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Addio 2017, ecco perché il 2018 sarà un anno migliore per il Vibonese

Si chiudono dodici difficili mesi anche in provincia di Vibo Valentia. Un territorio scosso da fatti terribili, attraversato da sopraffazione e violenza ed alle prese con atavici ritardi. Ma anche qui, nonostante tutto, resiste la speranza di una nuova stagione. Sette “storie simbolo” ci dicono che “si può fare…”

Addio 2017, ecco perché il 2018 sarà un anno migliore per il Vibonese

L’anno che volge al termine lascia dietro di sé, qui come altrove, una lunga teoria di amarezze, fatti tragici, eventi sconvolgenti. Non è facile raccontare il Vibonese senza cedere, troppo spesso, alla fredda elencazione delle news di cronaca che riempiono quotidianamente le pagine dei giornali on-line e dei quotidiani cartacei. Un “bollettino di guerra” in cui irrompono, giorno dopo giorno, morti violente, incendi dolosi, intimidazioni e avvertimenti, cronache di vicende giudiziarie e gesta di malfattori. Per non parlare, poi, delle aziende che chiudono, del lavoro che non c’è e di quello sfruttato e sottopagato, della povertà che avanza, dei disservizi (quando non degli autentici disastri) che i cittadini vibonesi sono chiamati ad affrontare ogni qual volta hanno a che fare con la sanità pubblica, con gli Enti locali e non, con i trasporti, la viabilità e così via. All’infinito …e poi oltre.

Scavando sotto questa scura coltre, ci sono però delle storie che ci riconciliano con il mondo e con la vita e che, soprattutto, ci fanno comprendere che non tutto è perduto. Che non si deve per forza cedere alla rassegnazione e allo sconforto. Che la speranza di un futuro diverso è ancora viva anche in queste amene e “sfortunate” contrade. E sono quelle storie, piccole o grandi, che sempre più spesso costringono anche chi, come noi, è al costante inseguimento della cronaca e del lato oscuro della società, a vedere il mondo da un’altra prospettiva. E a dargli la dignità di notizia. Come meritano.

Sono storie simbolo, sono storie belle. Magari anche tragiche, ma che certamente lasciano un messaggio di speranza, un anelito di riscatto. Sono storie che possono divenire emblema ed ispirazione per immaginare un futuro migliore. Ne abbiamo raccolte sette. Sette fatti che ci dicono che anche qui, in questa martoriata terra, “si può fare…” 

Cervelli da esportazione. Il premio Nobel per la fisica 2017 va ai tre scienziati statunitensi Weiss, Barish e Thorne “per i contributi decisivi all’osservazione di onde gravitazionali”. Ma il prestigioso riconoscimento porta con sé una firma che riempie d’orgoglio l’intera regione e in particolare la comunità vibonese. A far parte del team c’è anche un ricercatore che ha mosso i suoi primi passi all’ombra del Castello normanno-svevo. Sergio Gaudio, 47 anni, è infatti nato a Vibo Valentia. È lui il simbolo di un’intelligenza nostrana, che ce l’ha fatta, arrivando ai vertici del suo settore e conseguendo un obiettivo di eccezionale portata che lo fa entrare di diritto tra i figli più illustri della città.

Aziende all’avanguardia. Parlano di alta ingegneria applicata all’industria le storie di aziende vibonesi che eccellono nel loro campo, tanto da ricevere commesse internazionali di notevole valore materiale e simbolico. È la notte tra il 3 e il 4 settembre scorso quando da Rombiolo parte un “trasporto eccezionale”: un serbatoio lungo 25 metri del peso di 85 tonnellate, destinato a raggiungere il porto di Vibo Marina due giorni dopo e, da lì, ad imbarcarsi destinazione Siberia. Orgoglio per l’Adm international che l’ha realizzato e che si pone nel novero delle eccellenze dell’industria locale. Al pari di TechEngineering e Itacal, aziende operanti nel capoluogo che hanno realizzato un altro gioiellino: una torcia di 27 metri per le piattaforme di lancio dei razzi spaziali dell’Agenzia spaziale tedesca. Da Vibo alla Germania, un altro vanto delle maestranze e delle teste pensanti di casa nostra. 

Genitori coraggio. Sono Martino Ceravolo e Marzia Luccisano, due genitori accomunati da un tragico destino: perdere i propri figli adolescenti in modo inaccettabile e violento. Il primo, padre di Filippo Ceravolo, 19enne di Soriano ucciso per errore il 25 ottobre del 2012, porta avanti con immutata forza la sua personale battaglia per ottenere giustizia. Le sue parole, i suoi gesti, il suo coraggio hanno ormai da tempo travalicato i confini regionali ed esigono una risposta di verità mai sopita. Marzia è la “madre coraggio” di Francesco Prestia Lamberti. Devastata dal dolore per una perdita assurda e inspiegabile, lancia un appello che come un tuono non può non scuotere le coscienze di chi sa la verità sulla sorte toccata al sedicenne di Mileto, ucciso da un suo coetaneo per futili motivi sul finire del maggio scorso. Sono i genitori di tutte le vittime innocenti di mafia, di tutti i giovani vibonesi inghiottiti dalla lupara bianca. Vite sacrificate sull’altare della guerra che insanguina le nostre strade e che lascia a terra ancora troppe vittime incolpevoli. 

