupazionale e non rappresenta “ fatti personali”; 8) perché l’integrazione Pubblico/privato è equa sgomberando la strumentalizzazione “si vuole favorire i  privati”.

Quindi ripulito il campo di ogni elemento di strumentalizzazione veniamo nel merito della mia  riflessione. Lo scenario attuale presenta le seguenti criticità: minore offerta socio-sanitaria territoriale, maggiore gap di offerta rispetto agli standard LEA, unica provincia a non essere contrattualizzata per i letti di riabilitazione, unica provincia a non essere contrattualizzata per i letti di Rsa M1. La più grave penalizzazione in termini di finanziamento del fabbisogno standard, con una riduzione media di circa il 40% rispetto alle altre province ed il maggiore disagio dei propri cittadini, i quali devono acquistare i servizi socio-sanitaria con i propri soldi.

In siffatto scenario, viene emanato il DCA n 92 del 10.05.2024 – Riparto del Fondo Sanitario Regionale  a destinazione indistinta e vincolata anno 2023, ai sensi dell’art. 2 comma 2-sexies lett. D),  del D. Lgs. 502/92 e successive modificazioni ed integrazioni – è stata effettuata l’assegnazione a titolo definitivo del 2023, e provvisoria del 2024, conferendo all’ASP di Vibo Valentia un riparto di  287.909.563,26 euro con una riduzione rispetto al provvisorio di € -10.259.967,44. 

Non solo quando si compara il fondo sanitario definitivo 2023/20224 con il fondo sanitario definitivo del 2022, il taglio diventa una voragine che ho inghiottito solo il territorio vibonese: 

Il taglio eseguito è stato giustificato dal fatto che comunque sul territorio vibonese pesa la mobilità passiva, cioè i cittadini vibonesi vanno a curarsi fuori provincia e fuori regione e quindi la  Regione si fa carico anche di questi soldi. Bene è importante, però, sottolineare come questa quota  economica sia già compresa nel fondo attribuito; in particolare nel vibonese la mobilità intraregionale  ed extraregionale 2023 pesa per circa 60.343.983,86; tale somma viene decurtata dal fondo attribuito  e non aggiunta al fondo attribuito, per cui nelle tasche dell’ASP, alla fine, non arriveranno 288 milioni ma 228 milioni; la matematica non è un’opinione! 

L’onesta intellettuale ci porta a dire che il taglio, purtroppo, c’è stato, e pure brutale. 32 milioni di euro sarebbero stati certamente utili per l’attivazione dei programmi di screening oncologici, per il  potenziamento della medicina di urgenza, per potenziare APA e PAC (interventi di cataratta che fanno  la via crucis), per potenziare reparti ospedalieri, per attivare letti accreditati, per contrattualizzare  risorse infermieristiche licenziate e dare risposta ad una domanda sanitaria sempre più crescente.  

La Gestione Sanitaria Accentrata (Gsa), si tratta di un centro di responsabilità, che gestisce  direttamente una quota del finanziamento del servizio sanitario regionale, e procede  all’implementazione e alla tenuta di una contabilità di tipo economico-patrimoniale; non sono fondi  PNRR, tant’ è che questa anomala, superficiale, infondata, discrepante e artefatta attribuzione del  fondo indistinto e finalizzato, è tanto grave e immotivata, in quanto avviene in costanza di una ridondanza di risorse economiche (residuano in GSA, al 31/12/2023, 346,942 mln di euro) e contro  l’indicazione dei Ministeri presenti al tavolo interministeriale per il controllo del piano di  rientro ( verbale del 22.01.2024) , che ha esortato la struttura commissariale a spendere le risorse per  l’implementazione dei LEA Carenti. “Residuano in GSA, al 31/12/2023, 346,942 mln di euro,  si chiedono aggiornamenti sui relativi utilizzi e trasferimenti agli enti del SSR; Si richiama il  Commissario ad acta al corretto e completo utilizzo delle risorse a disposizione per l’erogazione  delle prestazioni assistenziali. Si ricorda la legislazione speciale per la Regione Calabria di cui al  decreto-legge n. 150/2020, come prorogato dall’articolo 2 del decreto-legge n. 169/2022, e al  decreto-legge n. 146/2020 (articolo 16 septies), nonché il decreto-legge n. 51/2023, si chiedono  aggiornamenti sui relativi utilizzi e trasferimenti agli enti del SSR;”). 

