martedì,Dicembre 3 2024

Rinascita dell’Asp di Vibo: un cammino difficile tra legalità, “bonifica” della struttura e diritto alla salute

A dieci mesi dallo scioglimento per infiltrazioni mafiose, la Commissione straordinaria avvia un lavoro complesso: ricostruire una sanità efficiente e garantire ai cittadini servizi essenziali troppo a lungo negati

Rinascita dell’Asp di Vibo: un cammino difficile tra legalità, “bonifica” della struttura e diritto alla salute

Dopo 10 mesi di gestazione, finalmente si è insediata all’ ASP di Vibo Valentia, la Commissione Antimafia inviata dal Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, dopo che il 27 settembre scorso era stata sciolta per mafia ,a seguito dell’indagine degli investigatori della Prefettura che avevano accertato condizionamenti delle cosche locali nella gestione delle attività.

L’arrivo è da correlare con le note vicende giudiziarie che hanno coinvolto dirigenti e funzionari, alcuni in funzioni apicali.

Il lavoro che aspetta alla commissione non è certo dei più agevoli. In primo luogo deve assolvere al compito primario di “bonificare” una struttura (che è poi la maggiore azienda del territorio vibonese con i suoi 1416 impiegati) sciolta per mafia. Dovra’ cercare di capire se e fino a qual punto un determinato ufficio o settore sia stato condizionato dalla criminalità organizzata e prendere le decisioni conseguenti. Nello stesso tempo, dovra’ garantire il diritto alla salute, bene fondamentale per i cittadini.

In tal senso, la triade dovra’ attivarsi per garantire un corretto funzionamento della macchina per dare agli utenti servizi finora negati. Negazione che è stata determinata dall’infiltrazione mafiosa, ma oseremmo dire anche dalla “mala gestio”, intesa come “uso discrezionale dell’esercizio della funzione attribuita all’ufficio” , che supera la dimensione provinciale, acquisendo dignità regionale.

In questa prospettiva il lavoro sarà duro nella misura in cui non è un ufficio da bonificare e sterilizzare ma una mentalità diffusa. Tale affermazione trova riscontro su fatti esperienziali . Non è credibile che un procedimento amministrativo da chiudersi in 90 gg duri già 22 mesi ed ancora non è completato; è fuori di ogni logica di competenza relazionale istituzionale che su 33 interazioni formali istituzionali si ottenga un riscontro formale solo in 9 ( 27%). Ed ancora, un procedimento, che richiede la firma di tre soggetti istituzionali da concludere nell’arco di 24h, per un combinato disposto, di malattie, permessi e ferie del cosidetto midlle management si protragga per oltre 90 gg; è censurabile che un istanza al PUA, che dovrebbe essere conclusa in breve tempo per garantire continuità assistenziale, permanga ancora aperta, (prescindendo dagli esiti della stessa valutazione), nei procedimenti endoprocedurali per oltre 365 gg.

Il diritto alla salute è un diritto economicamente condizionato; ciò detto, è importante non solo definire il quantum delle risorse, ma anche la modalità di spesa delle stesse.

Il recente report CREA ha decretato, attraverso un ‘analisi multiparametrica” e multi prospettica, come la regione Calabria sconti il peggiore Indice sintetico di performance a livello nazionale (0,26).

Anche Vibo è Calabria e, soprattutto, anche Vibo presenta una performance non adeguata alla richiesta di buona sanità, attribuendosi la maglia di Ultima provincia in Italia in termini di offerta di servizi sanitari.

Analizziamo pertanto i vari punti: una buona sanità non è un evento fatale, ma il combinato disposto di una azione di governance che salvaguardi: 1) equità di accesso alle cure; 2) appropriatezza allocativa;3) risultati in termini di salute; 4) innovazione dei processi; 5)supporto socio-sanitario a soggetti fragili.

