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Scuole, i “genitori responsabili”: «A Vibo non si può tornare in classe»

Il comitato nato su Facebook ribadisce le proprie convinzioni invitando il sindaco ad adottare un’ordinanza che impedisca la riapertura il 7 gennaio. E rispondono a chi li critica: «Questa è la democrazia»

Scuole, i “genitori responsabili”: «A Vibo non si può tornare in classe»
Da sinistra, i genitori Antonino Pagano, Gianluca Rubino e Adele De Angelis

Pochi argomenti possono essere così divisivi come quello che riguarda la riapertura delle scuole. Nonostante tutti i genitori siano spinti dalla ricerca della soluzione migliore per i propri figli, le posizioni sono diametralmente opposte. Accanto a chi ritiene prioritaria la ripresa della didattica in presenza, c’è invece chi vi si oppone strenuamente, in questo frangente di recrudescenza epidemica. Ad animare il fronte del No nella provincia vibonese è, in particolare, un comitato spontaneo nato da pochi giorni su Facebook: “Genitori responsabili”, questo il nome del gruppo social che già a causa della denominazione scelta si è attirato le critiche di chi si schiera per la riapertura.

«Non siamo noi che stiamo alimentando le polemiche – spiega Gianluca Rubino, uno dei genitori amministratori del gruppo –. Ma siamo in democrazia, e in democrazia deve prevalere il dialogo, non l’arroganza e la presunzione di alcune posizioni che non ammettono idee contrarie. Non siamo aprioristicamente contro l’apertura delle scuole, a patto che avvenga in un contesto di sicurezza, che al momento, secondo i dati sulla diffusione del contagio, non c’è. Non ci sono le condizioni per mandare i nostri figli a scuola, ecco perché chiediamo che il sindaco si adoperi per una nuova ordinanza che disponga uno stop pro tempore, finché non si attenuino i livelli di contagiosità».

Sulla stessa lunghezza d’onda un altro genitore, Antonino Pagano: «Le scuole non sono delle isole ma sono ben contestualizzate nella società, che ora è ferita dal Covid. Il virus non conosce muri né cancelli. I protocolli che ci sono non bastano a proteggere i nostri figli. Lo dimostra il fatto che in ospedale i protocolli vengono applicati da professionisti della salute, ma i contagi continuano a circolare. Siamo consapevoli che la Dad sia un palliativo, ma in una situazione come quella non c’è alternativa». E a chi li rimprovera di essersi autodefiniti, “genitori responsabili”, quasi a tacciare di irresponsabilità chi la pensa diversamente, Pagano replica: «Non ci vogliamo contrapporre a nessuno, il nome del gruppo è nato in un contesto social. La parola “responsabili” è stata adottata per sottolineare che in questa fase, a nostro parere, è necessario attuare il principio della maggiore prudenza possibile».

Se anche la campanella dovesse tornare a suonare dopo il 7 gennaio, c’è chi comunque non manderà i propri figli in classe. Come Adele De Angelis, una mamma convinta che «la scuola debba essere frequentata soltanto in assenza totale di rischi». «Non ho intenzione di mandare mio figlio a scuola anche se dovesse riaprire. A preoccuparmi non è tanto il contagio in sé, ma i limiti di questo territorio soprattutto a livello sanitario».

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