Pizzo, alla vigilia del voto Paolillo (Wwf) suona la sveglia: «Ecco cosa deve fare chi diventa sindaco»
Il noto ambientalista vibonese elenca una serie di priorità: dagli scarichi fognari che finiscono in mare alla tutela del verde. «Basta chiacchiere»
Pino Paolillo, naturalista e responsabile settore conservazione Wwf Vibo Valentia/Vallata dello Stilaro torna sui temi ambientali elencando una serie di priorità che il nuovo sindaco di Pizzo dovrà affrontare. «Neanche il tempo di fare eleggere la nuova giunta comunale, quella che, come negli auspici e nelle promesse elettorali, dovrebbe imprimere una svolta nella gestione del territorio pizzitano, privilegiando gli interventi per la tutela del paesaggio e del mare, ed ecco che alcune delle emergenze ambientali che avevo individuato e sottoposto tempo fa all’attenzione dei candidati, sono già state affrontate, alleggerendo così il lavoro della prossima amministrazione. [Continua in basso]
Sull’inquinamento del mare – prosegue il responsabile settore conservazione Wwf Vibo Valentia/Vallata dello Stilaro – non si contano più infatti gli interventi della Magistratura, delle Forze dell’Ordine, persino dei privati cittadini, i convegni, i dibattiti online sulle fogne che scaricano a mare, sui depuratori fatiscenti, sulle pompe di sollevamento che non funzionano: un vero e proprio risveglio ambientalista che non può che fare piacere e che dovrebbe finalmente far dimenticare i decenni di negazionismo cloacale in un paese nelle cui piazze riecheggiavano, come in un deserto, le grida solitarie di chi minacciava l’economia turistica, fino a ledere il buon nome di Pizzo.
Sì, è vero – scrive Paolillo – alla Seggiola, esattamente come 25 anni fa, scarica ancora la fogna dal costone dell’ex istituto di Ragioneria, e ancora oggi le acque della “darsena” mezza ricoperta di detriti appaiono nere e puzzolenti, mentre da diversi tratti della costa girano foto e video di un mare non proprio cristallino, ma che volete? Ci vuole pazienza: rispetto agli anni passati, quanto meno se ne parla, e poi, per mettere le cose a posto, ci vuole tempo, tanto tempo, e denaro, tanto denaro. Altro che gli ormai famosi cinquecentomila euro che aspettiamo da anni e che a Roma chiamano bruscolini. Quindi, considerata l’esplosione anticipata della canicola: per quest’anno stessa spiaggia e stesso mare. Per il futuro, chi vivrà, vedrà.
Come alla Marina. Eh sì, perché anche lì si è deciso di mettere mano alla vecchia, cara “Pizzapundi”. Da settimane infatti – continua l’ambientalista – è stata realizzata una pista in terra a ridosso e davanti al molo, con le ruspe in azione per i lavori che, si presume (e mare permettendo), dureranno per tutta o buona parte dell’estate, probabilmente per ricostruire il pezzo crollato e attaccarlo al blocco esistente. Peccato che detti lavori comportino la diffusione dello stesso terreno in mare, trasformando parte dell’antica insenatura in una specie di palude fangosa in cui è difficile fare il bagno. A dire il vero, io che non sono ingegnere, ma che in tanti anni ho visto tanti soldi buttati a mare, avrei desiderato, per come auspicato in tempi non sospetti, un consolidamento esterno con pesanti massi naturali (che avrebbero evitato il crollo del 23 dicembre 2019). Mi dicono però che la chiatta costa troppo (al Ponte di Ferro, evidentemente di meno), che poi arrivano le mareggiate invernali e che dunque bisogna mettersi l’anima in pace e sperare che tutto finisca prima possibile. Chissà perché, ma continuo a domandarmi come mai interventi del genere non vengono adottati in piena stagione balneare, non dico a Capri o a Ischia, ma nelle vicine Tropea o a Scilla. Ah, già: forse perché quelle sono le perle del Tirreno, capitali sacre e intoccabili del turismo, mentre Pizzo è relegata da anni a generale “mangificio”, a patacca da bigiotteria dove si è fatto di tutto e di più, e chi se ne frega».
Quanto alla tutela del verde – prosegue Pino Paolillo – bene ha fatto la terna commissariale, dopo i troppi tagli, a mettere a dimora alberelli, per come suggerito, in alcune zone della città, ma resta il rammarico per il mancato rimboschimento della collinetta del parcheggio “Pitaro”, dove invece sono iniziati i lavori per la “messa in sicurezza” della succitata collina. In sicurezza da che non si è capito, visto che nessun pericoloso macigno incombe minaccioso, né mai si è verificata una frana o uno smottamento. Misteri napitini.
Anche l’appello alla tutela delle spiagge e al contrasto alla cementificazione è stato prontamente recepito: come in località Savelli, dove per “mettere in sicurezza” (ormai è la parola magica) il “lungomare” (?) è già sorto un bel muro a ridosso della spiaggia e va da sé che, se c’è il muro, è difficile che ci costruiscano altro.
Che nessuno però si lamenti delle spiagge sporche da Colamaio in poi: sulle superprotette (si fa per dire) Dune dell’Angitola, le ruspe hanno fatto “pulizia”, magari non facendo troppa distinzione tra copertoni, bottiglie di plastica e gigli di mare, ma, anche qui: non si può volere la botte piena e la moglie ubriaca, perché a usare mani e rastrelli uno si spacca la schiena. Ergo…»
Altra questione riguarda la tutela della vicina pineta, «dove qualcuno – dice Paolillo – ha confuso l’appello a una migliore fruizione del verde con l’appropriazione di quasi 200 alberi, di sicuro più redditizia di una passeggiata o di una corsetta all’ombra dei pini. Forse avrei dovuto spiegarmi meglio, essendo ormai convinto che, in Calabria, l’italiano è una lingua straniera. Come si traduce “non uccidete la bellezza” in pizzitano?».