Per quanto sopra, i Fondi PNRR richiedono monitoraggio della realizzazione dei progetti e  concessione ad avanzamento lavori; ben altra cosa sono i fondi derivanti dai decreti sopraindicati e  che hanno la finalità di colmare il gap in termini di LEA su territorio; ma anche in quest’ultimo caso,  persevera il maldestro comportamento – sanzionato dalla corte dei Conti – ad usare risorse già  stanziate in bilancio per nuovi LEA core, come mezzi di copertura di deficit di bilancio (vedi il DCA  112/2024 del 30/05/2024 che prevedeva l’implementazione di LEA Core). La ripartizione del fondo  sanitario, in piccolo, attua l’autonomia differenziata. 

Studiando bene questo grafico, Il territorio vibonese, che presenta la minore offerta di posti letto (LEPS) territoriali, subisce il maggiore taglio; di contro Crotone, che ha la maggiore offerta (migliori LEPS), ha il maggior incremento del fondo; di converso, in termini di LEA, su Vibo, che presenta  minori Prestazioni territoriali, viene eseguito il maggiore taglio, conferendo un fondo che non copre  nemmeno i letti accreditati, mentre a Crotone, che ha la più alta offerta di Prestazioni territoriali, viene attribuito il maggior incremento del fondo: esempio concreto di  autonomia differenziata: chi ha più, avrà di più; chi ha meno, avrà di meno.  

C’è poco da star sereni! Né tanto meno vale il principio della banale strumentalizzazione  politica; c’è solo il bisogno di analisi e conseguenti atti di politica sanitaria, che informino la  distribuzione del fondo. 

Purtroppo l’analisi è impietosa per come e quanto questo territorio sia stato maltrattato in  termini di offerta sanitaria e di risorse dedicate. In termini di equità, il nostro territorio, purtroppo, è fortemente inadempiente nei LEA  dell’area preventiva (screening oncologici (tumore Utero 12,3% (Italia 41,2%); tumore  mammella 8,6% (Italia 43.1%) colon rettale 2,7% (Italia 28,2%) e vaccinali (area pediatrica 84%  (valore atteso > 95%) e dell’anziano (62% valore atteso > 75%) dell’area distrettuale (anziani  gestiti in ADI 2.42% verso il 6% atteso; anziani > 75 aa in Regime residenziale 15,9%° vs 24.6%°).  

L’area ospedaliera, di fatto, è stata depotenziata ed inserita come spoKe dell’area centro. Non solo la mancata offerta sanitaria condiziona un ‘importante mobilità passiva intra ed  extraregionale, condizionando una spesa di 60 milioni di euro

L’area territoriale è stata fortemente penalizzata sia in termini di offerta, sia di  contrattualizzazione dei modelli già accreditati. In particolare, a fronte di una carenza di Leps (4.6  letti/1000ab per soggetti > 65 aa verso i 10 letti/1000 ab) e di un appropriata domanda sanitaria  pari a oltre 1093 pazienti/anno, non vengono contrattualizzati modelli di RECC e RSA accreditati;  questa distorta governance determina, a cittadini aventi diritto, l’acquisto di oltre 20.000 gg di  degenza con un enorme esborso per sopperire a un diritto negato. 

