Colorazioni anomale del mare, Paolillo: «Colpa delle alghe causate dall’inquinamento» – Video
L’esponente del Wwf a seguito delle numerose segnalazioni da parte dei bagnanti: «Ci vorranno anni per riparare i danni causati da decenni di oltraggio al nostro mare»
In merito alle colorazioni anomale del mare interviene Pino Paolillo, naturalista ed esponente del Wwf. «Sono passati un bel po’ di anni da quando l’allora assessore all’ambiente di Pizzo, Holmo Marino, poi prematuramente scomparso, mi chiamò per sapere dello strano colore assunto dal mare in quei primi giorni di luglio particolarmente caldi. Il termine “eutrofizzazione” mi era noto solo per averlo studiato sui testi di ecologia, o per il vago ricordo del fenomeno delle mucillagini e delle morie di pesci che negli ’70 avevano interessato la costa romagnola, ma adesso le condizioni per una constatazione “de visu” del fenomeno anche da noi, c’erano tutte. [Continua in basso]
Reflui fognari scaricati in mare per anni a causa di depuratori o pompe poco o punto funzionanti, condotte sottomarine rotte, paesi dell’interno che riversano nei fiumi, e da questi in mare, le loro fogne, fanghi di depurazione scaricati impunemente , una cementificazione della costa che aveva fatto aumentare a dismisura le presenze estive, gli scarichi abusivi delle seconde case, i fertilizzanti usati in agricoltura e convogliati in mare attraverso il dilavamento delle piogge invernali: fattori che, tutti insieme, avevano riempito le acque del Golfo di sostanze come ammoniaca e nitrati (li produciamo noi quando andiamo in bagno…) e soprattutto di fosfati (sempre noi quando usiamo i detersivi). Sostanze, sali minerali, che si comportano in mare come i concimi dei contadini per aumentare la produttività del terreno. Quelle sostanze, in pratica, è come se avessero fertilizzato le acque, con la differenza che, invece di far crescere di più pomodori e melanzane, nel mare fanno aumentare altre “piante” (in quanto fanno la fotosintesi): alghe formate da una sola cellula, talmente piccole (dell’ordine di millesimi di millimetro) che si vedono solo al microscopio e che, nel loro insieme fanno parte del cosiddetto fitoplancton.
«Riassumendo: quando il mare è calmo e la temperatura raggiunge determinati valori (come in piena estate), data l’alta concentrazione di sali minerali che fanno da nutrienti, si verifica il fenomeno a cui stiamo assistendo in questi giorni e che prende il nome di “eutrofizzazione” (dal greco: ben nutrito). Le alghe microscopiche si riproducono a dismisura (in un litro di acqua se ne possono contare anche milioni) e, a seconda della specie prevalente, a cui in laboratorio si dà “nome e cognome”, cioè genere e specie (di solito del gruppo delle Dinoficee o Dinoflagellati), il loro pigmento fa assumere al mare quella particolare colorazione rossastra o brunastra che suscita l’indignazione dei bagnanti. [Continua in basso]
Da allora il fenomeno si è ripetuto puntualmente e, ahimè, si ripresenterà ancora per molti anni, considerato che molte di quelle alghe fitoplanctoniche formano delle resistenti “cisti” che in forti concentrazioni possono fungere da serbatoio, da vere “banche” per innescare di anno in anno lo stesso “bloom”, o fioritura algale osservato in questi giorni. Quindi l’eutrofizzazione e la colorazione anomala del mare provocata dalle alghe, non sono la negazione dell’inquinamento da scarichi urbani e fertilizzanti, bensì una diretta conseguenza.
Senz’altro lodevoli e opportune le iniziative adottate a vari livelli, da quello delle Procure della Repubblica e delle Forze dell’Ordine a quello Regionale, per accertare le fonti di inquinamento, sequestrare i depuratori non in regola, denunciare le situazioni di diffusa illegalità, dotare i comuni di depuratori e pompe di sollevamento efficienti, ma nessuno si illuda che il problema si possa risolvere in poco tempo. Ci vorranno anni e anni per riparare i danni causati da decenni di oltraggio al nostro mare e di negazione del problema da parte di troppi soggetti, per cui bisogna armarsi di pazienza e perseveranza, cercando di ridurre di anno in anno, attraverso monitoraggi e controlli continui, sia d’estate che d’inverno, l’input di liquami in mare con l’obiettivo di renderlo sempre meno eutrofico, cioè meno “nutrito” e limitare così la crescita demografica delle alghe e la loro produttività. [Continua in basso]
Infine, per rispondere a una domanda che, legittimamente, si pongono in molti, è utile precisare che, per quanto riguarda la qualità delle acque di balneazione, gli unici parametri individuati dalla legge sono i batteri intestinali (Escherichia coli e gli enterococchi), i quali, se presenti in concentrazioni superiori ai limiti stabiliti per decreto, impongono il divieto di balneazione in quanto indicano una contaminazione fecale, e quindi, teoricamente la presenza di fioriture algali non costituisce di per sé un pericolo per la balneazione (purché uno trovi la voglia di tuffarsi in una mare colorato). Infatti, nel caso delle alghe del fitoplancton, oltre ad alcune specie potenzialmente tossiche per ingestione di molluschi bivalvi e successive sindromi diarroiche (D.S.P . Diarrhetic Shellfish Poisoning) , peraltro rare in Italia, la sorvegliata speciale rimane Ostreopsis ovata , segnalata anche in Calabria dal 2005. Si tratta di un’alga di origine tropicale, ma insediata ormai lungo le coste italiane, a partire da quelle toscane, che per legge deve essere monitorata dalle Agenzie Regionali per l’ambiente per gli effetti tossici che ha causato (i primi casi a Genova sempre nel 2005). Trattandosi di un’alga bentonica, che vive perciò su un substrato, in condizioni di mare agitato e di forte vento può essere inalata dai bagnanti con l’aerosol e provocare una sindrome di tipo influenzale che però si risolve nell’arco delle 24-48 ore.
Naturalmente nelle acque di scarico sono presenti anche altri batteri, virus, funghi e protozoi potenzialmente patogeni, che però hanno vita breve, visto il grande potere depurativo (ph e salinità) dell’acqua di mare. Discorso a parte per i funghi (miceti) che possono provocare fastidiose infezioni (micosi) a livello della pelle. Evitabili se si osservano alcune semplici norme igieniche, come farsi la doccia dopo il bagno, usare teli spugna personali sempre puliti su sedie a sdraio e sulla sabbia, evitare di stare a piedi nudi nelle docce pubbliche o di stare seduti sul bagnasciuga. Raccomandazione, quest’ultima, particolare per i bambini e per le signore /signorine che usano i ridottissimi costumi. Apprezzati non solo dal genere maschile, ma anche dai poco simpatici miceti».