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Potature selvagge a Vibo: «Arriverà mai la primavera per i tigli di via Murat?»

Gli alberi sono stati privati di rami e foglie fuori stagione: «Ne va della loro stabilità e persino della stessa vita. È stata compromessa per sempre la bellezza del luogo»

Potature selvagge a Vibo: «Arriverà mai la primavera per i tigli di via Murat?»
I tigli di via Murat

Riceviamo e pubblichiamo un intervento dell’avvocato Antonino Cavallari.

Nell’ estate 2019, ad agosto inoltrato, decisi di prendere casa in affitto a Vibo Valentia. Non ebbi alcun dubbio, fin dall’ inizio della ricerca immobiliare, che la zona prescelta per me e la mia ragazza e i nostri animali domestici dovesse essere quella antica della città, seppur evidentemente trascurata ma comunque ancora suggestiva. Nel percorrere via Gioacchino Murat dal basso verso l’alto a salire su per il Castello, fino a fiancheggiare lo storico Palazzo di Francia (XVIII sec.) , la presenza di una quindicina di piante adulte di tiglio ombreggiando tutta la via con la caratteristica chioma ampia e tondeggiante conferiva all’ ambiente sottostante un piacevolissimo senso ornamentale non ritrovato affatto in altre vie del centro storico. Decisi così che quella dovesse essere la mia via, il mio domicilio, la mia casa. Ad aprile di un anno fa, la strada veniva improvvisamente chiusa al traffico per un intervento di potatura (??) straordinaria sulle piante di Tiglio. Fin dall’ inizio incuriosito (in verità preoccupato), dagli effetti di questa azione repentina voluta dal Comune di Vibo Valentia, su delle piante che si presentavano perfette sotto l’aspetto vegetativo, chiesi a un operaio il motivo di questo intervento, certamente “fuori stagione” ma soprattutto per la tecnica usata fuori ogni logica. La laconica risposta fu “per manutenzione”. La giurisprudenza considera l’amministrazione quale “custode” dei beni del proprio verde urbano e, conseguentemente, ritiene che l’amministrazione debba rispondere dei danni cagionati da tali beni, ai sensi dell’art. 2051 cod. civ. Come è noto, infatti, tale disposizione stabilisce espressamente che “ciascuno è responsabile del danno cagionato dalle cose che ha in custodia, salvo che provi il caso fortuito”. Riconosco, da legale, che l’Ente comunale molte volte può, anzi deve, essere convenuto in giudizio per questioni legate alla caduta di alberi o rami da cui insorgono i profili di responsabilità civile in capo al nostro custode locale. Ma ciò non dovrebbe autorizzarlo preventivamente a porre in essere delle potature selvagge e indiscriminate che alterando inevitabilmente il paesaggio, compromettono per sempre la bellezza storica del luogo. Su tutte le 15 piante adulte di tiglio, in via Gioacchino Murat, lo scorso anno, si è abbattuta una potatura tecnicamente definita “ capitozzatura” cioè il taglio delle branche primarie e di grossi rami. Un siffatto modo di agire riduce drasticamente la dimensione di un albero, con il taglio di tutte le foglie che sappiamo bene rappresentano gli organi vitali per mezzo dei quali l’albero produce il proprio nutrimento e la propria energia necessari ad alimentare tutte le sue parti. Un albero capitozzato, a lungo termine, costituisce un pericolo per la propria stabilità, diventando più vulnerabile alle malattie, e agli attacchi degli insetti, può esporsi anche alla morte. I napoletani, maestri di vita, ci insegnano tra le tante cose, che “ scarte fruscio e piglie primera”…. In che anno arriverà mai la primavera per i meravigliosi quindici tigli di via Gioacchino Murat?

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