Santa Maria di Ricadi, condotta di scarico a galla: al via i lavori per interrarla (di nuovo)
Il tubo, che dovrebbe essere sottomarino, continua ad emergere da sabbia e acque. Da domani divieto di balneazione e di accesso al tratto di spiaggia per consentire la realizzazione delle (ennesime) opere. E i soldi pubblici spesi sinora a cosa sono serviti?
La vista che spazia dall’Aspromonte allo Stretto di Messina, fino alla punta di Capo Vaticano. All’orizzonte la Sicilia, l’Etna e le isole Eolie. La sabbia fine e bianca, l’acqua che va dal turchese al blu. A rovinare tanta bellezza però – sulla spiaggia di Santa Maria di Ricadi in località Fortino – ancora lui, di nuovo a galla: il tubo della condotta del depuratore. [Continua in basso]
Non è una novità, si tratta anzi di un problema vecchio e già documentato negli scorsi anni dalla nostra testata. La condotta – che scarica in mare le acque reflue provenienti dall’impianto di Santa Maria di Ricadi, che tratta anche i reflui dei Comuni di Joppolo e Spilinga – dovrebbe essere sottomarina ma così non è nella realtà e periodicamente ecco il tubo riaffiorare dalla sabbia e dalle acque. Un orribile “spettacolo” per una delle spiagge più belle e frequentate del circondario, che fa storcere il naso a turisti e gente del posto.
A breve – come negli anni scorsi, ormai a ridosso dell’inizio della stagione estiva e una volta passati Pasquetta, 25 aprile e primo maggio che pure attirano in località Fortino tantissime persone – partiranno i lavori per tentare di fare fronte a tale scempio. In particolare, si procederà – ancora una volta come da un paio di anni a questa parte – alla «realizzazione di un’opera in massi che stabilizzi la condotta sottomarina venuta “a giorno” per l’effetto erosivo del mare». Così si legge in un’ordinanza del Comune di Ricadi con cui si vieta la balneazione e l’accesso alla spiaggia per un raggio di cento metri intorno alla condotta. Ogni anno, dunque, il Comune di Ricadi continua a spendere soldi pubblici giustificando i lavori con “l’effetto erosivo del mare” che riporta a galla il tubo. Il divieto di balneazione e interdizione alla spiaggia sarà in vigore dalle ore 8.00 del 2 maggio alle ore 8.00 del 18 maggio, per consentire agli operai di realizzare i lavori. Quando quindi in altre località balneari italiane si permette a turisti e residenti di iniziare a godere delle spiagge, a Ricadi si iniziano i lavori per interrare un tubo del depuratore che doveva già essere interrato da anni. Si tratta di un intervento – si sottolinea nell’ordinanza firmata dal responsabile dell’ufficio tecnico comunale, Vincenzo Calzona – «indifferibile e urgente, anche in virtù dell’imminente stagione estiva». Ad aggiudicarsi i lavori per la messa in sicurezza del litorale di Santa Maria, una ditta di Martirano Lombardo (Cz) per un importo totale di 66mila euro. [Continua in basso]
C’è da ripetere che già in passato erano stati effettuati lavori per l’interramento dell’ormai famoso tubo, salvo poi vederlo ricomparire dopo poco tempo. Come previsto in origine, la condotta doveva stare ad una profondità di cinque metri sulla spiaggia e ben ancorata al fondo del mare ed anche qui sotto la sabbia a cinque metri di profondità. Un video girato sott’acqua lo scorso anno ha dimostrato che non è affatto così, con le catene staccate e il tubo che si solleva puntualmente (proprio perchè non interrato a cinque metri di profondità) creando tra l’altro una situazione di potenziale pericolo per bagnanti e imbarcazioni. Lavori fatti male, dunque? Com’è possibile che dal lontano 2016 non si riesce a risolvere il problema? E la Capitaneria, le forze dell’ordine e le varie istituzioni preposte al controllo del territorio ed alla salvaguardia dell’ambiente, dove sono? Dal Comune di Ricadi si continua a parlare nelle annuali ordinanze giustificative dei lavori, di “erosione o mareggiate”. Resta il fatto che si continuano ogni anno a spendere soldi pubblici (quindi di tutti i cittadini) senza addivenire ad una risoluzione definitiva del problema e con lavori che partono puntualmente in ritardo. Sarà ora la volta buona? Ai posteri l’ardua sentenza.