In Calabria la caccia riapre in anticipo, Wwf Vibo: «Le norme restrittive della Regione? Stendiamo un velo pietoso»
Il sodalizio ambientalista critico: «Alcune specie di uccelli hanno ancora i pulcini nel nido ma questo non interessa a nessuno. Ignorate le raccomandazioni dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale»
«Oggi, primo settembre, in tutta la regione, si è aperta la caccia, in anticipo di due settimane rispetto a quanto prevede la legge, grazie al solito regalo offerto dalla Regione a chi non vedeva l’ora di poter esercitare la propria “passione” contro esseri inermi che fino a ieri erano liberi di vivere e di volare». È il duro sfogo del Wwf di Vibo Valentia- Vallata dello Stilaro che, in una nota stampa, ha fortemente criticato l’avvio della stagione venatoria.
«Si potrà cacciare da prima dell’alba e fino al tramonto, senza calcolare il disturbo arrecato ai numerosi villeggianti che ancora oggi e per altre settimane – spiega l’associazione ambientalista – saranno ospiti di agriturismi, e senza tenere conto della drammatica situazione sul piano della vigilanza venatoria, pressoché inesistente, che non potrà che favorire attività di bracconaggio. A partire dal 15 settembre, data di apertura generale, si potrà cacciare fino al trenta gennaio del 2025: ben cinque mesi, per cinque giorni alla settimana (esclusi il martedì e il venerdì di “silenzio venatorio”)».
Il Wwf Vibo rimarca: «Il fatto che alcune specie di uccelli abbiano ancora i pulcini nel nido, condannati a morire di fame se i genitori verranno uccisi, non interessa a nessuno, a cominciare da chi ha emanato il calendario venatorio, nonostante la stessa legge in materia di tutela della fauna e disciplina dell’esercizio venatorio preveda il divieto di cacciare le specie durante il periodo della riproduzione e della dipendenza dei piccoli. È il caso ad esempio del Colombaccio, cacciabile già da oggi, (vedi foto del pulcino recuperato in questi giorni). Per non parlare della Tortora selvatica, la cui contrazione numerica è stata accertata a livello europeo, inserita ugualmente nel calendario venatorio, nonostante gli inviti al divieto di caccia della Commissione Europea e del Ministero dell’Ambiente».
L’amarezza è tanta: «Quanto alle cosiddette norme “restrittive” emanate dalla Regione per questa specie, meglio stendere un velo pietoso. Anche questa volta quasi tutte le raccomandazioni dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) sono state ignorate a favore di un prolungamento della caccia alle singole specie, per non parlare della succitata apertura anticipata che non trova alcuna giustificazione sul piano scientifico e in mancanza di quegli adeguati piani faunistici per le singole specie previste dalla legge. Quanto alle condizioni ambientali, la Regione sembra accorgersi della siccità, e dei problemi causati dal caldo torrido che ancora attanaglia la Calabria, solo per le colture agricole: dopo questa estate infuocata, – chiosa il Wwf Vibo – gli animali sono condannati a subire un’altra lunga stagione di fuoco: quella delle fucilate».
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