domenica,Novembre 24 2024

Il commento | Un insulto alla libertà di stampa che non condizionerà il nostro lavoro

Il tentativo di impedire al nostro giornalista di assistere alla conferenza stampa di Luciano ha rappresentato una brutta pagina di questa campagna elettorale. Un momento desolante anche per chi ha assistito attonito alla scena. Per fortuna c’è stato chi ha tenuto la schiena dritta

Il commento | Un insulto alla libertà di stampa che non condizionerà il nostro lavoro

Dobbiamo ringraziare Maurizio Bonanno, l’unico tra i colleghi presenti a porre il problema. L’unico ad alzarsi in piedi e a prendere le distanze da una scena imbarazzante: un giornalista, che in quel momento rappresentava più testate, messo alla porta. Dobbiamo ringraziare il nostro operatore, Franco Gariano, che in quella stanza s’è intrufolato e quella scena l’ha ripresa… in full hd. È stato grave quanto si è verificato ieri mattina al 501 hotel di Vibo Valentia. Grave che un giornalista – il fatto che fosse uno dei nostri è solo un dettaglio, perché ci saremmo indignati comunque ed in egual misura – fosse stato inserito in una sorta di lista di proscrizione. Grave che il candidato a sindaco Stefano Luciano, che quella conferenza stampa l’aveva convocata per “spiegare la questione” ovvero per presentare liste e linee programmatiche, abbia scaricato sul suo staff (“c’è una mailing list”, come dire “c’è chi è stato invitato e chi no” oppure “c’è chi è gradito e chi no”). Giuseppe Mazzeo, il nostro collega, accompagnato dal nostro operatore, ha saputo che c’era quella conferenza stampa e s’è presentato. Perché non esiste, in un Paese che ha la libertà di stampa nella sua Costituzione, che riconosce ai giornalisti il diritto-dovere di informare e ai cittadini il diritto di essere informati, una “conferenza stampa privata”. Anzi “una conferenza stampa privata di tipo pubblicistico”.

È stato un momento desolante. Riteniamo lo sia stato per tutti coloro i quali in quel momento erano in quella sala del 501. Riteniamo che, colti dall’imbarazzo, molti non avranno avuto la lucidità di prendere subito le distanze da quanto stava accadendo, come ha fatto il collega Bonanno: confidiamo lo facciano a freddo, se non in pubblico, almeno in privato, e non con noi, ché non ne abbiamo bisogno, ma col proprio candidato alla carica di sindaco. D’altronde, a più riprese, sin dalla fine dell’amministrazione Costa (alla quale lo stesso Stefano Luciano ed il suo gruppo hanno partecipato nella stessa misura del senatore Mangialavori, salvo smentire di essere stato presidente del consiglio comunale, di aver avuto i suoi assessori e i suoi consiglieri in maggioranza per lungo tempo), s’è detto che questa città così dolente, Vibo, ultima tra le ultime, e per la quale adesso si annunciano programmi sontuosi, attenzione ed ascolto, ha necessità in primo luogo di recuperare il dialogo con la sua classe dirigente, con chi si candida ad amministrarla e a portarla fuori dal guado. Le premesse, purtroppo, non sono confortanti e questo episodio ne è la plastica prova. “Io non so neppure per quale testata scrive” ha detto il buon Luciano al collega Giuseppe Mazzeo che, oltre a tenere in mano il microfono di LaCTv, per Il Vibonese l’aveva intervistato appena due settimane fa. Cosa aggiungere a quel filmato? Nulla, parla da sé.

Dispiace. Dispiace che il candidato Luciano, anziché scusarsi per l’accaduto, abbia poi inteso divulgare una sorta di lettera aperta lamentando asseriti complotti di carattere politico-editoriale ai suoi danni e provando addirittura a sostenere arditamente la tesi secondo cui il nostro collega sia stato tenuto alla porta perché ritardatario: un’assurdità la cui dimensione è resa dal filmato che abbiamo pubblicato nel nostro tg e sulle nostre testate web. Ognuno ha la sua storia. Stefano Luciano, in questi anni di impegno politico, ha scritto la sua. Oggi sta scrivendo nuove pagine. Ma anche noi, in questi anni, abbiamo costruito la nostra. Fatta di impegno e di sacrifici. C’è chi ha avuto i carabinieri per mesi sotto casa a vigilare che qualcuno non venisse a spararci. C’è chi si è alzato alle tre del mattino per andare a riprendere assassini e manigoldi portati via coi lampeggianti accesi. C’è stato chi il brindisi di Natale l’ha fatto con un paio di proiettili calibro 9 sul tavolo. Chi s’è consumato le scarpe. Chi non deve dire grazie a nessuno. Oggi lavoriamo per un network che continua a crescere e che ci rende orgogliosi di ciò che siamo. In una Calabria, peraltro, nella quale, lo sappiamo bene, il successo spesso è una colpa e rischi di pagarlo a caro prezzo

Quindi, avvocato Luciano, può anche provare a tenerci alla porta. Ma se sappiamo di una conferenza stampa, noi che siamo la stampa, se sappiamo di un evento pubblico, noi che svolgiamo un servizio pubblico, verremo comunque. Non si preoccupi del resto, siamo professionisti. Raccontiamo i fatti, lo faremo con la professionalità che ci ha sempre contraddistinto. Se vuole continuare ad insultare faccia pure. Troverà, come in queste ore, il sostegno di qualcuno tra i giornalisti che ieri, anziché seguire l’esempio di Maurizio Bonanno e Federico Calandra del Quotidiano del Sud, sono rimasti in ossequioso silenzio. Faccia pure, faccia pure. Non ci tange.

*Direttore responsabile LaC Tv

**Condirettore responsabile LaC Tv

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