“Diplomificio”, il direttore dell’ufficio scolastico regionale sceglie il silenzio – Video
Nei suoi confronti la Procura di Vibo ipotizza il reato di concorso in corruzione nell’ambito dell’inchiesta “Diacono”
Maria Rita Calvosa, il direttore dell’ufficio scolastico regionale, rimane al suo posto anche dopo l’inchiesta “Diacono”. Indagata a piede libero, nessun provvedimento il Ministero ha preso nei suoi confronti – benchè l’accusa ipotizzi per lei il reato di concorso in corruzione per atti nell’ambito dei doveri d’ufficio – e, visto che il gip non ha disposto alcuna interdizione cautelare, lei continua a lavorare. «Sì – confermano due impiegati dell’Usr di Catanzaro Lido – in questi giorni è venuta, oggi no». Nella sede di lavoro – visto il coinvolgimento della Calvosa in un’inchiesta che ha portato a 10 arresti, 23 indagati in tutto, e diversi dipendenti pubblici sospetti mazzettari – si è alzato un muro di gomma. Diversi funzionari scappano dalle telecamere, insomma si tenta di vivere questo terremoto giudiziario con apparente tranquillità. «Andate a Roma a chiedere al ministro o al sottosegretario», si trincera un usciere. In realtà, secondo quanto scrive la Procura di Vibo, diretta da Camillo Falvo, nella Capitale avrebbero soddisfatto il patto corruttivo che avrebbe legato nella sospetta combutta Maria Rita Calvosa, Maurizio Piscitelli, pezzo grosso del sistema scolastico calabrese – accusato di essere l’artefice di quella slot machine di denaro sporco che era diventata l’accademia di Stefanaconi – e Giovanni Carbone.
Quest’ultimo aspirava a rientrare tra i vincitori di un concorso che aveva proprio Calvosa e Piscitelli tra i commissari, e avrebbe azionato amicizie influenti per garantire, in cambio dell’aiuto, il desiderato trasferimento di lei nella Capitale. Secondo la Procura, dagli uffici romani del ministero sarebbero arrivati alla direttrice segnali che andavano nella direzione sperata. Per quanto riguarda Calvosa, arrivata in Calabria nel settembre del 2018 – nominata dall’allora ministro Bussetti – al telefono non risponde, confermando un silenzio che a questo punto sembra testimoniare la sua voglia di tirare dritto, se non a Roma almeno in Calabria.
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