A Vibo il Covid lascia i papà fuori dalla sala parto: «Non è giusto, altrove è possibile»
«Non posso lasciare da sola mia moglie nel momento in cui compie il miracolo della vita». È l'accorato appello di un giovane vibonese
Una delle gioie più grandi della vita è quella di mettere al mondo un bambino. Un’esperienza unica anche per i papà che decidono di assistere al parto. Una possibilità che a Vibo Valentia viene però negata. Allo Jazzolino, infatti, a causa delle restrizioni anticovid, le partorienti non possono ricevere assistenza da parte di alcuno. Un impedimento che ha spinto un neo papà a scrivere al dipartimento di prevenzione della Regione Calabria e all’Asp di Vibo Valentia affinché sia rivisto il regolamento.
Il miracolo della vita
«Tra qualche settimana diventerò papà per la prima volta – scrive l’uomo che vuol rimanere anonimo – ma non potrò assistere al parto». Non ha potuto assistere ad alcuna visita di controllo: «Non ho potuto vivere l’emozione di sentire per la prima volta il cuoricino che batte». In base alla direttiva del 7 aprile 2020, il partner che sceglie di accompagnare la nascita del proprio figlio o figlia, deve essere allontanato durante il travaglio. Eppure alcune Asp calabresi, come Reggio Calabria e Cosenza, hanno riaperto alla possibilità di assistere al parto. Non all’ospedale di Vibo Valentia. «Possibile mai – si domanda – che nella provincia di Vibo Valentia si debba essere sempre un passo indietro rispetto al resto di Italia?».
Diventare mamma in solitudine
Sua moglie, in questo difficile momento di emergenza sanitaria, diventerà mamma in solitudine. Senza il papà, costretto, suo malgrado, a rimanere fuori dalla struttura. «Per molte future mamme il pensiero di partorire senza il padre del bambino o senza quella figura che fino a quel momento ha condiviso l’intera gravidanza, spaventa forse anche più del parto stesso». Un pensiero che a parere del futuro papà «oscura la serenità con la quale la donna dovrebbe cercare di arrivare a quel momento così delicato».
L’Oms: «Diritto delle donne a vivere un’esperienza positiva»
Tuttavia l’Organizzazione mondiale della salute e l’Istituto superiore della sanità si sono già espressi affinché «tutte le donne, a prescindere dalla positività a COVID-19, abbiano il diritto di partorire in sicurezza e di vivere un’esperienza positiva». Tra le raccomandazioni specificano «il diritto della partoriente ad avere una persona di fiducia al loro fianco, che possa sostenerla durante le fasi di travaglio e del parto». Uno sfogo racchiuso in una lunga lettera inviata alla posta della nostra redazione. Si conclude con un accorato appello: «Aiutatemi a diventare papà, altrimenti saremo costretti a rivolgerci a una clinica privata, o ad un ospedale pubblico fuori provincia. Non intendo lasciare da sola mia moglie nel momento in cui compie il miracolo della vita».