giovedì,Aprile 17 2025

«A Vibo comprare l’acqua per lavarsi costa più dell’affitto»: crisi idrica senza fine nel centro storico, la rabbia dei residenti – VIDEO

Lo sfogo di un architetto in pensione che vive nei pressi di piazza San Leoluca: «Una mia vicina pugliese che aveva trovato lavoro qui è scappata da questa città». Poi l’attacco all’Amministrazione comunale: «Dove sono le soluzioni promesse in campagna elettorale?»

Featured Video Play Icon

«La mia vicina di casa, una ragazza pugliese che aveva trovato lavoro a Vibo, è scappata da questa città. Per un anno è stata costretta a farsi portare a casa l’acqua con l’autobotte pagando 76 euro a settimana, più dell’affitto. Alla fine non ce l’ha fatta più ed è tornata in Puglia».
Parte da questo aneddoto Francesco La Bella, architetto in pensione, per descrivere lo sconforto che vive quotidianamente insieme a tutti gli altri residenti del centro storico di Vibo. Ex dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Jonadi, La Bella fa i conti con un’emergenza idrica senza fine alla quale, nonostante le promesse e le rassicurazioni del Comune, per ora non sembra esserci soluzione. «Sono 10 anni che da queste parti l’acqua arriva a singhiozzo e le amministrazioni che si sono succedute non hanno mai preso in seria considerazione il problema», dice stizzito mentre ci indica il vicino serbatoio “Tiro a segno” che dovrebbe fornire sia la zona alta che bassa della città. Francesco è uno dei tanti cittadini esasperati che ha deciso di denunciare pubblicamente il disservizio. Uno sfogo il suo che segue di qualche settimana l’accorato appello della mamma di un bimbo di pochi mesi che ci aveva aperto le porte della sua abitazione per mostrarci il disagio di dovere convivere con bottiglie di acqua per l’igiene quotidiana della sua famiglia.

Leggi anche ⬇️

«Eppure le bollette le paghiamo e pure salate», puntualizza La Bella, che spiega l’immobilismo dell’Amministrazione comunale con un’ipotesi non molto edificante: «Il Comune sta solo aspettando di cedere il servizio ad Arrical, per liberarsi del problema». Nei prossimi mesi, infatti, dovrebbe compiersi il definitivo passaggio di consegne sulla gestione delle reti idriche comunali, che passerà all’azienda unica regionale competente in materia di risorse idriche e rifiuti.

Leggi anche ⬇️

Nel frattempo, i rubinetti continuano a rimanere a secco, tra la rabbia e la rassegnazione dei cittadini. «L’altro giorno è rientrata mia figlia che studia fuori – continua l’architetto in pensione -. Ma a casa non avevamo un goccio d’acqua. Abbiamo pensato di prenotare un B&B, almeno per consentirle di farsi una doccia. Poi mi sono ricordato di un amico che mi ha portato mille litri di acqua che pagherò due volte: la prima spesa per il trasporto, la stessa acqua che mi sarà fatturata dal Comune. È proprio una beffa», dice amareggiato.

La Bella sa bene quali sono i doveri di un Comune alle prese con una crisi idrica. E soprattutto quali sono i diritti dei cittadini, che pagano per un servizio pressoché inesistente. Da capo ufficio tecnico del Comune di Jonadi per oltre trent’anni, si è trovato spesso a dover far fronte alle emergenze idriche: «Quando si verificava un disservizio, intervenivamo tempestivamente e nel frattempo rifornivamo le case con le autobotti al fine di limitare i disagi».
Sono le 4 del pomeriggio, entriamo in casa dell’architetto. Apre il rubinetto ma non sgorga nulla. Neppure un goccio d’acqua. «È così da venerdì», precisa. «Di solito ci accontentavamo di un’ora di acqua al giorno, ora neppure questo…».

Tra le prime cause dell’emergenza idrica c’è la rete idrica fatiscente, «basti pensare che il 70% si disperde nelle tubature», chiosa. «C’è una rete colabrodo, lo sappiamo bene, ma non è un nostro problema, bensì dell’amministrazione che deve affrontare e risolvere la questione. In campagna elettorale promettevano soluzioni veloci e invece niente…».

Articoli correlati

top
preload imagepreload image