Il dato diventa ancora più grave e meritevole di pubblica denuncia, quando si considera che  come acclarato dalla Legge regionale 7 agosto 2024, n. 33 Approvazione Rendiconto generale e  Rendiconto consolidato relativi all’esercizio finanziario 2023. (BURC n. 166 del 7 agosto 2024),  nel 2023 la distribuzione del fondo al comparto socio-sanitario e riabilitativo estensivo per  l’acquisto da privato convenzionato ha preventivato una destinazione di 200,8 con una spesa a  consuntivo pari a 198,6 €/mln, inferiore di -2,2 €/mln rispetto alla quota annuale del tetto di  spesa definito per l’anno 2023 pari a 200,8 €/mln. 

In sintesi i soldi non sono stati spesi e si costringe la gente a pagare di tasca propria le  prestazioni LEA.  

La discontinuità assistenziale, derivante dalla mancata attivazione dei modelli gestionali  accreditati sul territorio, comporta un aumento del rischio di eventi cardiaci maggiori (+6%) e di  mortalità a un anno dell’infarto miocardico, (+12%) e del rischio di mortalità ad un anno dopo  ictus (+ 26%)

Sul versante innovativo assistiamo a un’ulteriore e grave distorsione delle risorse pubbliche.  Entrando nel merito, il Piano PNRR ha finanziato, per l’area del Vibonese, l’attivazione delle COT,  la cui funzione è la creazione della continuità assistenziale ospedale-territorio.  
L’ospedale per acuti interagisce con le COT, che alloca le richieste di ricovero territoriale nei  modelli gestionali del territorio, costituiti da ospedale di comunità, riabilitazione estensiva e RSA  medicalizzata. 

In particolare, nel Vibonese non sono stati attivati gli ospedali di comunità, la RECC e La RSA M1 non  sono state contrattualizzate, quindi le COT vengono profondamente depotenziate nei loro obiettivi e  nella loro ragion d’essere.

Qui si tratta, non già di difendere campanilismi o bandiere, né tanto meno favori personali,  qui si avverte la necessità di tutelare il diritto di accesso alle cure, inibito su tale territorio; i cittadini  hanno la necessità di essere correttamente informati e rappresentati; basta veline patinate; si avverte l’urgente bisogno di garantire servizi sanitari, continuità assistenziale, e il diritto di cura nel proprio  territorio.  

Tutto ciò perché le aziende del territorio vibonese, come anche i singoli cittadini, concorrono  a sostenere con l’incremento delle addizionali IRAP ed IRPEF i costi del piano di rientro.  

L’obiettivo della triade Commissariale non è quello di raggiungere un equilibrio economico rispetto al deficit contabilizzato, perché in tale scenario significa un ulteriore taglio alle prestazioni sanitarie nel vibonese per altri 32 milioni di euro; bensì avere la postura e chiedere conto al  commissario ad acta perché sono stati sottratti al territorio 32 milioni di euro, risorse che avrebbero  consentito sicuramente l’implementazione dei servizi carenti e delle risorse professionali carenti e  licenziati per esubero. Questo territorio non ha bisogno di moralismi circa l’incapacità a generare i  corretti flussi; se ciò è avvenuto, è frutto della scelerata scelta del cosiddetto middle management; questo territorio ha l’urgente bisogno di esercitare il proprio diritto alla cura, istituzionalmente inibito.  

È disarmante il silenzio istituzionale dinnanzi a tali accadimenti. 

Adesso, credo ci siamo tutti gli elementi oggettivi per una assunzione di responsabilità. Ne  giova il tentativo di strumentalizzazione ideologica (destra e sinistra) che già nella precedente  denuncia ha avuta la meglio, insabbiando la criticità e la denuncia. Abbiamo riflettuto molto. Qui ed  ora, le vostre libere scelte unitamente a tutte le forze politiche, sindacali, e associazioni  professionali potranno sostenere l’azione politica a sostegno di questa comunità e quindi, dare, o  meno più supporto economico all’ASP per l’erogazione di servizi.
*medico e amministratore unico della società Villa delle Rose Srl

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