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‘Ndrangheta: faida di Stefanaconi, altre tre condanne in appello

Sentenza della Corte d’Appello di Catanzaro nel troncone con rito abbreviato annullato con rinvio dalla Cassazione. Fra gli imputati il nuovo pentito Nicola Figliuzzi

‘Ndrangheta: faida di Stefanaconi, altre tre condanne in appello

E’ stata riformata dalla Corte d’Appello di Catanzaro la precedente sentenza di secondo grado annullata con rinvio dalla Cassazione, con la riduzione di pena a 6 anni di reclusione per Nicola Figliuzzi, nuovo collaboratore di giustizia ddi Sant’Angelo di Gerocarne, condannato in primo grado a 7 anni e 4 mesi di carcere in luogo dei precedenti 14 anni. Si tratta del verdetto emesso in un troncone dall’operazione antimafia denominata “Gringia” contro il clan Patania di Stefanaconi, celebrato in primo grado con rito abbreviato.

Queste le altre condanne: 8 anni e 4 mesi di reclusione per Giovanbattista Bartalotta, di Stefanaconi, accusato di concorso nel tentato omicidio di Francesco Calafati (avvocati Francesco Sabatino ed Enzo Galeota); 20 anni di reclusione per Andrea Patania, di Stefanaconi, accusato dell’omicidio di Giuseppe Matina (avvocati Tiziana Barillaro e Gianfranco Giunta). Assolto invece Salvatore Lopreiato, di Stefanaconi (difeso dall’avvocato Carmela Macrì del foro di Palmi) accusato del tentato omicidio di Francesco Calafati (difeso dall’avvocato Marcella Belcastro) e che era stato condannato in primo grado ad 8 anni e 4 mesi.  

Era stata la Cassazione il 14 settembre del 2016 ad annullare con rinvio la precedente sentenza d’appello ordinando un nuovo processo di secondo grado. 

I motivi dell’annullamento con rinvio. Il ricorso di Nicola Figliuzzi era stato accolto dalla Cassazione per quanto riguarda il tentato omicidio di Francesco Calafati per la presenza di un “vizio di motivazione” nella sentenza dei giudici d’appello. Agli atti del fascicolo sono presenti infatti ben due trascrizioni della medesima intercettazione ambientale: in una di esse il trascrittore ha riportato il nome “Cola” (che dovrebbe far riferimento a Figliuzzi) nell’altra il diverso trascrittore non ha ritenuto di trascriverla. Per quanto attiene invece a Giovanbattista Bartalotta (alias “Titta”) e Salvatore Lopreiato sussistevano per la Suprema Corte “innegabili differenze narrative” fra il racconto dei collaboratori Loredana Patania e Daniele Bono in ordine all’opera di pedinamento degli imputati nei confronti di Francesco Calafati, mentre per quanto attiene Andrea Patania “non sussistono riscontri di tipo oggettivo individualizzanti nei suoi confronti”, accusato dell’omicidio di Giuseppe Matina a Stefanaconi, alias “Gringia”, dai collaboratori Daniele Bono e Arben Ibrahimi.

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