venerdì,Dicembre 27 2024

Terremoto, il tragico evento che svela le debolezze italiane

Dopo ogni sciagura vissuta dagli altri, in Calabria si grida alla prevenzione. Ma forse è solo un modo per tutelarsi, per poter dire “Io l’avevo detto… lo Stato non dà fondi…”. Ma serve un carico di dolore e disperazione per smuovere le coscienze?

Terremoto, il tragico evento che svela le debolezze italiane

L’aria che ruggisce, la terra che si scuote, la casa che si spacca. Il cuore che batte forte e le gambe che corrono. La polvere, macerie, distruzione, buio, urla, pianti, grida, morte: il terremoto.

Sono di pochi giorni fa le dolorose immagini di un nuovo e tragico sisma avvenuto in Italia, dopo quello dell’Emilia. Tutti abbiamo visto, silenziosi e con gli occhi gonfi di lacrime, come un uomo può perdere tutto in un solo attimo e perfino la sua stessa vita. Come si annulla un’intera generazione.

Sono eventi così catastrofici che ci riportano al senso effimero della vera vita: il terremoto cancella tutto. Cancella il lavoro, i sacrifici, la vita stessa e la gioia della quotidianità che dopo un evento così tragico, assume un significato diverso e prezioso. Cancella anni di storia, strade vissute e la quiete della normalità.
Ci sono madri senza più figli e figli senza più madri; un sindaco senza più il suo paese e macerie senza più la loro famiglia e le loro storie. Ci sono uomini, donne e cani addestrati, che recuperano i corpi straziati dalle macerie e, i “ri-nati” alla vita per la seconda volta.

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Un terremoto lascia tanta morte e lo strazio dei sopravvissuti. Questi ultimi avranno il compito più difficile: ritrovare la forza di continuare a vivere il resto della vita che il terremoto gli ha risparmiato e, ricostruire tutto di nuovo. Da soli. Come sempre. E saranno coloro i quali porteranno il peso maggiore di un futuro incerto, fatto ancora di sacrifici, lacrime e qualche piccolo sorriso.

Ma il silenzio del dolore dura sempre troppo poco. E’ così che eventi come il terremoto, generano moltitudini di esperti e sciacalli del dolore, che vendono le immagini più crude e delicate della sciagura altrui.

Altrui? Possiamo considerare solo delle popolazioni direttamente colpite dal sisma di giorni fa, la “competenza” del dolore e della perdita materiale di interi paesi e comunità?

Cristianamente e umanamente, rispondo no. Il dopo terremoto, libero dalla polvere dei detriti delle case crollate, regala in tutta la sua chiara visione, le debolezze amministrative, burocratiche e sociali di un’Italia che non vuole cambiare. E non parlateci sempre di fato, di destino non prevedibile come i terremoti!

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La vergogna dei finanziamenti antisismici usati e intascati. In queste ore, sono sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti, molti dei documenti che da qui in poi, verranno controllati per valutare chi ha beneficiato di fondi di ristrutturazione antisismica: edifici pubblici, religiosi e privati. E soprattutto, verranno tracciati i percorsi di tutti quei fondi, che non sono stati utilizzati a questo fine. Molti uffici tecnici cominceranno a tremare, più di quanto un devastante terremoto possa fare. E se la legge c’è, molti uomini cominceranno a pagare per le quasi 300 vittime.

E’ così che in questi tempi moderni e freddi, gli appalti pubblici non tengono conto della dignità e della tutela dell’uomo. Gli uffici tecnici e gli enti ad esso collegati, diventano un mondo di cristallo nero che solo chi è dentro riesce a vedere davvero. E tanto fragile, da essere considerato un perno, un mondo, dal quale dipende il futuro e la vita delle nuove generazioni. Perché un paese costruito secondo giudizio e regole, sarà un paese eterno, pronto ad accogliere le generazioni che verranno.

In Calabria si grida alla prevenzione dopo ogni sciagura vissuta dagli altri. Forse un modo per tutelarsi, per dire “lo avevo scritto a…”, “avevo già avvisato gli enti preposti…”, “lo Stato non dà fondi…”, “chi c’era prima di me aveva la piena competenza in merito…”. Si. Parlando di competenze, di aiuti diretti dallo Stato, ci sta la denuncia di chi ha diretta responsabilità su un territorio ma, può essere che serve un terremoto col suo carico doloroso di morti e indagini a smuovere le coscienze? E il popolo silente perché solo adesso si risveglia? Si sta parlando in questi giorni di piano di emergenza comunale, soprattutto in Calabria, zona ad alto rischio sismico e con un livello di abusivismo tra i più alti d’Italia.

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I pochi fortunati Comuni in possesso di questi piani, hanno portato a conoscenza della popolazione il loro contenuto? Cioè, la popolazione è a conoscenza del suo piano di emergenza comunale e quindi, istruito a come muoversi in caso di grave calamità naturale o di un evento sismico? E in estate, quando molte zone costiere sono affollate da migliaia di turisti e la popolazione cresce in maniera esponenziale, c’è un piano di evacuazione tale, da garantire l’incolumità dei visitatori?

Perché in Calabria dobbiamo sempre farci tante domande? Forse perché stiamo troppo in silenzio a pensare ognuno ai fatti nostri. O forse perché non siamo bravi cittadini. O ancora, perché, ci basta tenere un rosario in mano e pregare, per sperare o credere che la morte non giunga mai dalla terra, dalla natura, su di noi.

La speranza in realtà è sempre la stessa: che ad ogni evento come il sisma di Amatrice e dei paesi limitrofi, ci sia un risveglio di coscienze di tutti: popolazione e politici. E decidere di abbattere una scuola piuttosto che rimettere mani con fondi e contributi antisismici, diventi la cosa più sensata da fare. Se crolla una scuola, crolla il futuro. Si parte dai cittadini per costruire una comunità. Il cattivo destino, con i mezzi adeguati e una coscienza pulita, può essere beffato.

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