Dopo un’estate da dimenticare imprenditori e associazioni si coalizzano contro il mare verde da Pizzo a Lamezia: «Ora basta, siamo tanti»
Nasce il comitato contro l'inquinamento che riunisce esercenti, attivisti e cittadini esasperati da una situazione che rischia di compromettere ogni aspetttiva di crescita: «Pretendiamo risposte risolutive dalla Regione»
Preoccupazione, rabbia, interrogativi ma anche determinazione e proposte: c’è stato un po’ di tutto questo nell’incontro che ieri pomeriggio, all’interno degli spazi dell’Istituto Nautico di Pizzo, ha visto nascere il comitato “Difendiamo il mare”. Protagonisti del dibattito aperto al pubblico imprenditori di strutture turistiche, della ristorazione e di stabilimenti balneari che gravitano sul tratto di costa compresa tra Lamezia Terme e Pizzo Calabro, e che hanno deciso di scendere in campo uniti contro il mare sporco e caratterizzato da acque verdi.
«Visto che la situazione del mare diventa sempre più critica, abbiamo deciso di portare avanti questa battaglia e di farlo tutti assieme – ha spiegato Anna Rosa, portavoce di Uniti per il golfo e referente del nuovo comitato -. È un progetto che deve vedere l’interesse da parte delle istituzioni e soprattutto della politica, che deve farsi realmente avanti con interventi forti, mirati, strutturali e con una seria programmazione».
In rappresentanza degli imprenditori, a prendere la parola nel corso del dibattito – molto partecipato anche da semplici cittadini oltre che dal sindaco di Pizzo, Sergio Pititto – è stato Alfonso Maiolo, presidente del comitato Piccola Industria Vibo: «Nei mesi scorsi il direttore di un grosso villaggio turistico a Pizzo mi raccontava di come alcune famiglie, vedendo lo stato del mare, non hanno inteso continuare la propria vacanza in Calabria, dove sarebbero dovuti restare un’altra settimana e anzi hanno chiesto di essere rimborsati» ha raccontato Maiolo.
Disdette, lamentele continue dei turisti e ancor più dei residenti, insomma una problematica davvero non più trascurabile. «Purtroppo – ha aggiunto Maiolo – è una pessima pubblicità che poi con i social ormai esplode anche all’estero. E anzi c’era un’altra imprenditrice turistica che mi raccontava di come una cliente tedesca abbia riportato che in Germania stia circolando la voce che il mare in Calabria non sia più il bel mare di una volta».
Sul banco degli imputati per il “mare verde” sono finiti anche gli imprenditori agricoli, indicati più volte negli ultimi tempi come tra i principali responsabili, con i loro fertilizzanti, dell’inquinamento marino e dell’anomala colorazione. «Effettivamente se ne sono sentite di tutti i colori – ha lamentato Domenico Basile, imprenditore agricolo e turistico -. L’agricoltura ha avuto un’evoluzione e, ovviamente, l’agricoltura moderna è molto attenta all’impatto ambientale. Gli eccessi non sono più consentiti e ritengo che, particolarmente nella nostra zona, non si possa parlare di inquinamento dovuto all’agricoltura.
La mia idea – ha aggiunto Basile – è che effettivamente c’è una proliferazione di microalghe, almeno così mi è stato detto, perché ci sono delle sostanze che effettivamente le fanno proliferare. Possono essere dei fosfati, così come delle altre sostanze la cui provenienza è quella che noi vorremmo che le istituzioni deputate al controllo andassero a verificare».
Come si muoverà allora adesso il comitato appena nato? «Il primo passo – conclude la referente Anna Rosa – dovrà concretizzarsi in un’interlocuzione con la Regione, con cui bisognerà mettere sul tavolo tutte le problematiche legate a questa situazione e per questo questo tratto di spiaggia, in modo da farlo rientrare non tanto nella programmazione che evidentemente la Regione ha già fatto, ma di considerarlo in stato di emergenza, quindi utilizzando tutte le possibili risorse per risolvere una volta per tutte un problema che sta minacciando seriamente il nostro territorio e la nostra economia».