In termini di equità, il nostro territorio, purtroppo, è fortemente inadempiente nei LEA dell’area preventiva (screening oncologici (tumore Utero 12,3%(Italia 41,2%); tumore mammella 8,6% (Italia 43.1%) colon rettale 2,7% (Italia 28,2%) e vaccinali (area pediatrica 84% (valore atteso > 95%) e dell’anziano (62% valore atteso > 75%) e dell’area distrettuale (anziani gestiti in ADI 2.42% verso il 6% atteso; anziani > 75 aa in Regime residenziale 15,9%° vs 24.6%°).

L’area ospedaliera, di fatto, è stata depotenziata ed inserita comeSpoke dell’area centro. Non solo la mancata offerta sanitaria determina un‘importante mobilità passiva intra ed extraregionale, condizionando una spesa di 60 milioni di euro.

L’area territoriale è stata fortemente penalizzata, sia in termini di offerta sia di contrattualizzazione dei modelli già accreditati. In particolare, a fronte di una carenza di Leps(4.6 letti/1000ab per soggetti > 65 aa verso i 10 letti/1000 ab) e di un appropriata domanda sanitaria pari a oltre 1093 pazienti/anno, non vengono contrattualizzati modelli di RECC e RSA accreditati; questa distorta governance determina, a cittadini aventi diritto, l’acquisto di tasca propria di oltre 30.000 gg di degenza con un enorme esborso per sopperire a un diritto negato.

La discontinuità assistenziale, derivante dalla mancata attivazione dei modelli gestionali accreditati sul territorio, comporta un aumento del rischio di eventi cardiaci maggiori (+6%), di mortalità a un anno dell’infarto miocardico, (+12%) e del rischio di mortalità ad un anno dopo ictus (+ 26%).

Sul versante innovativo assistiamo a un’ulteriore e grave distorsione delle risorse pubbliche.

Entrando nel merito, il Piano PNRR ha finanziato, per l’area del Vibonese, l’attivazione delle COT , la cui funzione è la creazione della continuità assistenziale ospedale-territorio.

L’ospedale per acuti interagisce con le COT, che alloca le richieste di ricovero territoriale nei modelli gestionali del territorio, costituiti da ospedale di comunità, riabilitazione estensiva e RSA medicalizzata.

In particolare, nel Vibonese non sono stati attivati gli ospedali di comunità; la RECC e La RSA M1 non sono state contrattualizzate, quindi le COT vengono profondamente depotenziate nei loro obiettivi e nella loro ragion d’essere.

Sorge spontanea la Domanda: perché succede tutto questo?

Le motivazioni sono differenti: chi è chiamato a fare governance dei processi, nelle diverse prospettive conferite, deve concorrere alla creazione di una valutazione multidimensionale, capace di identificare azioni di miglioramento, finalizzate a elevare la qualità dell’offerta.

La considerazione che il top management goda di una base “fiduciaria” politica, ha disallineato l’azione del management dagli obiettivi e dai risultati.

Tale disallineamento sicuramente non concorre a creare una squadra gestionale sulla cui filiera è possibile definire funzioni di responsabilità e azioni di verifica.Si creano condizioni per cui il top management viene delegato alla gestione corrente, mentre la gestione strategica è delegata alla funzione politica, che risulta essere completamente avulsa dalla vision strategica, necessaria per dare risposte al fabbisogno sanitario corrente ed emergente.

Di fatto, l’ASP di Vibo ha un top management con una forte instabilità, con un ricambio medio biennale e, nell’ultima sessione, a tempo parziale.

Tali dati confermano l’impossibilità di sviluppare una governance capace di garantire non solo la gestione corrente ,ma anche una visione strategica e d’innovazione, creando quelle falle che consentono l’infiltrazione mafiosa.

L’avvento della Commissione Antimafia rappresenta una buona opportunità per la riacquisizione della gestione corrente e della visione strategica da parte del top management; questa appropriazione è la condizione per ridare una dimensione etica alle attività che devono garantire l’esercizio del diritto alla salute; ma soprattutto è la garanzia di un esercizio autonomo della governance che consente il controllo della filiera delle responsabilità ed il confronto “peer review” ( i.e strutture commissariali dipendenti dai ministeri) con la struttura commissariale del dipartimento della Salute.

