Tegola sul Comune di Vibo: niente Tari dalle imprese, spuntano i privati
Un decreto del Governo prevede la possibilità per le utenze non domestiche di scegliere il libero mercato. Inserita una riduzione della tassa sulla raccolta e smaltimento dei rifiuti. Confindustria Vibo incontra l’amministrazione. Si cerca un accordo
Brutte notizie davvero per i forzieri del Comune di Vibo Valentia che potrebbero di colpo perdere il gettito più significativo per quanto riguarda il pagamento della Tari, la tassa che si versa ogni anno per il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti, provocando di fatto un ulteriore e pesante danno alla già precaria situazione finanziaria dell’Ente. Le imprese presenti nel territorio comunale (piccole o grandi che siano non importa) potrebbero, infatti, avere già scelto di abbandonare definitivamente il servizio pubblico per la raccolta dei rifiuti e deciso di affidarsi al libero mercato.
Tradotto: preferire i privati. A questi, quindi, e non più al Comune capoluogo, le aziende dovrebbero poi versare la Tari, che sarà peraltro ridotta rispetto a quella che si dovrebbe pagare all’ente pubblico. Insomma, una autentica agevolazione prevista dal decreto legislativo numero 166/2020 che si applica alle utenze non domestiche, previa presentazione dell’apposita domanda di fuoriuscita dal Comune di riferimento. La sua scadenza era prevista per il 31 maggio scorso, anche se i benefici per le imprese ricadranno solo a partire da gennaio del prossimo anno. E, quindi, è fortemente probabile che diverse aziende locali abbiano presentato già la domanda di fuoriuscita. A regime, poi, la scelta di optare per la riduzione della Tari, e quindi l’affidamento del servizio in questione ai privati, dovrà essere comunicata entro il 30 giugno di ogni anno, per produrre effetti sempre dal gennaio dell’anno successivo. [Continua in basso]
Il nuovo indirizzo che, come detto, è stato reso operativo dopo il varo del decreto 166/2020 e dalle indicazioni inserite nella circolare del Ministero della Transazione ecologica del 12 aprile scorso, potrebbe inevitabilmente causare un autentico terremoto finanziario per tutti i Comuni ma, soprattutto, per quelli già in forte sofferenza economica. E certamente Palazzo Luigi Razza è tra questi poiché sta uscendo da un primo dissesto finanziario e vive con lo spettro di un secondo. Molte imprese locali quindi, se per beneficiare dello sconto della Tari, avessero già deciso di sfruttare la possibilità di uscire dal servizio pubblico fornito fino a oggi dal Comune capoluogo, potrebbero causare un inquietante buco finanziario nelle entrate di Palazzo Razza difficilmente sanabile in altro modo.
E proprio in virtù di questo nuovo scenario, che coinvolge interessi privati e pubblici, nella sala giunta del Comune si è tenuto pochi giorni fa un incontro tra una delegazione di Confindustria Vibo, guidata dal direttore dell’associazione Anselmo Pungitore, e gli assessori Domenico Francica (Commercio e Attività produttive) e Domenico Primerano (Affari generali e Personale). L’obiettivo dichiarato dalla rappresentanza degli industriali vibonesi è stato quello di poter avviare un dialogo costruttivo con l’amministrazione guidata dal sindaco Maria Limardo per cercare di gestire al meglio questa fase transitoria. Da quanto appreso, inoltre, la delegazione di Confindustria avrebbe chiesto agli assessori presenti di ridurre la percentuale di pagamento della Tari (che si calcola in base ai metri quadri degli immobili di proprietà) per evitare quella che si preannuncia come una vera e propria diaspora delle imprese locali. Il fine ultimo, naturalmente, è quello di fare rientrare le eventuali aziende che avrebbero già scelto la strada dei privati. La riunione, tuttavia, è stata interlocutoria. Le parti coinvolte non sono giunte a una sintesi, tanto meno a un accordo, e, dunque, si sono aggiornate a una nuova riunione che dovrebbe tenersi in futuro.