Colture danneggiate dai cinghiali, la Cia vicina agli agricoltori di Maierato
L’organizzazione aderisce alla manifestazione di protesta indetta per il prossimo 12 dicembre alla cittadella regionale. Ferma condanna verso l’introduzione a scopo venatorio dell’animale
La Cia – Agricoltori Italiani Calabria Sud (che opera nei territori di Reggio Calabria e Vibo Valentia) comunica la propria adesione alla manifestazione di protesta per i danni cagionati dai cinghiali alle colture agricole che il Comitato per la Difesa dell’Agricoltura di Maierato ha indetto per il 12 dicembre alla cittadella regionale, sede della Regione Calabria.
La stessa organizzazione, si legge in una nota, «condividendo appieno le motivazioni che hanno portato il comitato di agricoltori ad indire una manifestazione di piazza, ricorda che da anni chiede ai vari livelli istituzionali interventi atti a fermare i danni da fauna selvatica. Ad oggi, purtroppo, dobbiamo constatare che nessun provvedimento concreto teso a contrastare in modo efficace la presenza di questi ungulati sul territorio è stato emanato. Danni che, ormai da tempo, sono divenuti insostenibili per i nostri territori e per la nostra agricoltura».
La situazione, spiega ancora la Cia, «è grave, insostenibile e non governata, si registrano incidenti ogni giorno. Sono anni che denunciamo ciò che si sta puntualmente verificando, ma il fenomeno è stato sottovalutato dalle istituzioni. Anni in cui sono stati convocati più volte tavoli e riunioni promettendo sempre interventi, anche straordinari, che puntualmente non sono mai arrivati. Al di là di tutti i “piani” e le azioni che verranno programmate per il prossimo futuro, c’è bisogno di un intervento immediato».
La Cia affronta anche l’aspetto legato alla caccia. «Bisogna tener presente – scrive l’organizzazione – che i bisogni degli agricoltori e dei cittadini non sono sempre coincidenti con quelli del mondo venatorio. I due interessi vanno tenuti separati e distinti. Infatti, è impensabile affidare il “governo” di una situazione così complessa ai soli cacciatori. Negli anni le Province, al fine di soddisfare le richieste provenienti dal mondo venatorio, hanno prodotto ripetute campagne di immissioni e ripopolamenti, in particolare cinghiali di specie alloctone, aventi dimensioni e prolificità elevate. Ciò è avvenuto senza alcun piano di contenimento, in territori dove il cinghiale non è mai esistito, con una gestione assente o totalmente inefficace, mettendo così in ginocchio le aziende agricole. Se oggi siamo costretti a parlare di emergenza significa che la gestione ed il sistema di caccia finora attuati sono stati inefficaci, hanno fallito! Bisogna avere il coraggio di apportare delle sostanziali modifiche all’attuale sistema di caccia. Urge un drastico intervento di eradicazione totale della specie nelle zone a vocazione agricola. La Regione deve mettere in campo interventi adeguati di abbattimento selettivo e contenimento finalizzati all’effettivo controllo della massiccia presenza delle specie alloctone e invasive degli ungulati affidando gli abbattimenti alle Forze di Polizia (Corpo Forestale dello Stato, Carabinieri, Polizia di Stato, Polizia Municipale, ecc.) ed autorizzando l’autodifesa degli agricoltori nei propri fondi durante tutto l’anno».
Altro “capitolo” dolente è «quello del risarcimento dei danni arrecati alle colture. Il risarcimento economico non può essere considerato la soluzione sufficiente a compensare il mancato raccolto, frutto del proprio lavoro. Il fondo previsto dall’apposita legge regionale è esiguo ed insufficiente. La situazione dei risarcimenti ad oggi è insostenibile, l’articolo 26 comma 3 della legge 157/92 prevede 180 giorni dall’accertamento del danno per erogare il risarcimento, in Calabria ad oggi ancora non sono stati indennizzati i danni accertati degli anni 2011-2012- 2013-2014-2015 e 2016».