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Comune Vibo: l’Ici di Ugo Bellantoni provoca posizioni contrastanti fra gli uffici

La giunta comunale ricorre in Cassazione con il parere contrario dell'Avvocatura comunale, ma quello favorevole dell’Ufficio Tributi. Per la delibera assenti due assessori

Comune Vibo: l’Ici di Ugo Bellantoni provoca posizioni contrastanti fra gli uffici

Finisce in Cassazione la vertenza che da anni oppone il Comune di Vibo all’ex storico capo ripartizione dei Lavori pubblici Ugo Bellantoni, andato in pensione il 22 novembre del 2001. La giunta comunale di Vibo Valentia, guidata dal sindaco Elio Costa, è stata infatti “costretta” con un’apposita delibera ad affidare l’incarico legale ad un avvocato di fiducia del libero foro, individuato nell’avvocato Pasquale Contartese, per proporre ricorso alla Suprema Corte. “Costretta” perché, come spiegato nella stessa delibera di giunta, all’interno del Comune si sono registrate due posizioni nettamente contrastanti fra l’Avvocatura comunale e l’Ufficio Tributi.

I fatti e la contesa. Nel 2014 la Commissione Tributaria provinciale di Vibo emette una sentenza nei confronti di Ugo Bellantoni avente ad oggetto degli avvisi di accertamento Ici (Imposta comunale sugli immobili) per gli anni di imposta 2008, 2009, 2010 e 2011. L’ex capo della Ripartizione dei Lavori pubblici Ugo Bellantoni – noto ai più anche per essere gran maestro onorario della massoneria del Goi (in foto)fa però ricorso avverso la sentenza della Commissione Tributaria di Vibo e l’8 giugno dello scorso anno la Commissione Tributaria regionale per la Calabria, quarta sezione, con sede a Catanzaro, annulla gli atti impugnati introduttivi del giudizio e quindi quanto deciso dalla Commissione Tributaria di Vibo.

 Il contrasto fra gli uffici del Comune. Il 15 dicembre scorso il funzionario dell’ufficio Tributi del Comune di Vibo, Domenico Mobilio, dichiara che “gli interessi dell’Ente possono essere tutelati con la nomina di un legale per il ricorso in Cassazione” atteso il netto contrasto con precedenti statuizioni sia della Commissione Tributaria Provinciale di Vibo Valentia, sia della stessa Commissione Tributaria Regionale di Catanzaro. A questo punto, però, l’ufficio dell’Avvocatura comunale di palazzo “Luigi Razza”, rappresentato dall’avvocato Maristella Paolì, con nota del 4 gennaio scorso formula un parere in merito alla vicenda. A suo avviso, la sentenza emanata dalla Commissione Tributaria regionale nei confronti di Ugo Bellantoni “non presenta vizi di legittimità tali da proporre ricorso in Cassazione”.

Tutto finito? Non proprio. Con altra nota, lo stesso avvocato Maristella Paolì – come se non bastasse la prima nota in cui esprimeva il proprio parere contrario al ricorso in Cassazione – dichiara di “non poter provvedere a proporre ricorso per Cassazione attesa la situazione derivante dalla partecipazione alle udienze ad al carico di lavoro da evadere per le costituzioni dell’Ente nelle giurisdizioni di merito che rendono gravoso l’adempimento di tale incarico”. 

La decisione della giunta comunale. A questo punto, la giunta comunale guidata dal sindaco, Elio Costa, è “costretta” a prendere una posizione sul da farsi. E così, nelle more dell’approvazione del predisponendo bando per la formazione di un apposito albo di professionisti a cui attingere di volta in volta per la nomina di legali esterni, l’esecutivo delibera di voler esperire ricorso per Cassazione avverso la sentenza n. 1896/17 pronunciata in data 08.06.2017 dalla la Commissione Tributaria Regionale per la Calabria, Sez. IV, affidando il relativo incarico legale all’avvocato Pasquale Contartese del libero foro di Vibo Valentia.

L’assenza del vicesindaco. Alla delibera di giunta su 9 assessori ne sono presenti sette, oltre al sindaco. Ne mancano solo due. Assenti infatti l’assessore ai Lavori pubblici, Lorenzo Lombardo, ed il vicesindaco Raimondo Bellantoni (in foto in basso), stretto congiunto di Ugo Bellantoni. 

Sarà ora la Cassazione a dover decidere su una vicenda che ha finito per innescare un netto contrasto di vedute anche in seno agli uffici del Comune. L’ultima parola spetterà quindi ai giudici della Suprema Corte. 

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