Pizzo, Paolillo (Wwf): «Progetti di ogni genere ma non si trovano soldi per piantare quattro alberi»
Pioggia di fondi in arrivo per la cittadina costiera. Il naturalista evidenzia: «Quale migliore transizione ecologica se non quella fatta dagli alberi?»
I finanziamenti ottenuti dalla città di Pizzo e la strategia per il rilancio della cittadina costiera al centro dell’intervento di Pino Paolillo, naturalista e responsabile del settore Conservazione del Wwf di Vibo Valentia. «Apprendo entusiasta di una pioggia di denari che sta per investire il territorio di Pizzo: ben 7,2 milioni di euro, che, detti così, sembrano roba da poco, ma (lo dico per i boomer come il sottoscritto) una volta si chiamavano 14 miliardi di lire. Una valanga di soldi che, nelle intenzioni dichiarate, dovrebbe modernizzare il paese, renderlo più efficiente da tutti i punti di vista – a cominciare da quello energetico – e, naturalmente, più “sicuro” (?). Stavolta ce n’è davvero per tutti, dalle scuole alla sanità, dalla raccolta dei rifiuti alla digitalizzazione, fino alla rete idrica e fognaria (per il mare pulito non sarà mai troppo tardi, e che sia veramente la volta buona, così finisce l’eterno campionato delle scuse e delle arrampicate sugli specchi). Ebbene, sarà un mio chiodo fisso, ma la mente mi riporta alla fine di novembre del 2022 (sono passati ben 16 mesi), allorquando gli alberi del giardinetto “di San Francesco” sulla “Nazionale” furono vergognosamente segati in men che non si dica e con le “giustificazioni” più strampalate. Tra le più singolari quella di impedire finalmente, con l’assenza delle piante, l’espletamento di impellenti funzioni fisiologiche da parte di qualche frequentatore. Per fortuna in tutte le città del mondo non si registrano tali incidenze di prostatiti croniche, altrimenti addio Central Park, Villa Borghese e giardinetti pubblici. Un fattore endemico napitino meritevole di un approfondito studio geriatrico. Ai tagli inconsulti seguirono polemiche, sopralluoghi e solenni impegni per rinverdire la zona. Per conto mio presentai un elenco (roba riciclata da anni, lo ammetto, visto il disinteresse delle passate amministrazioni) di alberi e arbusti per dare un tocco di verde a tutto il paese, giardinetto violentato compreso. Risultato (a parte le due strutture in legno per evitare le insolazioni): niente di fatto. Lo stesso, pur lodevole, invito del comune alle ditte specializzate di fornire qualche essenza da piantare a Pizzo, non ha sortito i risultati sperati».
«Nel frattempo la villa comunale è abbandonata a sé stessa, la vasca della villetta dedicata al compianto Tony Burgisano è senz’ acqua, ma piena di rifiuti, al Parcheggio Parrera, di alberi… neppure l’ombra, mentre quelli ormai secchi e magari avvelenati vengono lasciati a imbruttire i marciapiedi e lame taglienti si accaniscono contro il giallo delle acetoselle e il blu della borragine. Come se i colori e i profumi dei fiori della primavera, la cosa più bella che la natura ci regala, dessero fastidio a qualcuno. Quanto agli alberi e agli arbusti, per come suggerito, sarebbe bastato chiedere ai vivai della Regione e il problema sarebbe stato risolto. I finanziamenti in arrivo prevedono tra le altre cose la “messa in sicurezza” della Parrera. Ancora? Ma sicurezza di che? Non vorrei peccare proprio nella Settimana Santa, ma ho il sospetto che si possa trattare della solita parolona magica usata a proprio uso e consumo che si traduce in nuovi sbancamenti, altro cemento e altro asfalto per l’ennesimo parcheggio destinato a rimanere desolatamente vuoto. Se così fosse, se si continuasse a impermeabilizzare altro terreno, la sicurezza, anziché aumentare, diminuirebbe, perché la pioggia non più trattenuta arriverebbe a mare trascinando con sé tutta la terra erosa. E allora quale migliore messa in sicurezza, quale migliore investimento in salute e vivibilità per i giovani, quale migliore transizione ecologica se non quella fatta dagli alberi, che dispensano bellezza e ci regalano l’ombra, catturano anidride carbonica e producono l’ossigeno e quindi la vita, accontentandosi di un po’ di acqua e di uno spazio adeguato? Ultima, amara constatazione: ci si scervella per redigere progetti e piani di ogni genere per sette e passa milioni di euro e non si trovano i soldi e la voglia per piantare quattro alberi? Di questo passo è difficile non convincersi tristemente che la sensibilità ambientale, l’amore per il bello e per il verde, siano un po’ come il coraggio manzoniano. Chi non ce l’ha, non se li può inventare».
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