domenica,Dicembre 22 2024

La “guerra” del fuoco nel Vibonese spiegata da un pompiere: «Mai vista un’estate così»

Estate rovente per chi è impegnato a spegnere gli incendi. Dal 7 agosto ci saranno 16 unità in più a Vibo Marina

La “guerra” del fuoco nel Vibonese spiegata da un pompiere: «Mai vista un’estate così»

«Ciò che fa davvero paura è il vento: se cambia all’improvviso, il fuoco ti può circondare e rischi di non avere scampo». Antonio Gaglioti, caposquadra dei vigili del fuoco di Vibo Valentia, ha sulle spalle 26 anni di esperienza, ma un’estate così infuocata non la ricorda. «Non ci siamo fermati un attimo – spiega -, a volte sopportando turni di 24 ore consecutive per fronte alle emergenze. È stata una guerra». La guerra del fuoco. E non è finita. Davanti c’è ancora l’intero mese di agosto, che promette di essere ardente come non mai.

Nel solo luglio le fiamme hanno divorato nel Vibonese circa 400 ettari di terreno, una superfice pari a più di 570 campi di calcio, per un totale di circa 900 incendi, quasi 300 in più rispetto allo scorso anno. Solo nel triangolo compreso tra Spilinga, Drapia e il bivio per Zungri, sono andati persi 100 ettari di vegetazione.

Un fronte di fumo e fiamme che si è sviluppato a macchia di leopardo, attaccando sia le località della costa che l’entroterra montano. Le maggiori criticità si sono registrate a Capo Vaticano e Nicotera, così come ad Arena, Dasà e Dinami, non tanto per l’intensità degli incendi, quanto per la notevole distanza di questi territori dai due distaccamenti dei vigili del fuoco più vicini, quelli di Vibo città e Vibo porto, mentre il terzo avamposto dei pompieri presente nel Vibonese è a Serra San Bruno, per un totale di circa 160 vigili del fuoco. Ad affiancarli ci sono 177 ausiliari allertati di volta in volta dal comando provinciale in caso di necessità. In prevalenza giovani, che affrontano le fiamme dopo un corso di formazione di 20 giorni. Li chiamano volontari, perché non fanno parte dell’organico e guadagnano appena 8,50 euro l’ora. Ma sono loro che hanno scelto di farlo, rispondendo agli avvisi periodici pubblicati per reclutare nuove braccia, polmoni e gambe. Alcuni, magari dopo anni, diventano poi vigili del fuoco a tutti gli effetti, potendo contare sul 50 per cento dei posti messi a loro disposizione nei concorsi. Intanto scendono sul campo insieme ai colleghi effettivi, in squadre formate da un minimo di 5 unità, cioè 4 vigili e un volontario. A dare una mano ci sono anche gli operatori di Calabria verde, l’azienda regionale che ha assorbito i forestali, che sul territorio vibonese conta circa 35 unità specializzate prevalentemente negli incendi boschivi.

Sembrano tanti uomini per una delle province più piccole d’Italia, ma non è così. Il fuoco è subdolo, ma ancora più pericolosa è la stupidità umana.

«La quasi totalità degli incendi – spiega Gaglioti – sono causati dall’incuria, dalla disattenzione, dalla mancanza di manutenzione dei terreni incolti. Si parla di incendi dolosi pensando chissà a cosa, ma nella maggior parte dei casi chi provoca un incendio non lo fa con fini speculativi, ma semplicemente perché è un’idiota». Eppure basterebbe poco per garantirsi un certo margine di sicurezza, soprattutto con riferimento alle abitazioni. «Mai avere sterpaglie entro 20 metri dalle mura di casa – avverte il vigile del fuoco -. Le ordinanze comunali che impongono la pulizia e la manutenzione dei terreni andrebbero rispettate e fatte rispettare, si eviterebbero così tante situazioni di pericolo».

Sì, perché può far piangere il cuore vedere le fiamme che divorano un bosco o vaste aree di macchia mediterranea, ma è il panico il sentimento dominante quando il fuoco arriva a lambire le case.

«Durante la prima parte di questa estate si sono verificate situazioni davvero difficili, ma ce la siamo sempre cavata riuscendo a domare le fiamme, anche se tornavamo a casa distrutti».  Ora le cose dovrebbero andare meglio, grazie alle 16 unità in più che il 7 agosto arriveranno al distaccamento di Vibo Marina, rinforzi ottenuti dal dirigente Salvatore Tafaro, da circa un anno comandante provinciale dei vigili del fuoco. Non un burocrate, ma un pompiere che nelle situazioni più difficili scende sul campo con i propri uomini. Un approccio molto apprezzato in un ambiente in cui l’esperienza è tutto, perché rappresenta lo strumento più efficace per avere la meglio sulle fiamme. 

Eppure a questo lavoro non ci si abitua mai. «Nella mia carriera ho vissuto momenti bellissimi e momenti atroci, ma i frangenti più difficili da un punto di vista emotivo e psicologico sono quelli legati agli incidenti stradali – conclude Gaglioti -. La vicinanza con l’autostrada ci porta spesso a intervenire in queste circostanze ed è straordinario quando riesci a salvare la vita di qualcuno. Ma quando vedi il corpo di un bambino sbalzato fuori dall’auto o ancora incastrato tra le lamiere, allora il peso che devi portare sul cuore è enorme, anche per un pompiere».

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