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Decollo Ter | Estorsione alla Lidl Italia, Franco Ventrici ritenuto colpevole pure in Cassazione

La Suprema Corte ordina invece un nuovo processo d’appello per il broker della cocaina di San Calogero relativamente a due importazioni di droga dal Sud America

Decollo Ter | Estorsione alla Lidl Italia, Franco Ventrici ritenuto colpevole pure in Cassazione

Dovrà essere rifatto il processo d’Appello nato dall’operazione denominata “Decollo Ter” e che vede imputato Francesco Ventrici, 46 anni, di San Calogero, nei cui confronti i giudici di secondo grado il 19 dicembre 2016 avevano dichiarato il non doversi procedere in relazione a due importazioni di cocaina dalla Colombia, ritenute già coperte da un precedente giudicato. E’ quanto deciso dalla sesta sezione penale della Cassazione in accoglimento di un ricorso del sostituto procuratore generale, Maria Giuseppina Fodaroni. La Suprema Corte ha cassato con rinvio la decisione della Corte d’Appello di Catanzaro che dovrà ora celebrare un nuovo processo che sarà affidato ad una diversa sezione della medesima Corte. In particolare, Franco Ventrici sarà nuovamente processato per due importazioni di cocaina dal Sud America al porto di Gioia Tauro per le quali in primo grado a Vibo Valentia era stato condannato il 18 luglio 2014 alla pena di 3 anni e 6 mesi di reclusione,  “in continuazione” ” con altra pena definitiva a 10 anni rimediata per narcotraffico nel primo troncone dell’operazione “Decollo” risalente al 2004. 

Altri 12 anni di reclusione erano stati inflitti in primo grado a Ventrici per due estorsioni alla società di distribuzione “Lidl Italia” alla quale sarebbe stata affiancata, con minacce ed intimidazioni, una società riconducibile al 50% ad Annunziato Mercuri, cognato dello stesso Franco Ventrici, nella distribuzione della merce in tutta la Calabria. Sino al 2009, la Lidl non sarebbe infatti riuscita a trovare in Calabria nessun vettore, neppure sotto scorta, capace di garantire il servizio all’infuori dei mezzi di Ventrici. Per tale ultima contestazione, la Cassazione ha respinto il ricorso dell’imputato, affermando la penale responsabilità di Ventrici con l’esclusione (come già deciso dalla Corte d’Appello) dell’aggravante delle modalità mafiose. Alla luce della decisione, la pena complessiva inflitta a Ventrici dovrà essere rideterminata dopo la nuova pronuncia per la contestazione delle due importazioni di cocaina. In primo grado era stato condannato in totale a 15 anni e 6 mesi di reclusione. 

Francesco Ventrici, alias “Il Gordo” o il “boss della Sbarrera”, già socio del broker della cocaina Vincenzo Barbieri (ucciso a San Calogero nel marzo 2011), è stato condannato in via definitiva al termine della storica operazione “Decollo” (2004) contro il narcotraffico internazionale di cocaina, coordinata dall’allora pm della Dda di Catanzaro, Salvatore Curcio (ora procuratore capo a Lamezia), il quale ha portato a termine e reso possibile nel gennaio 2011 pure l’operazione “Decollo Ter”. Scontata la pena per il primo troncone di “Decollo”, Ventrici si era trasferito nel Bolognese. Proprio a Bologna è stato quindi condannato per intestazione fittizia di beni nel procedimento nato dall’operazione “Golden Jail”, mentre nel gennaio dello scorso anno è stato condannato a 16 anni di reclusione per narcotraffico nell’ambito dell’operazione denominata “Pigna d’Oro”. Il 30 novembre scorso, Franco Ventrici è stato poi condannato a 26 anni di reclusione dal Tribunale di Bologna al termine del processo nato dall’operazione “Due Torri connection”, scattata il 2 agosto del 2011 e che ha fatto luce sul tentativo di importazione in Italia di 1.500 chili di cocaina provenienti dall’Ecuador. Il 12 marzo scorso, infine, per Ventrici – ritenuto uno dei massimi importatori in Europa di cocaina dal Sud America – il pm della Dda di Catanzaro, Camillo Falvo, ha chiesto 16 anni di reclusione al termine della requisitoria del processo in abbreviato nato dall’operazione contro il narcotraffico internazionale denominata “Stammer”. 

In foto dall’alto in basso: il procuratore Salvatore Curcio e gli indagati dell’operazione “Due Torri connection”

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