La Zes a Vibo Marina, condizione necessaria ma non sufficiente per lo sviluppo
Per la Destra si tratta di una boutade elettorale, mentre la Sinistra attribuisce ad essa una valenza palingenetica. Solo con una combinazione di incentivi fiscali si rischia, tuttavia, di trasformare la “bacchetta magica” in un’arma spuntata
La Zona Economica Speciale (Zes) rappresenta uno strumento attuale e fondamentale per attrarre investimenti a costo zero sul territorio, in quanto permetterebbe di introdurre agevolazioni di carattere fiscale sotto forma di riduzione dell’Ires, dell’Irap nonché dei tributi locali (Imu, Tari) per gli immobili posseduti dalle imprese e utilizzati per attività economiche, nonché riduzione dei contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente. L’equazione “Zes = sviluppo” sembrerebbe l’uovo di Colombo.
Ma la defiscalizzazione fine a se stessa, da sola, in realtà non basta, in quanto rischierebbe di non essere abbastanza attrattiva per i potenziali investitori. Una Zes dovrebbe, quindi, prevedere altro al suo interno, ovvero dovrebbe contenere diversi attrattori all’interno dello stesso contenitore. Nel luglio del 2013 si tenne, a Vibo Marina, un convegno organizzato da Rete Civica sul tema della Zes, ignorato dalla politica con l’unica eccezione di un’ormai attempato ma sempre lucido senatore Antonino Murmura.
In quell’occasione il professor Parbonetti dell’Università di Padova, nella sua relazione, sottolineò come la semplice istituzione di una Zona Franca o di una Zes, da sole, non avrebbero potuto produrre i benefici sperati per il rilancio economico di un’area. Non solo, quindi, defiscalizzazione, ma anche strutture e infrastrutture, adeguamento del porto e del retro-porto, logistica, snellezza amministrativa, dal momento che le imprese che vogliono investire devono avere certezza sui tempi e, perché no, anche attrattori culturali in quanto le Zes, oltre che per le imprese, andrebbero sperimentate anche per cultura e turismo.
C’è bisogno, ad esempio, di un’amministrazione comunale che pianifichi aree e servizi destinati ad una Zes, poi ci vuole una Regione che predisponga tutti i percorsi del caso, da quelli ambientali a quelli urbanistici, ci vogliono parlamentari del territorio (deputati e senatori) che segnalino con forza la proposta al Governo, ci vuole infine un Governo che l’adotti e ne faccia proposta per l’Europa ed europarlamentari che la sostengano e la spingano verso l’approvazione in quanto l’ultima parola spetta alla Commissione Europea.
Per evitare che la bacchetta magica si trasformi in un’arma spuntata occorre, quindi, una progettazione strategica ed efficace che conduca all’affermazione di un nuovo modello di sviluppo, ma occorre muoversi in fretta in quanto la Zona economica speciale rappresenta un’occasione che va sfruttata al massimo, se si vuole provare a creare occasioni di rilancio per il territorio costiero vibonese e dare una boccata di ossigeno a un’economia ormai asfittica.
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