Il testamento spirituale di Pina Romano: «Vado incontro alla beatitudine infinita»
A Mileto una messa in suffragio della missionaria della “Regalità di Cristo” recentemente scomparsa. Monsignor Renzo: «Donna di Dio dedita ai poveri»
La morte della signorina Pina Romano, avvenuta giorni fa a Roma, ha destato grande commozione nell’intera diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea. Del resto, la consacrata laica ha dedicato alla Chiesa e ai bisognosi tutti i suoi 92 anni di vita. I funerali, vista l’emergenza Covid, sono stati celebrati nella Capitale. Subito dopo, però, la sua salma è stata trasportata a Mileto, per essere seppellita nella cappella di famiglia. Nella cittadina normanna, tuttavia, la missionaria della congregazione della “Regalità di Cristo” è stata ricordata con una messa di suffragio presieduta nella “sua” basilica cattedrale dal vescovo Luigi Renzo, alla presenza di alcuni nipoti e di molti fedeli. Al fianco del presule, il vicario generale emerito Domenico Monteleone – amico e stretto collaboratore della signorina Romano nelle varie iniziative benefiche promosse sul territorio – e numerosi altri sacerdoti. «Oggi è un giorno di festa e non di lutto – ha sottolineato nella sua omelia monsignor Renzo – perché Pina è salita in cielo e potrà finalmente godere la visione di colui per cui si è spesa e ha dedicato la vita. La sua è stata un’esistenza straordinaria, tutta dedicata ai poveri e alle fasce disagiate della popolazione. Un esempio per le future generazioni. Nessuno bussava alla sua porta o alle realtà assistenziali da lei dirette senza ricevere aiuto. Ci rimarrà il suo sorriso, la sua signorilità, la dolcezza con cui riusciva ad approcciarsi con le persone, la granitica fede cristiana. Dal cielo, ne siamo sicuri, continuerà a intercedere per noi e per tutti coloro che ne hanno bisogno».
A conclusione della messa il vicario generale Filippo Ramondino ha ricevuto dai nipoti copia del testamento spirituale scritto di proprio pugno da Pina Romano prima della sua morte. Un documento dal cui si evince la straordinarietà di questa donna, in possesso di una fede eroica e della capacità di donarsi agli altri sino allo stremo. Un vero e proprio inno di ringraziamento, il suo, diretto agli amici, ai sacerdoti che l’hanno «aiutata a vivere e ad arricchire la sua fede» e ai cari che hanno riempito la sua vita da singola «donandole sempre il senso gioioso e riposante della famiglia». Ma, soprattutto, al Signore «per l’esistenza che mi ha concesso per realizzare un suo progetto d’amore e di servizio. Esprimo la mia serena disponibilità a lasciare questa vita – si legge – nella consapevolezza di incontrare finalmente Lui, il mio Dio, lo sposo adorabile della mia vita, il mio Diletto, il mio amabile Signore, il mio tutto. Potrò incontrarlo finalmente faccia a faccia, nella visione beatifica del suo Regno, dove tutto e tutti vengono ricapitolati e assorbiti in Lui, in una pienezza di amore e di beatitudine infinita. Questa beatitudine, che cuore e mente umana non possono, sia pure lontanamente, immaginare – si aggiunge – noi creature sulla terra abbiamo la possibilità di intravederla e pregustarla, in lontananza, nel mistero della preghiera e della comunione con Lui, nella gioia della fede, nell’adesione di amore alla sua volontà, nell’abbraccio fiducioso alla sua azione redentrice». Infine, l’augurio a tutti «di vivere sempre in questa atmosfera di fede, che ha il potere di elevare l’esistenza e allargare il cuore alla speranza della vita futura», e l’assicurazione, «fin d’ora, del mio impegno a portare tutti lassù, nel ricordo costante e nella preghiera presso il cuore di Dio, perché tutti siano felici e in pace in questa vita come lo sono stata io».