Impianti da 3000 posti, l’ira di Callipo sulla Lega pallavolo: «Così si taglia fuori il Sud»
Per il patron giallorosso le nuove regole sulla capienza dei palazzetti «sono studiate per escludere dal campionato di Superlega le società più piccole e deboli». Quindi la provocazione: «Fucilateci sul campo da gioco»
La Lega Volley si appresta a varare una serie di regole nuove per l’iscrizione delle società sportive ai futuri campionati. Tra le regole modificate vi è anche quella relativa alla capienza minima degli impianti di gioco, già introdotta di fatto nell’estate 2017, che prevede che i palazzetti abbiano una capienza minima di 3000 posti a sedere e in deroga, solo per alcune società, 2400. Stessa regola per il prossimo campionato 2018-2019. Dopo di che tutte le società si dovranno adeguare alla regola dei 3000 posti.
Sul punto è intervenuto il presidente della Tonno Callipo Calabria Vibo Valentia, Pippo Callipo. E il suo non è un intervento tenero nei confronti della Lega pallavolo di Serie A. «I “maligni” – afferma il patron giallorosso – pensano che la Lega voglia escludere dal campionato di Superlega le società più piccole e deboli da un punto di vista della rappresentatività e che chi propone queste regole voglia che la pallavolo finisca a nord di Roma. Infatti, nel Mezzogiorno d’Italia, per problemi socio-economici esistono pochi palazzetti con capienza di 3000 posti a sedere. Una piccola cittadina come Vibo Valentia che ha un palazzetto molto dignitoso, adeguato con grandi sacrifici a 2500 posti a sedere che ha tutte le autorizzazioni in regola (come forse pochi altri palazzetti hanno) rischia di rimanere tagliata fuori da una regola pensata per favorire le grandi città».
Il disappunto di Callipo riguarda anche «un’altra regola varata che porta a ragionare in questo senso: il rispetto dell’indice di riempimento dei palazzetti a seconda del quale saranno stabilite le dirette televisive delle partite. E’ chiaro quindi che una realtà come la nostra, che conta su un bacino di utenza nettamente inferiore a quello di una grande città del Nord e che è inserita in un contesto economico più povero, è difficile che possa ambire ad una diretta televisiva. Lo schema che viene proposto – spiega il presidente giallorosso – è abbastanza intuibile: si vuole fare della pallavolo uno sport riservato solo alla parte più ricca del Paese e in questo schema società come Vibo sono solo delle “pietre di inciampo” che producono fastidio. A questo punto mi viene da proporre, per quelle società che non raggiungeranno “l’indice di riempimento del palazzetto” che potrebbe essere stabilito dal CdA, la “fucilazione” del presidente e dei dirigenti direttamente sul campo di gioco. Tanto noi siamo abituati… a Pizzo è stato fucilato per futili motivi Gioacchino Murat».
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