Il Tribunale di Vibo assolve medico di famiglia di Pizzo
Era accusato di non aver visitato una paziente poi morta in ospedale dopo il trasferimento a seguito del peggioramento del quadro clinico
Non reggono le accuse nei confronti del dott. Carmelo Zavettieri, medico di famiglia a Pizzo finito sotto processo per il reato di rifiuto dei doveri imposti dalla propria professione. Il Tribunale collegiale di Vibo Valentia, presieduto dal giudice Chiara Sapia, ha infatti assolto il sanitario accogliendo le argomentazioni difensive dell’avvocato Giovanni Marafioti a fronte di una richiesta di condanna a 9 mesi avanzata dalla pubblica accusa e alla quale si era uniformata anche la parte civile rappresentata dal figlio della donna che il medico non aveva visitato e che pochi giorni dopo è deceduta in ospedale. Decesso che non è stato contestato al dott. Zavettieri in quanto assente il nesso di causalità.
Il 14 marzo del 2017 Salvatore La Ferla, un 61enne di Pizzo, si era recato nello studio del dott. Carmelo Zavettieri, quale medico di famiglia, evidenziando lo stato di malessere della madre, pregando quindi il medico di recarsi nell’abitazione per sottoporla a visita. Il professionista aveva fatto sapere che sarebbe passato in mattinata, salvo poi non recarsi. Alle ore 16 il figlio si era così portato nuovamente allo studio medico, riparlando con il medico che, dopo essersi fatto spiegare i sintomi, aveva prescritto alla paziente alcuni farmaci, tra i quali la tachipirina. La donna dopo due giorni è morta in ospedale dove era stata trasferita a seguito del peggioramento del quadro clinico. Da qui la denuncia del figlio della donna con il rinvio a giudizio per il medico arrivato nel 2018 ed ora l’assoluzione del dott. Zavettieri con la formula “perché il fatto non costituisce reato”.
L’avvocato Giovanni Marafioti, nel corso del processo ha ricordato l’esistenza di una specifica norma della convenzione nazionale dei medici di famiglia secondo la quale la visita domiciliare deve essere eseguita nella stessa giornata ove la richiesta pervenga entro alle ore 10, altrimenti va evasa entro le ore 12 del giorno successivo. In più, attingendo ad una sentenza della Cassazione, l’avvocato ha spiegato che l’unico soggetto che può sindacare una situazione d’urgenza è il medico di famiglia.
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