Alfieri del lavoro. Antonio La Rosa è il volto giovanissimo e fresco del talento, della dedizione, delle possibilità di riscatto, individuale e collettivo, della nostra provincia. Un lembo di Meridione che non vuole rassegnarsi alle logiche della sopraffazione e che trova nelle tante piccole grandi storie di successo personale (nello studio, nel lavoro, nello sport, nella vita) l’emblema delle sue potenzialità. E il giovane studente modello di Tropea, insignito quest’anno del titolo di “Alfiere del lavoro” dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha una storia realmente paradigmatica in questo senso. Una storia che dimostra che non tutto è scontato, non tutto è perduto. Che ognuno è l’artefice ultimo del proprio destino.

Guerrieri per la vita. La sua vicenda ha commosso e stupito. La forza e il coraggio con cui Vanessa Gasparro, 31enne di San Gregorio, affronta la sua terribile malattia e rimane tenacemente attaccata alla vita, ha lasciato il segno. Il suo diario affidato alle pagine di un social network, e quelle parole di speranza e resistenza, sono un vero “inno alla vita” che deve far riflettere e interrogare sul valore stesso dell’esistenza. E il messaggio più forte che Vanessa lascia alla fine di ogni suo post, quel “Non arrendetevi mai”, è la frase iconica del 2017, l’esortazione a crederci sempre, finché non è finita. Non solo nella malattia ma anche e soprattutto nella quotidianità.  

Una seconda possibilità. Hana e Benyame sono due fratelli eritrei. Lei con la freschezza dei suoi 17 anni, lui con la vivacità dei suoi 5, hanno attraversato, come tanti, il Mediterraneo a bordo di un barcone. La loro però è una storia a lieto fine. Una storia che ha avuto un suo passaggio fondamentale a Briatico, dove hanno trovato accoglienza e affetto e, soprattutto, dove gli è stata data una seconda possibilità. Hana e Ben sono stati adottati da una famiglia italiana anche per merito di un sistema che, spesso bistrattato, nel Vibonese in questo caso ha funzionato. 

L’abbraccio dello Stato. Un “cacciatore” dei carabinieri abbraccia commosso il tenente colonnello Gianfranco Paglia, costretto su una sedia a rotelle dopo aver perso l’uso delle gambe in missione. È l’immagine simbolo dell’inaugurazione del 14° Battaglione dei carabinieri a Vibo. Una nuova “bandierina” messa dallo Stato in terra di ‘ndrangheta che ci dice come la lotta al potere criminale non debba mai conoscere tentennamenti. Una battaglia, che lo Stato dimostra di voler condurre senza lesinare uomini e mezzi, ma che a poco serve se non supportata dal contributo della cosiddetta “società civile”. «La gente – ama ripetere il prefetto di Vibo Guido Longo – denuncia di più se dall’altro lato trova istituzioni credibili». Ecco, le Istituzioni, forse mai come ora, appaiono credibili. Adesso tocca alla gente. A tutti noi.   

Queste sono solo sette storie. I nostri sette, o poco più, “personaggi dell’anno”. Sette fatti del 2017 che potrebbero essere derubricati a fatti minori rispetto alle grandi dinamiche sociali che attraversano il nostro tempo e il nostro spazio. Ma sono fatti, storie, persone, che hanno in sé la forza dirompente della speranza e della rivoluzione. Ad esse potrebbero aggiungersene a decine, volendo… Esempi positivi, a Vibo e dintorni, non mancano. Nel mondo della cultura, dell’arte, dello sport. Certamente nel mondo del sociale, del volontariato, dell’impegno civico disinteressato, dell’economia, dell’ambiente. Nel turismo poi, vera “industria” del territorio, il fatto che Il New York Times indichi la Calabria tra le mete del 2017 non può che farci ben sperare, visto il forte richiamo che da sempre esercitano le nostre località. E via elencando…  

Da questo breve excursus mancano volutamente “casi” politici. Non perché, a ben guardare, non vi siano anche qui esempi positivi o buone pratiche amministrative. Ma proprio la politica bisogna incalzare affinché si lasci interrogare da queste storie emblematiche, in modo che facciano da sveglia al senso di responsabilità di chi amministra la cosa pubblica. C’è un mondo là fuori: lontano dalle segrete stanze e dagli austeri palazzi. Lontano dall’esercizio del potere fine a sé stesso; dalla ricerca del consenso e dall’ossessione per l’immagine. C’è un mondo là fuori che attende risposte. Che chiede diritti e tutele. O più concretamente strade, sanità, scuole, un ambiente sano, servizi adeguati. Che chiede le basi, le condizioni minime per esprimere al meglio le sue potenzialità. Per divenire quello che già è seppur allo stato poco più che embrionale: una società matura e meritocratica, stanca di farsi sottomettere da arrivisti e faccendieri, mafiosi e prepotenti.

Buon 2018, di speranza e rivoluzione, a tutti i nostri lettori.

Stefano Mandarano, direttore de ilVibonese.it

 

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