Ma questa non è la sola ragione di quanto sopra. Abbiamo già denunciato un taglio tra budget provvisorio (DCA 217/2023) e definitivo per l’annualità 2023 (DCA 92/2024) di 10 milioni di euro; se tuttavia si sposti l’orizzonte su una comparazione tra il budget definitivo 2022 e il budget definitivo 2023 e provvisorio 2024, come di seguito riportato, si intuisce non più un fatto accidentale ma una chiara volontà politica di annullamento dell’ASP.

ASPQuota fondo indistinto 2022Quota fondo indistinto 2023Differenziale (2022-2023)
ASP CS€ 1.187.876.360,70€ 1.238.493.703,41€ +50.617.342,71
ASP KR€ 295.179.222,04€ 356.910.092,74€ +61.730.870,70
ASP CZ€ 613.122.254,87€ 643.549.142,20€ +30.426.887,33
ASP VV€ 303.992.338,89€ 272.044.335,71€ -31.948.003,18
ASP RC€ 913.535.962,33€ 936.901.487,03€ +23.365.524,70
Totale€ 3.313.706.138,83€ 3.447.898.761,09€ +134.192.622,26

Ed allora, a nulla vale il medico cubano in più nella postazione del pronto soccorso o di un reparto, a nulla vale, altresì, un punto di pronto soccorso o l’attivazione di una COT, a nulla vale, ancora, un articolo sui social per confondere l’opinione e smentire.

Potremmo disquisire sulle diverse analisi econometriche, ma i numeri sono spietati nella loro intrinseca consistenza, che annuncia l’anestetica negazione di un diritto alla salute.

qui ed ora, si avverte la necessità di tutelare il diritto di accesso alle cure, inibito su tale territorio; esiste l’urgente bisogno di adeguate risorse per l’attuazione di piani e di programmi sanitari per garantire servizi sanitari, continuità assistenziale, e il diritto di cura nel proprio territorio.

Esiste, infine, l’urgente bisogno civico di ribadire, nei diversi livelli istituzionali, la continua e perenne offesa di questo territorio, che, con la sua contribuzione, concorre ad alimentare la fiscalità, che consente la gestione del Piano di Rientro.

Ordine dei Medici, Associazioni di Categoria, Sindacati, Conferenza dei Sindaci, forze politiche e cittadini tutti, sono chiamati ad una verifica e rivendicazione di tali risorse e degli opportuni meccanismi perequativi; ma soprattutto spetta alla Triade Commissariale riavviare quel processo di miglioramento continuo che coinvolge le dinamiche aziendali ma anche le giuste rivendicazioni a livello regionale ridando dignità ad un territorio;

Tenere presenti queste esigenze e tenerle presenti in modo non rituale, impegnarsi perché davvero ci sia un recupero in questo senso, è un atteggiamento necessario per dare forza ecredibilità all’urgente bisogno di accessibilità alle cure. Ed allora, ci rivolgiamo alla Triade commissariale per recuperare la forza e la postura a rappresentare questa “mancanza” di sanità, che non ha colore politico ma urgente bisogno di rappresentanza considerato il carattere molto democratico della Malattia.

Cosi facendo, riconsegnate all’istituto della Commissione l’autonomia, il peso ed contrappeso che produce democrazia pur collocandosi al di fuori del circuito stretto della rappresentatività e della responsabilità politica; ma soprattutto, cosi facendo, recuperate il senso profondo del vostro mandato, custode della rappresentatività dei bisogni di giustizia e dei diritti delle Comunità. Blindare gli uffici, negare l’accesso all’utenza, negare ogni confronto ed ogni agenda con le aziende che, in tale contesto difficile, operano quotidianamente per dare risposte concrete al bisogno sanitario, rappresenta una modalità di governance che alimenta la perdita di ogni speranza.

In tale prospettiva, in modo provocatorio, chiediamo di smantellare questa ASP nella sua infrastruttura, poiché incapace di fare governance, per riaffermare diritti uguali a territori contigui, appartenenti ad altre ASP; cosi facendo eviteremo anche tutte le infiltrazioni mafiose, ma rafforzeremo quella mentalità discrezionale, svincolata dalla certezza del diritto, che sta distruggendo questo territorio.

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