Il monito del Wwf: «A Carnevale sul rischio plastica non si scherza»
Dai coriandoli ‘fai-da-te’ ai trucchi bio, ecco le iniziative plastic free di alcuni comuni come Venezia e Viareggio, esempi da seguire
Liberare la natura dalla plastica è una sfida da cogliere collettivamente se si vuole salvare la nostra salute e quella del pianeta. A causa della continua immissione di plastica in natura, ad esempio, le microplastiche hanno invaso suolo, acqua e aria, risalendo anche la catena alimentare fino a noi. Ogni giorno nel nostro corpo entrano più di 100mila microplastiche pari a diversi milligrammi e questo ci espone ad un vero e proprio cocktail di sostanze chimiche nocive e sui danni per la salute degli organismi quindi, non c’è da scherzare. Questo è solo uno dei tanti risultati dovuti alla continua immissione di plastica in natura che ci trasciniamo dagli anni ’60. Oggi il Mar Mediterraneo è un hotspot di concentrazione delle plastiche: ogni anno circa 229mila tonnellate di plastiche finiscono nelle sue acque. Come se 500 container venissero scaricati in acqua ogni giorno. Il mare che ci circonda ha anche un altro triste primato, ovvero, ha la più alta concentrazione di microplastiche mai misurata nei fondali marini: 1,9 milioni di frammenti per metro quadrato. [Continua in basso]
Il Carnevale rischia di essere trasformarsi in un “plastic party”, ma si può rispettare la tradizione divertente e folle senza lasciare troppe tracce di rifiuti inquinanti dietro di sé: tra gli accorgimenti suggeriti dal WWF nei suoi Ecotips c’è quello di sostituire coriandoli e stelle filanti di plastica con prodotti fai-da-te, sminuzzando vecchie riviste, fogli o carte regalo, oppure riciclare vecchi vestiti per creare il proprio originale costume senza acquistarne di nuovi, truccarsi con prodotti naturali e biologici per colorare la pelle e il viso evitando i glitter. Sono microplastiche che una volta lavato il viso finiscono in mare. Infine, per mangiare i tipici dolci di carnevale e non solo, usare stoviglie riciclabili e compostabili oppure, meglio ancora, le tue da lavare poi in casa: la festa sarà ancora più bella se lascia dietro di sé più allegria e meno rifiuti.
Il carnevale ecologico dovrebbe diventare un ‘must’ per le comunità che storicamente hanno in programma festeggiamenti e eventi: alcuni comuni (troppo pochi data l’emergenza) hanno deciso di ridurre l’utilizzo di plastica con specifiche ordinanze, come quello di Viareggio, che per il quinto anno consecutivo indica agli esercenti di proporre contenitori monouso in materiale biodegradabile e compostabile per la distribuzione di bevande e alimenti. Iniziative simili anche a Ferrara, Capo d’Orlando e Tropea. Anche nella città ‘simbolo’ del Carnevale, Venezia, si stanno adottando iniziative simili: una recente ordinanza del Comune ha vietato anche per questa edizione l’uso di coriandoli e stelle filanti in plastica, chiedendo a cittadini e turisti di utilizzare solo materiali biodegradabili. In una città come Venezia, che si sviluppa sul mare, è molto facile che i coriandoli, le stelle filanti e i glitter dalle strade finiscano in mare inquinando l’ambiente e la fauna che ci abita.
L’iniziativa si inserisce nel percorso congiunto che la città ha intrapreso con il Wwf e altri partner nell’ambito dell’iniziativa globale Plastic Smart Cities nata per supportare le città nel contrastare la dispersione di plastica in natura . Il progetto, con l’aiuto del Wwf, ha portato alla definizione di un piano di azione sviluppato dal Comune di Venezia con le partecipate Gruppo Veritas (la principale multiutility del Veneto) e il Gruppo AVM (servizi di trasporto, mobilità, marketing territoriale e promozione culturale e turistica della città) per implementare e promuovere attività che prevengano, riducano al minimo e gestiscano la plastica, sia come risorsa che come rifiuto.
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